di Salvatore Sfrecola
La Destra contro le istituzioni dello Stato a me, liberale, non piace. Soprattutto quando fa appello al popolo contro i giudici. Tra i quali certamente si annidano taluni i quali, più che “soggetti soltanto alla legge”, come vuole l’articolo 101 della Costituzione, sembrano esponenti di partito. Lo si deduce dal linguaggio usato in alcune assise di correnti dell’Associazione Nazionale Magistrati e dalle intercettazioni pubblicate dai giornali in occasione dell’istruttoria sul “caso Palamara”, nelle quali si è sentito dire di Salvini che sì aveva ragione ma gli si doveva dare torto.
Per fortuna non sono quei giudici a decidere nel processo che si apre domani a Catania, ma il clima è questo e la Destra non deve cadere nella trappola di adottare un linguaggio che appare “disconoscimento eversivo di un potere dello Stato”, come scrive Carmelo Lopapa su Repubblica di oggi. Anche se, si potrebbe dire che, in realtà, “eversivo” è il linguaggio dei giudici “che fanno politica”, che destano scandalo agli occhi dei cittadini che li vogliono indipendenti non solo nella realtà ma anche nell’immagine pubblica.
Tuttavia, il ricorso alla piazza contro i giudici costituisce una risposta sbagliata. In primo luogo perché non consente di emarginare la frangia politicizzata della magistratura in quanto, dinanzi ad un’aggressione indiscriminata ed un po’ scomposta, alla Berlusconi, per intenderci, che accusava i magistrati, senza mezzi termini, di avere problemi mentali, la maggioranza dei giudici può essere indotta a fare corpo, salvando di fatto coloro dei quali non condividono gli atteggiamenti che denunciano intrusioni non consentite nel terreno della politica.
Quando il leader della Lega dice che nelle decisioni assunte quale Ministro dell’interno sul caso Gregoretti “saranno gli italiani alle prossime elezioni a dire se Salvini ha fatto bene o male” fa un’ affermazione vera a metà. Indubbiamente spetta al corpo elettorale valutare le scelte dell’autorità di governo ma è pur vero che l’attuazione di quelle decisioni deve rispettare le leggi e di queste regole, se violate o male applicate, si occupa la magistratura. Com’è accaduto nella vicenda di nave Gregoretti che, per grosse spanne e non avendo sotto gli occhi tutti i documenti del caso, poteva forse essere condotta in modo diverso giustificando, ad esempio, sulla base di situazioni obiettive, sanitarie e di sicurezza pubblica, la costrizione dei migranti a bordo.
In ogni caso Salvini, che ambisce a rappresentare il Centrodestra come forza di governo, deve dare dimostrazione di rispetto nei confronti dell’Istituzione Giustizia e quindi del tribunale che lo giudica. Non basta dire che quella organizzata in questi giorni a Catania “non sarà una manifestazione contro i giudici ma di proposta”, perché la circostanza appare contraddetta dalla mobilitazione di parlamentari e simpatizzanti, alcuni dei quali, a quanto si legge, straparlano nella città etnea.
Doveva andare solo Salvini, con il suo avvocato. E nessun altro.