sabato, Dicembre 21, 2024
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Statistiche incomplete ai tempi del Covid

di Domenico Giglio

Nel quadro giornaliero dei morti per Covid, sottolineato con macabro sadismo dai notiziari televisivi, mentre quasi si tace sul numero ben più elevato dei guariti, elemento fondamentale per giudicare la pericolosità di questa pandemia, mancano sempre alcuni dati.

Per limitarci al 12 e 13 gennaio dobbiamo aggiungere altri due deceduti: uno a Napoli, per il suicidio di un famoso fotografo rimasto senza lavoro ed un altro a Roma per la morte per infarto di un pianista anche lui rimasto senza lavoro e costretto a fare il fattorino. Se poi avessimo seguito con maggiore attenzione queste notizie l’elenco sarebbe ben più numeroso. Di questo e degli altri gravissimi problemi di persone e famiglie precipitate nella miseria per chiusura locali, relativa disoccupazione non compensata dai cosiddetti palliativi detti “ristori”, i grandi comitati tecnici, chiusi nella loro ristretta visuale sembrano non essersene accorti, come per tutte le altre conseguenze caratteriali e psichiche che colpiscono la classe giovanile in età scolastica.

Questo perché i politici, nella loro incompetenza, non hanno saputo valutare quanto era opportuno e necessario recepire di questi dettati tecnici, trasferendoli totalmente in “Diktat” o “ukase” legislativi. Ammessa, per estrema correttezza, la buonafede nel volere forse allontanare con questi provvedimenti restrittivi il disturbo di morire per Covid, sicuramente ci hanno tolto la possibilità di lavorare, se non il piacere di vivere. Per gli esseri umani la vita sociale in tutte la sue molteplici forme costituisce l’ossigeno e senza ossigeno sappiamo cosa accade.

Parlare oggi di emergenza fino a tutto aprile per delle restrizioni che durano dal marzo scorso è semplicemente ridicolo se non offensivo: le emergenze proprio per il loro nome sono temporanee, qui invece si supera l’anno. Ed il carattere assurdo di alcune di queste, dalla chiusura dalle 18 di bar e ristoranti, invece di più logiche 22, il coprifuoco dalle 22 anziché dalle 24, non incontrare più di due amici, trasferimenti in ambito comunale, il divieto di raggiungere le sudate e faticate “seconde case”, per le quali si continuano a pagare le imposte, e altri simili divieti, ci impediscono quelle sane forma di ricreazione fisica e psichica, che sono connaturate. Pensare a queste proroghe, come pure al suggerimento di ridurre il riscaldamento, proprio nel periodo invernale, dove più difficile è il ricambio naturale dell’aria denota una ignoranza di base di chi forse non saprebbe amministrare un condominio ed invece (s)governa l’Italia.

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