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La difficile scelta del nuovo Garante dell’infanzia e dell’adolescenza tra candidati arcobaleno, cattolici e liberali

di Salvatore Sfrecola

È dal 28 aprile, da quando è terminato il mandato di Filomena Albano, magistrato, che sul tavolo dei Presidenti di Camera e Senato è la questione spinosa della nomina del nuovo Garante per l’infanzia e l’adolescenza, previsto dall’articolo 2 della legge 12 luglio 2011, n. 112, dopo che nel 1991 l’Italia aveva ratificato la Convenzione di New York del 1989 sui diritti del fanciullo. Una scelta difficile tra i numerosi candidati che hanno effettuato una “manifestazione d’interesse” per l’incarico di cui poco l’opinione pubblica sente dire, nonostante la ricorrente attenzione della stampa per episodi di malagestione delle situazioni nelle quali sono coinvolti minori e le loro famiglie.

L’Ufficio è stato istituito nell’ottica di tutelare e promuovere i diritti delle persone di minore età, proclamati a livello internazionale. Numerose le competenze: ascolto e partecipazione, promozione e sensibilizzazione, collaborazione, elaborazione di proposte, pareri e raccomandazioni. L’Autorità agisce innanzitutto per assicurare la conoscenza da parte dei bambini e dei ragazzi dei propri diritti e la consapevolezza di esserne titolari. Collabora con le reti internazionali dei garanti delle persone di minore età, con i garanti regionali e delle province autonome, con le organizzazioni e gli istituti internazionali di tutela e di promozione dei diritti dei minorenni e le organizzazioni no profit. In uno spirito di leale collaborazione, l’Autorità segnala al Governo, alle Regioni o agli enti interessati, in relazione alle rispettive competenze, le iniziative opportune per assicurare la piena promozione e tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

Una navigazione difficile in un settore fortemente condizionato dalle ideologie, come se i bambini fossero di destra o di sinistra, laici o cattolici. E questo ha reso difficile il lavoro del Garante uscente, con pochi collaboratori ed in un contesto, quello di Palazzo Chigi, fortemente condizionato dalle lobbies arcobaleno e dintorni.

La scelta spetta ai Presidenti di Camera e Senato, “d’intesa” tra loro. Ed è stato difficile finora attuare la scelta, considerato che Roberto Fico e Maria Elisabetta Casellati sono su fronti culturali e valoriali opposti, arcobaleno il primo, liberale e cattolico la seconda. Molte le candidature. Tra i più noti, Ernesto Caffo, di Telefono Azzurro, l’ex senatrice Anna Maria Serafini, moglie di Pietro Fassino, Simonetta Matone, assidua di Porta a Porta di Bruno Vespa e di altre trasmissione televisive, Maria Monteleone, Procuratore aggiunto di Roma, Paola Maria Zerman, avvocato dello Stato e già vice commissario del Governo per le politiche antidroga, che a Palazzo Chigi, al tempo del Governo Berlusconi, ha coordinato un folto Gruppo di lavoro che ha redatto uno Statuto dei diritti della Famiglia che aveva individuato soluzioni originali per molti problemi delle coppie e dei loro figli. La Zerman, che era stata anche consigliere giuridico del Ministro Letizia Moratti e che ancora oggi si occupa di scuola, ha dalla sua la conoscenza della pubblica amministrazione e dei rapporti stato-regioni attraverso le cui procedure molte delle attività del Garante devono essere sviluppate.

C’è, o c’era, perché secondo alcuni la candidatura avrebbe perduto consistenza, Gianluigi De Palo, Presidente del Forum delle Famiglie,Assessore alla Famiglia a Roma con Alemanno, vicino al Cardinale Gualtiero Bassetti, che guida la Conferenza Episcopale Italiana. C’è Valerio Neri, ex Direttore Generale di Save the Children, sponsorizzato Spadafora. È chiara la sponda.

Candidature “blindate” e non tra le quali Fico e la Casellati devono scegliere, sperando che non siano indotti a pensare troppo alle rispettive ideologie politiche quanto agli interessi dei fanciulli e degli adolescenti.

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