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Frammenti di riflessioni

del Prof. Avv. Pietrangelo Jaricci

Giustizia amministrativa

L’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato ha evidenziato che negli appalti pubblici, il progettista indicato, secondo la disciplina dell’articolo 53, comma 3, del decreto legislativo n. 163 del 2006, va qualificato come professionista esterno incaricato di redigere il progetto esecutivo; pertanto esso non rientra nella figura del concorrente né tanto meno in quella di operatore economico, nel significato attribuito dalla normativa interna e da quella dell’Unione europea. Sicché per il progettista non si può utilizzare l’istituto dell’avvalimento per la doppia ragione che esso è riservato all’operatore economico in senso tecnico e che l’avvalimento cosiddetto “a cascata” era escluso anche nel regime del codice dei contratti pubblici, ora abrogato e sostituito dal decreto legislativo n. 50 del 2016, che espressamente lo vieta.

Ha chiarito l’Adunanza plenaria che la posizione giuridica del progettista indicato dall’impresa, che ha formulato l’offerta con la conseguente aggiudicazione e che si ricava dalla “legge” di gara, è quella di un prestatore d’opera professionale che non entra a far parte della struttura societaria che si avvale della sua opera, e men che meno rientra nella struttura societaria quando questa formula l’offerta. Rimangono due soggetti separati e distinti, che svolgono funzioni differenti con conseguente diversa distribuzione delle responsabilità.

Anche nel diritto dell’Unione il significato di operatore economico non è stato mai esteso alla figura del professionista, che anche in quell’ordinamento ha la stessa connotazione giuridica dell’ordinamento interno, ossia non è operatore del mercato nell’accezione tecnica indicata (Cons. Stato, Ad. plen., sentenza 9 luglio 2020, n. 13, con commento di Licia Grassucci, “L’Adunanza Plenaria esclude che il progettista possa utilizzare l’istituto dell’avvalimento”, in www.italiAppalti, 29 luglio 2020).

Il nuovo Presidente della Corte dei conti

Salvatore Sfrecola (“Guido Carlino è il nuovo Presidente della Corte dei conti”, in questa Riv., 10 settembre 2020), osserva che il nuovo Presidente della Corte dei conti “s’insedia al primo piano del Palazzo di Viale Mazzini in un momento non facile per la magistratura contabile, nel quale il Governo ha varato norme che limitano, più esattamente azzerano, la giurisdizione in materia di responsabilità per danno erariale. Una scelta condivisa dal Parlamento, che sta procedendo alla conversione in legge del decreto semplificazioni (già approvato dal Senato), una decisione che viene unanimemente ritenuta, anche in ambienti scientifici, di straordinaria gravità perché non sarà più possibile perseguire danni, anche rilevanti, commessi da pubblici amministratori e dipendenti nell’esercizio delle loro funzioni… Spetta, dunque, a Guido Carlino restituire smalto alla Corte dei conti e far comprendere con i fatti – e qui è importante anche la scelta imminente del nuovo Procuratore Generale, che ha funzioni di coordinamento dei Procuratori Regionali – che il ruolo della Corte è essenziale in uno Stato di diritto ai fini del buon funzionamento delle istituzioni e che, per quanto riguarda l’azione risarcitoria in caso di danno erariale, garantisce il cittadino che, pagando imposte e tasse, contribuisce ai bilanci pubblici. Cittadino che è quindi interessato a che coloro i quali sprecano denaro pubblico per incompetenza o per corruzione siano puniti e restituiscano quanto corrisponde all’ammontare del danno provocato…

Siamo certi che riuscirà a far comprendere il rilievo del ruolo istituzionale, antico e prestigioso della Corte dei conti, in modo da restituirle un’immagine che indubbiamente oggi risulta deteriorata…

La Corte dovrà anche tornare a considerare un settore che è tradizionale, e risalente nei secoli, quello della verifica delle contabilità attraverso i giudizi di conto che costituiscono la cartina di tornasole della gestione dei funzionari che hanno maneggio di denaro e custodia di beni pubblici. Dei conti si sa poco da qualche tempo. Eppure quando magistrati competenti e volenterosi hanno messo gli occhi su alcune gestioni hanno trovato delle situazioni gravi di spreco di denaro pubblico, gestioni non conformi alle norme, spese inutili o eccessive, spesso in assenza di documentazione giustificativa e di presa in carico dei beni acquisiti, situazioni oscure che tutti insieme danno il senso di un amministrazione con gravi difficoltà”.

Tra due leader

Marco Damilano (“Votare nella terra di nessuno”, L’espresso, n. 39/2020, 10 ss.) ha scritto, con acume e competenza, che tra Salvini e Zingaretti si colloca “Gastone, come hanno preso a chiamare nel governo il presidente del Consiglio, simile al personaggio di Disney, il cugino fortunato di Paperino. Come l’elegante Gastone, Giuseppe Conte non suda, non s’affanna, non si agita. Si limita a chinarsi per raccogliere quello che altri hanno seminato. Le sue quotazioni non si contano ma si pesano. Bisognava vederlo qualche giorno fa, al ritorno a Palazzo Chigi dopo le acclamazioni del popolo del Pd alla festa dell’Unità di Modena. Ovazioni che hanno avuto l’effetto di alzare ancora di più, se possibile, l’autostima dell’avvocato del popolo. Sicuro di riuscire a voltare pagina dopo il voto del 20-21 settembre, senza traumi e rimpasti. Mentre gli altri politici in questo scorcio di estate assomigliano un po’ tutti a Paperino. Fanno una grande fatica, si agitano, ordiscono scenari di cui finiscono imprigionati.”

Perseveranza

“Esiste un’espressione negativa di perseveranza nel nostro Paese, che è quella di promettere e non agire. Di svalutare felicità e dolore” (Cristiana Dell’Anna, “perseveranza”, L’espresso, n. 39/2020, 7).

La breccia di Porta Pia

Il 20 settembre 1870, i bersaglieri entravano in Roma, poi proclamata Capitale del Regno d’Italia il 3 febbraio 1871.

Non va tutto bene

Ma non dovevamo diventare tutti più buoni? Ma non c’eravamo detti che il virus ci avrebbe resi migliori? Più sensibili? Più attenti ai valori? Più comprensivi l’uno con l’altro? Non doveva cambiare il mondo? Andrà tutto bene e sarà tutto diverso? Arriviamo alla fine dell’estate con la triste consapevolezza che se qualcosa è cambiato, ebbene, è in peggio. Il Paese si è risvegliato dopo il lockdown con i soliti problemi di sempre, le promesse mancate, le tasse, la burocrazia, le opere incompiute, l’incapacità di risolvere i problemi, il tutto ancora amplificato dall’effetto lavoro a casa, o forse non lavoro proprio. E in più è esplosa, d’un colpo, una violenza spaventosa che si è manifestata in pochi giorni, consecutivi, nelle forme più diverse… Storie diverse, persone diverse, luoghi diversi. La stessa ferocia” (Mario Giordano, “Il grillo parlante”, Panorama, 39/2020, 98).

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