del Prof. Avv. Pietrangelo Jaricci
Giustizia civile
Le Sezioni Unite nel dichiarare la giurisdizione del giudice ordinario, ricostruiscono la complessa evoluzione della giurisprudenza in ordine al riparto di giurisdizione nelle cause aventi ad oggetto la revisione dei prezzi nei contratti di appalto pubblico ed osservano che la previsione del c.p.a. (art. 133, comma 1, lettera e, n. 2), che attribuisce tali cause alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo, non va intesa in senso assoluto. Ciò che conta è, in concreto, la verifica della sussistenza o meno, in capo alla P.A., di un potere discrezionale, cioè di una posizione di potere. Se tale potere sussiste la giurisdizione spetta al giudice amministrativo; se, al contrario, la clausola contrattualmente pattuita individua puntualmente e compiutamente un obbligo della parte pubblica del contratto di procedere alla revisione dei prezzi – con conseguente determinazione di una posizione di sostanziale parità tra le parti – la giurisdizione appartiene al giudice ordinario (come nel caso di specie, nel quale il creditore parte privata reclamava l’esatto adempimento di una clausola che non conferiva alcun potere discrezionale alla stazione appaltante) (Cass., Sez. un. civ., ordinanza 12 ottobre 2020, n. 21990).
Sindaco a Roma
“Proposte autentiche o ballon d’essai le candidature immaginate in questi giorni dalla stampa per Roma? Perché, se Chiara Colosimo è una ipotesi credibile per la Regione Lazio per la sua esperienza e per l’impegno che porta da anni in Consiglio regionale, quella di Giulia Buongiorno denota mancanza di percezione del ruolo di Sindaco e degli umori dell’elettorato. Ieri si parlava di Sgarbi. Ed anche in questo caso la candidatura appare un sasso gettato nello stagno per misurare l’effetto delle onde che ne sono generate, in una realtà difficile qual è quella di Roma, una città abbandonata a sé stessa, male amministrata alla quale è stata negata la dignità di capitale d’Italia e il ruolo politico e culturale di faro della civiltà occidentale, porta d’Europa sul Mar Mediterraneo, luogo di collegamento tra il Continente ed il Medio e l’Estremo Oriente.
Con queste prospettive naturali, che le derivano dalla storia, Roma esige una guida politica sapiente, capace di riordinare l’amministrazione e trasformare il degrado in opportunità, le più variegate e suggestive.
…Essere Sindaco della capitale ha un valore politico straordinario. Chi governa città come Roma può conquistare l’Italia. Ovunque, infatti, l’esperienza dei sindaci dà dimostrazione della capacità di un politico che diventa necessariamente un leader nazionale. Non a caso in Francia i ministri sono spesso sindaci di grandi città e lo stesso Chirac è stato per anni il Sindaco di Parigi” (Salvatore Sfrecola, “Un Sindaco per Roma”, in questa Riv., 17 ottobre 2020).
Chi vivrà, vedrà.
Più che epidemia, è pandemia
“La mattina di martedì 13 ottobre, viene pubblicato il Dpcm, il decreto della presidenza del Consiglio dei ministri, con le disposizioni anti-covid delle prossime settimane. È di nuovo, nell’ordine: preoccupazione in aumento per la crescita dei contagi, divisioni tra le regioni e il governo nazionale, la vita quotidiana interamente stravolta. Il racconto feriale degli italiani non riguarda più, soltanto, la tensione provocata dalla presenza del virus, ma l’ancor più concreta invasione di ogni angolo di spazio, nella scuola, nel lavoro, tra le pareti di casa, la richiesta di non ricevere persone non conviventi in numero superiore a sei. La sensazione di aver perso tempo prezioso e di aver sprecato risorse importanti: i 2,5 miliardi di euro non sfruttati al meglio per far partire i piani di emergenza, con il solito rimpallo di responsabilità tra regioni. Asl, medici di base e ospedalieri, sono già un prezzo troppo alto che il nostro Paese paga all’inefficienza, alla sovrapposizione delle competenze, all’incapacità di programmazione, al di fuori dell’emergenza…
Il premier Giuseppe Conte si è totalmente identificato con l’emergenza che gli ha dato una missione indiscutibile, un obiettivo, una ragione di esistenza politica. Durante la prima ondata c’era la conciliazione, la tensione, era visibile il terrore di una classe dirigente di essere travolta e di veder associato il proprio nome sui libri di storia alla più grave catastrofe umanitaria del secolo. In questa seconda ondata è impossibile non scorgere in senso positivo lo scopo di Conte di infondere una maggiore sicurezza, ma non può essere separato dal dovere di non sconfinare nella sicumera o nella confusione delle lingue, che è ripresa prepotente negli ultimi giorni. Ma non c’è soltanto l’ansia da prestazione comunicativa tipica del nostro tempo. Era tutta la società italiana che si è cullata nella illusione che tutto ciò che veniva raccontato fosse vero” (Marco Damilano, “Fine di un’illusione”, L’Espresso, n. 43/2020, 10 ss.).
Altro che reddito di cittadinanza!
“…In tutta Italia sono coinvolti spacciatori e consumatori di droga, tutti assistiti dalla misura cara ai Cinque stelle. Sì, lo strumento che doveva abolire la povertà sta facendo ricchi i trafficanti di stupefacenti. C’è chi investe i 780 euro ricevuti dall’Inps per comprarsi le dosi e chi invece, con il sussidio, avvia un’attività redditizia di smercio di cocaina ed eroina. Tra questi, pregiudicati e finti poveri: ad Aosta, per esempio, hanno arrestato un’intera banda di narcotrafficanti e dei dieci componenti nove percepivano il reddito di cittadinanza.
Certo, non è la prima volta che tra i 2 milioni e mezzo di percettori del bonus per chi non ha lavoro, si scoprono persone che non ne hanno diritto. Da quando è entrato in vigore, abbiamo appreso che fra i beneficiari figuravano ex terroristi (in un caso addirittura uno ancora agli arresti domiciliari) e malavitosi. Per non parlare poi di un paio d’inchieste che hanno svelato che perfino decine di boss mafiosi in carcere erano foraggiati con il sussidio” (Maurizio Belpietro, “Un reddito che indigna”, Panorama, n. 43/2020, 3).
Un meditato apprezzamento
“…Una sola cosa apprezzo, e invidio, ai membri di questo governo, perennemente in riunione: la prostata” (Riccardo Ruggeri, “E’ un periodo che mi fa ricordare il 1944. Ma chi ci potrà liberare da questi inetti?”, La Verità, 21 ottobre 2020).