Una favola del XXI° secolo. raccontata da un teleutente a Domenico Giglio
di un teleutente
Le favole e chi le racconta esistono ancora ed iniziano sempre con un “C’era una volta un RE”. In questo caso il Re è Vittorio Emanuele III e la favola raccontata alla televisione da un famoso giornalista, in un programma dedicato alla storia dice che questo Re (è lui il “cattivo” della favola, ma il “buono” chi è ?), prima dell’8 settembre 1943, invece di preoccuparsi di dare istruzioni al suo esercito (ma spettava a Lui o ad i Ministri competenti?), si preoccupò di riempire 40 (ripeto quaranta) vagoni merci, con le più svariate mercanzie, mobilio, opere d’arte, per spedirli e nasconderli nel paese dei balocchi. Il favolista ha mai valutato la lunghezza di un treno di 40 vagoni? Ne ha visto passare uno analogo? Ha mai pensato al tempo necessario per caricarli? Ed in quale stazione è avvenuto il carico? A Roma dove il 19 luglio e poi il 13 agosto 1943 erano state bombardate proprio le stazioni? E da dove proveniva il materiale? E tutto questo in silenzio, senza che nessuno si accorgesse di nulla? E dove potevano essere diretti e scaricati, mentre era in corso una guerra e le ferrovie erano giornalmente bombardate?
A questo punto un ascoltatore della favola chiede al favolista dove poter leggere per intero questa fiaba, ma non ha risposta, insiste per sapere da dove è stato preso lo spunto, ma non ha risposta. Possiamo ancora credere alle favole? Qualche altro ascoltatore è stato più fortunato e sa dirmi dove il favolista ha trovato gli elementi di questo racconto e come sia finito, con il ritorno (come e quando?), di questi vagoni dopo di che tutti vissero felici e contenti che è la classica chiusura di tutte la fiabe.
La morale della favola qual è: finito lo scherzo e l’ironia, quanto sopra esposto è di una estrema gravità in quanto milioni di telespettatori, data l’autorevolezza del favolista, riterranno l’evento effettivamente accaduto e trarranno motivi per un giudizio negativo sul personaggio citato, che essendo mancato settantadue anni or sono non può rispondere, né possono rispondere chi era al suo fianco ed avrebbe predisposto questo trasloco verso il nulla, perché che senso avrebbe avuto trasferire il tutto non certo verso il Meridione dove era in corso la guerra, ma verso il Piemonte, regione originaria della famiglia del protagonista, ma dove? E quanto tempo sarebbe stato necessario a scaricare i quaranta vagoni, senza che nessuno se ne accorgesse? O forse tenerli per mesi e mesi su un binario morto, protetti e salvaguardati da chi? Ancor meglio in Svizzera?
Nelle favole antiche c’era sempre una buona fata che provvedeva a salvare il protagonista, magari nascondendolo in una nuvola che copriva il tutto, ma in una favola moderna non vedo chi potesse essere questa fata. Vorrei una risposta dal favolista.
6 dicembre 2019