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Frammenti di riflessioni

del Prof. Avv. Pietrangelo Jaricci

Giustizia costituzionale

La violazione del giudicato costituzionale sussiste non solo laddove il legislatore intenda direttamente ripristinare o preservare l’efficacia di una norma già dichiarata incostituzionale, ma ogniqualvolta una disposizione di legge intenda mantenere in vita o ripristinare, sia pure indirettamente, gli effetti della struttura normativa che aveva formato oggetto della pronuncia di illegittimità costituzionale. Pertanto, il giudicato costituzionale è violato non solo quando è adottata una disposizione che costituisce una mera riproduzione di quella già ritenuta lesiva della Costituzione, ma anche quando la nuova disciplina mira a perseguire e raggiungere, anche se indirettamente, esiti corrispondenti (Corte cost., sentenza 1° dicembre 2020, n. 256).

Una preoccupante diagnosi

L’articolo “Vieni, c’è posto per te”, a firma di Carlo Tecce, apparso sul settimanale L’Espresso (n. 2/2021, 14 ss), suscita, più che incredulità, vero e proprio disgusto.

Leggiamo, infatti, che “la maggioranza s’è data un metodo per assegnare le poltrone di Stato e finalmente, con sollievo, dicono che funzioni. Ha pianificato addirittura in anticipo l’anno che verrà. Il 2021 propone oltre cinquecento poltrone… Altro che manuale Cencelli, altro che spartizione scientifica, qui si tratta di una mensa con i segnaposto – l’unica cosa che conta – in bella mostra, una gigantesca e rumorosa mensa. La mensa giallorossa. Si valutano fatturato, investimenti, dipendenti e relazioni territoriali delle aziende in palio – più l’offerta è varia e più c’è agio – e si sceglie rispetto alla consistenza parlamentare”.

Più che sbigottiti, o sconcertati, c’è da rimanere esterrefatti, pur se la dimensione numerica della maggioranza parlamentare e governativa aveva subito, o quasi subito, provocato allarmanti segnali di palese inaffidabilità per la incompetenza diffusa e l’inconsistente carattere culturale dei commensali.

L’articolo in esame, che segnala con precisione le poltrone da fagocitare, conclude amaramente che “alla mensa giallorossa, può accadere qualsiasi cosa. Non si digiuna mai”.

Ma ci sarà qualcuno che sarà in grado di dettare regole adeguate per affrontare responsabilmente le gravissime emergenze sanitaria ed economica, aggravate dalla pandemia che non arretra, che rischiano di sommergere ogni possibilità di ripresa?

Sopravvivere

La sopravvivenza sembra ormai diventata l’unico obiettivo dei cittadini.

Minacce e paura non hanno minimamente contribuito ad attuare strumenti regolatori del vivere quotidiano.

L’emergenza sanitaria, economica e specialmente quella politica, in una situazione di stallo, come l’attuale, rischia di “trasformarsi in emergenza istituzionale”.

D’altra parte, come scrive correttamente Marco Damilano (“Nonostante tutto”, L’Espresso, n. 2/2021, 10 ss), “il nuovo anno ci consegna partiti sempre più deboli e un Parlamento mutilato nei suoi componenti”, a seguito del recente referendum.

Risultano a tale proposito acconce le condivisibili considerazioni di Salvatore Sfrecola (“Opposizione inadeguata, a tratti rumorosa, spesso inconcludente”, in questa Riv., 12 dicembre 2020) laddove evidenzia che lo scenario politico “è quanto di più evanescente si possa immaginare, da parte del governo e da parte dell’opposizione. Perché logica vorrebbe che l’Esecutivo, che dispone delle strutture ministeriali capaci di individuare le esigenze di investimento, analizzarle e confezionare una proposta concreta di utilizzazione delle risorse, si esibisce, per bocca del Presidente del Consiglio, in discorsi fumosi ricchi di promesse che evidentemente sono scritte sulla sabbia.

In assenza di concretezza da parte del Governo le difficoltà dell’opposizione a formulare proposte alternative sono evidenti…

Il fatto è che non abbiamo ancora compreso che l’opposizione, secondo l’esperienza degli ordinamenti più avanzati, è un governo in fieri, un governo ‘ombra’, come si dice, strutturato ed efficiente con indicazione delle competenze per materia, normalmente corrispondenti ai ministeri, affidate a personalità di spicco…

L’opposizione è parte integrante e necessaria della forma di governo in quanto controparte del governo statale”.

Senza trecce

È apparsa in televisione, seppure fugacemente, ma senza trecce, Greta Thurnberg, con i soliti cartelli pro clima.

Da parte nostra, sinceramente, nessuna nostalgia o rimpianto.

In libreria

È stato pubblicato un interessante saggio di Pierre Dalla Vigna (“I non-luoghi del coronavirus”, ed. Mimesis, Milano, 2020).

L’autore, nella premessa, osserva che “intorno a noi ci sono sofferenza e tragedia, ma anche volontà di trasformazione e speranza. L’approccio medico-sanitario nella prassi di gestione e contenimento della pandemia è certamente prioritario, ma anche cercare di capire quali siano le forze in campo, come si configurino poteri e strategie di dominio, come i corpi e le popolazioni possano intervenire e sottrarsi, non è un’operazione che può essere lasciata solo ai tecnici. Si tratta di un compito al quale la cultura in generale non può sottrarsi”.

L’umanità possiamo dire che da sempre subisce gli attacchi di virus pandemici. Il più recente, il Covid-19, ha finora provocato la morte di un gran numero di soggetti contagiati.

La lettura è coinvolgente, specie laddove vengono ricordate le “grandi epidemie che hanno accompagnato la storia umana”.

Procedendo a ritroso, devono essere rammentate, per la loro particolare virulenza, la peste di Atene, raccontata da Tucidide (nell’opera dedicata alla guerra del Peloponneso), risalente al 430 – 429 a.C.; nonché quelle, meno lontane, di Giustiniano del 541 – 542 d.C.; di Firenze del 1348, della quale parla Giovanni Boccaccio nel “Decameron” (prima giornata); di Milano del 1630, cui Alessandro Manzoni ha dedicato la ben nota “Storia della colonna infame”.

Né, poi, vanno dimenticati il colera che ha funestato Napoli nell’anno 1973 e, prima ancora, la perniciosa pandemia influenzale, c.d. “spagnola”, diffusasi anche in Italia, nel 1918 – 1919, al tempo della prima guerra mondiale.

“Tutte le cronache più attendibili sulle pandemie dal mondo antico fino alla prima modernità finiscono con l’illustrare in modo più o meno deciso il fallimento congiunto delle varie istituzioni preposte alla cura: la gestione politica, che quasi sempre non fu in grado né di prevedere né di predisporre un reale contrasto ai morbi pandemici; le istituzioni religiose, che promuovendo messe, processioni e autodafé, spesso contribuivano a diffondere il contagio proprio tra i fedeli più timorati di Dio; i medici, i cui rimedi spesso aggravavano la salute dei pazienti che cercavano di curare. Infine, l’impotenza dei punti di riferimento ufficiali lasciava spesso spazio a chiromanti e sicofanti, veggenti, astrologi e truffatori d’ogni sorta, che contribuivano ad alimentare il caos e l’incertezza generale”.

L’appendice dedicata ai “Racconti delle catastrofi” si conclude con “l’olocausto dell’America precolombiana”.

Il volume termina con pagine tratte da “La peste” di Albert Camus.

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