FRAMMENTI DI RIFLESSIONI
del Prof. Avv. Pietrangelo Jaricci
Giustizia amministrativa
Il Gestore dei servizi energetici (GSE) è persona giuridica di diritto privato, essendo stato costituito nelle forme della società per azioni. Tuttavia, il GSE rientra nel novero dei soggetti privati svolgenti pubbliche funzioni essendo stato investito dalla legge di funzioni di natura pubblicistica.
Hanno natura provvedimentale soltanto gli atti con cui il GSE accerta il mancato assolvimento, da parte degli importatori o produttori di energia da fonte non rinnovabile, dell’obbligo di cui all’art. 11 del d.lgs. n. 79 del 1999. Salvo il legittimo esercizio, ricorrendone i presupposti, dell’autotutela amministrativa, tali atti diventano pertanto definitivi ove non impugnati nei termini decadenziali di legge.
Deve, invece, riconnettersi natura non provvedimentale agli atti con cui il GSE accerta in positivo l’avvenuto puntuale adempimento del suddetto obbligo da parte degli operatori economici di settore (Cons. Stato, Ad. Plen., 3 settembre 2019, n. 09/2019, con commento di Licia Grassucci, “L’Adunanza plenaria si pronuncia sulla natura provvedimentale degli atti del Gestore dei Servizi Energetici”, in www.italiappalti.it, 20 settembre 2019).
Lo spazio politico non c’è più
“A inseguire lo sgangherato svolgersi degli avvenimenti sulla odierna scena politica, a farne la cronaca o a cercare di spiegarseli uno dopo l’altro, si rischia di smarrire il loro senso complessivo… Lo spazio politico si forma e deforma sulla spinta di personalità emergenti, finalità occasionali, sondaggi, ovvero in condizioni tali da rendere fisiologicamente impossibile qualsiasi seria prospettiva di riforma a medio-lungo raggio. I partiti diventano movimenti ondivaghi, le intese di governo contratti privati… L’occasionalismo regna sovrano” (Massimo Cacciari, ”Caro Zingaretti, è scaduto anche il tuo yogurt”, L’Espresso, n. 40/2019, 20 s.).
Storia reazionaria del calcio
Massimo Fini e Giancarlo Padovan sono gli autori della “Storia reazionaria del calcio”, con postfazione di Antonio Padellaro (Venezia, 2019), che esaminano i cambiamenti della società vissuti attraverso il mondo del pallone.
Nella prefazione viene spiegato che si parla di storia “reazionaria” nel “convincimento che il passato, calcistico e sociale, sia più avvincente del presente, anche se meno preciso dal punto di vista tecnologico, ma proprio per questo più affascinante perché imprevedibile”.
Anche per chi scrive, “ragazzino degli anni Cinquanta”, esistevano solo il calcio e il ciclismo, “i due grandi sport nazional popolari”, ma il calcio, parafrasando Arrigo Sacchi, era e rimane la cosa più importante tra le cose meno importanti.
Un caro zio, che portava il nome di mio padre ed esercitava, al pari di quest’ultimo, la professione di avvocato, volle condurmi ad assistere ad un incontro di calcio che contrapponeva la Roma al grande Torino: incontro che si disputava nel vecchio Stadio nazionale, poi denominato “Torino” in memoria dei campioni granata tragicamente scomparsi a Superga. L’esito dell’incontro fu decisamente disastroso per la Roma sconfitta per 7 – 1, nonostante l’iniziale goal messo a segno dall’indimenticabile Amadei.
Ma da quel giorno fui ancor più affascinato dal gioco del calcio e dalla Roma, squadra alla quale sono sempre rimasto legato da un amore sconfinato ed esclusivo. E ancora oggi nulla è mutato, anche se stiamo purtroppo tornando ai tempi non esaltanti della “Rometta”!
Ma come avvertito nel risguardo della pagina di copertina, il libro dovrebbe appagare anche le curiosità e le rivalità, che del calcio sono l’anima, dei tifosi oltre che di coloro che lo guardano da più lontano. Si tratta insomma di un libro per tutti e non solo per addetti ai lavori.
Trecce al vento
L’improvviso, generalizzato fervore ambientalistico non convince più di tanto.
I problemi non si risolvono di certo con oceaniche radunate studentesche, non si sa bene da chi pilotate, con relativi interessi sottesi ancora da individuare.
Il Crocifisso non si discute
Il Crocifisso, oltre un profondo valore religioso, riveste un indubbio significato simbolico, storico e culturale.
Possiamo al massimo concedere, a chi lo richiede, una porzione di “tortellini dell’accoglienza”.
Al voto! Al voto!
A breve assisteremo, forse e senza forse, a manifestazioni scolastiche per reclamare la partecipazione al voto dei sedicenni.
Naturalmente, con assenze giustificate per i manifestanti.