Mancano medici e infermieri. Eppure negli anni scorsi, e ancora oggi, le università italiane prevedono il “numero chiuso” per l’accesso alla facoltà di medicina. Ne mancano 20.000 di medici e infermieri, per cui La Repubblica del 13 ottobre a pagina 4 denuncia “il flop delle cure a domicilio”.
Certo non era prevista la pandemia da Covid-19, ma è indubbio che i governi avrebbero potuto, in una visione prospettica delle esigenze di cura della popolazione, ad esempio in relazione all’invecchiamento e alle sue esigenze sanitarie, prevedere un numero di medici e infermieri più vicino alle reali esigenze. Mentre appare lontano, molto lontano, il numero dei medici a disposizione non solo quanto a numeri assoluti, ma anche in rapporto alle occorrenti specializzazioni.
Quando si ammalano, i Presidenti degli Stati Uniti vengono ricoverati in un ospedale militare, a Bethesda se non ricordo male. Segnale inequivocabile che si tratta di ospedali di eccellenza. Perché anche in Italia non esistono simili strutture, centri di ricerca e cura alimentati da risorse pubbliche, meno sensibili di altri agli interessi dell’industria farmaceutica e della sanità privata? Interessi legittimi, si badi bene, ma finalizzati alla produzione di farmaci e al ricovero in cliniche non solo convenzionate, pertanto all’utile d’impresa, legittimo ovviamente. Tuttavia, poiché “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”, ai sensi dell’art. 32 della Costituzione è bene che le legittime aspettative del privato siano contemperate con l’interesse pubblico alla cura delle persone a costi accettabili anche per i meno abbienti.
“La scuola serve a formare cittadini consapevoli, a sconfiggere l’ignoranza con la conoscenza, a frenare le paure con la cultura”. Sono parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Naturalmente, anche se l’occasione forse non lo prevedeva la scuola ha anche un’altra missione che è fondamentale, deve formare cittadini e i futuri professionisti, quelli che occorrono per lo sviluppo economico e sociale del Paese per evitare che i giovani formati nelle scuole italiane debbano trovare lavoro all’estero come purtroppo accade negli ultimi tempi.
Non era l’occasione e così il Presidente non ha potuto dire che la scuola è sicuramente inadeguata e non da oggi. I programmi sono stati negli ultimi anni integrati da informatica e lingue straniere. Alle medie se ne prevedono ben due. Ottimo certamente, ma non si hanno notizie di approfondimenti della lingua italiana, quella che si usa nella vita e nei posti di lavoro, quella con la quale ci si presenta per iscritto ed a voce al momento della ricerca di un impiego e quando si lavora e ci si confronta con colleghi, superiori e con gli interlocutori. Ne parleremo ancora. Anche perché mancano all’appello storia e geografia, formative nella cultura generale.
Il bis a Mattarella? Non faccio questione di nomi, ma mi spaventa come liberale e culture della democrazia parlamentare, che la politica si sia bloccata dal 4 Marzo 2018, data delle elezioni legislative perché dal giorno dopo si è detto e ripetuto ossessivamente che il nuovo Parlamento avrebbe eletto il nuovo Presidente della Repubblica. Constatazione ovvia (Mattarella scade nel 2022 e la legislatura nel 2023) ma che ha avuto l’effetto di bloccare la vita democratica perché i partiti della maggioranza operano nella prospettiva di quella elezione che nella loro ottica dovrebbe portare sul Colle uno dei “loro”. E questo condiziona le decisioni politiche. Mentre il Capo dello Stato, nella prospettiva della sua rielezione, aspirazione certamente legittima, umana, che hanno avuto tutti i presidenti, appare poco propenso a censurare iniziative al limite della costituzionalità assunte dal Governo e dalla sua maggioranza, come abbiamo visto in questo tempo a proposito delle misure straordinarie di emergenza per combattere la pandemia da Covid-19.
So che un gruppo di studiosi, sollecitati dal Presidente dell’Unione Monarchia Italiana, l’Avvocato Alessandro Sacchi, stanno approfondendo il tema delle funzioni arbitrali, neutrali, di garanzia e controllo, come sono spesso qualificate quelle predisposte a tutela dell’interesse generale e per il buon funzionamento delle istituzioni. Stiamo a vedere che ne esce.
Mancano i mezzi di trasporto pubblico per assicurare il necessario distanziamento fra i viaggiatori. Eppure ci sono centinaia di pullman di proprietà delle agenzie private, inutilizzati a causa della stasi del turismo. Gli autisti sono in cassa integrazione. Non sarebbe stato possibile impiegarli per il trasporto pubblico? Altrove è accaduto. In Italia no.
“Mancano i posti per i malati gravi”, un grido d’allarme che proviene dalla Campania, ma non solo. Anche in Sardegna “siamo già al limite”, mentre in Sicilia “è record di ricoveri”. Meglio in Puglia: “per ora reggiamo”. La Repubblica del 9 ottobre a pagina 4 è come un bollettino di guerra “dal fronte”, grave in sé, molto più grave per il ritardo denunciato da tutte le strutture. Si poteva fare di più e meglio? Certamente. Sì è avuto tutto il tempo per programmare e realizzare strutture dotate di mezzi e di personale. Evidente l’incapacità del governo.
Un regalo mortale per Maria Chiara. Quello del suo fidanzato che le ha donato una dose di eroina. L’aveva chiesto lei per i suoi 18 anni. Si possono fare tanti commenti su questa triste vicenda ma uno è inevitabile. Quei due giovani evidentemente erano privi di valori civili e spirituali sostituiti dall’effimero sballo di una dose di droga che assicura un momento di astensione dalla vita di tutti i giorni. Un momento per Maria Chiara fatale. Che tristezza questa gioventù che non ha ideali, che non si prospetta le soddisfazioni dello studio e del lavoro!