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Ancora, solo e sempre Zingaretti (non Montalbano)

di Domenico Giglio

Nel gennaio scorso in due articoletti “Zingaretti, uno, bino, trino” e “I veri professionisti della politica”, scritti dopo le precedenti elezioni regionali in Emilia e Calabria, sottolineavo il caso unico di un politico contemporaneamente Presidente di una particolare Regione, il Lazio, comprendente Roma Capitale, e Segretario Nazionale di un importante partito nazionale, il Partito Democratico, senza che gli oppositori alla Regione avessero sollevato questo problema, non per incompatibilità costituzionali, ma per motivi pratici quali la sovrapposizione di lavoro e di tempi, sì da far pensare che fosse difficile assolvere bene ad entrambi gli incarichi, chiedendo allo Zingaretti una scelta e denunciando all’opinione pubblica, specie laziale (non parlo calcisticamente), questa duplicità di importanti incarichi.

Sono passati otto mesi e la situazione è rimasta immutata e tutti, in occasione delle recenti elezioni regionali e referendum costituzionale del 20-21 settembre hanno potuto vedere l’impegno profuso dallo Zingaretti per il successo delle liste del suo partito e per il “Sì” referendario , anche se molti suoi elettori nel segreto dell’urna, pare abbiano giustamente votato “NO”. E poi le sue lunghissime dichiarazioni post elettorali, a reti “unificate”, quasi fosse il Capo dello Stato, e non un Segretario di Partito, anche qui massimizzando i dati positivi e minimizzando quelli negativi senza dare possibilità di replica, dichiarazioni che nulla avevano a che vedere con i problemi irrisolti della Regione Lazio. “Quo usque tandem abutere, Catilina (Zingaretti), patientia nostra?” , ma forse anche nel centrodestra non conoscono il latino!

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