di Salvatore Sfrecola
Nelle sue comunicazioni alla Camera dei Deputati di questa mattina, puntigliose e polemiche com’è nel suo stile, il Presidente del Consiglio Professor Giuseppe Conte, Avvocato, ha rivendicato alla sua iniziativa il decreto legge n. 76 del 16 luglio 2020 che ha escluso la responsabilità per danno erariale causato con “colpa grave”. Una scelta aveva detto allora ed ha ripetuto oggi che troverebbe la sua giustificazione nell’esigenza di dare tranquillità ai funzionari pubblici preoccupati di incorrere nella responsabilità perseguibile ad iniziativa del Procuratore Regionale della Corte dei conti in caso dalla condotta del funzionario sia derivato un danno allo Stato o ad un ente pubblico per “colpa grave”, espressione con la quale i romani indicavano quei comportamenti caratterizzati da negligenza, imperizia e trascuratezza delle regole giuridiche che sintetizzavano nell’espressione “non comprendere ciò che tutti comprendono”. Quindi un gravissimo inadempimento al limite del dolo. Sempre i romani dicevano culpa lata dolo aequiparatur, a significare la gravità dell’inadempimento, che non ha nulla a che fare con l’esigenza di rendere i funzionari più tranquilli nell’esercizio delle loro funzioni. In sostanza, un pubblico funzionario che adotti un provvedimento o che sottoscriva un contratto si deve ritenere idoneo all’esercizio di quella funzione essendo stato selezionato sulla base di un concorso ed avendo fatto carriera in relazione alle attività svolte. E quindi non dovrebbe aver nessun timore di operare, dovrebbe sentirsi tranquillo anche perché spesso queste attività sono sorrette da pareri, da atti di concerto con altre amministrazioni che chiariscono qual’è l’ambito dell’attività dispiegata in concreto anche con riferimento alla giurisprudenza civile, amministrativa e contabile.
Quindi è assolutamente inammissibile che sia esclusa la responsabilità per chi ha causato un danno all’erario pubblico, cioè a tutti i cittadini, avendo operato con assoluta mancanza di attenzione. In questo modo il Presidente Conte, che è Avvocato, e che ha difeso davanti alla Corte dei conti tutela sostanzialmente chi è incapace o disonesto. Escluso il caso del funzionario infedele che avendo violato una norma penale se la vedrà con il giudice penale, non è possibile che vada esente da responsabilità il funzionario incapace, spesso perché collocato in una certa posizione funzionale per motivi politici, di appartenenza al partito del ministro o perché sorretto da lobby ministeriali o sindacali, così come è impossibile tutelare chi ha assunto una responsabilità nell’ambito della pubblica amministrazione avendo fatto carriera sulla base di riconoscimenti di mansioni mai svolte o di selezioni assolutamente inadeguate.
Se il Presidente del Consiglio fosse stato preoccupato effettivamente di tutelare i suoi funzionari avrebbe potuto delimitare meglio le fattispecie di colpa grave o definire modalità di determinazione dell’addebito che senza escludere la responsabilità la potevano ricondurre in ambiti dal punto di vista patrimoniale meno preoccupanti. Invece ha dato prova di arroganza che è sempre una cattiva consigliera e offre un immagine del suo ruolo che rimarrà negli annali della pubblica amministrazione. In negativo, ovviamente.