di Paolo Nizza
Aver lasciato fare un Governo tra due compagini politiche profondamente diverse nei valori di fondo, nella esperienza politica e nei programmi ha forse risolto il problema del momento e rinviato allora quello delle elezioni invocate dalla destra, ma è risultato un boomerang per il Colle, le cui scale sono state in questi giorni risalite da Conte. Portatore di un fardello politico negativo e di tanta fiducia perduta presso l’elettorato.
La verità è che c’è carenza di fiducia a tutti i livelli. I politici non si fidano tra loro. E offrono singolarmente e complessivamente una pessima immagine. Superficiali, evasivi come sono nei loro discorsi, quasi non potessero dire la verità….
Come riuscire a convincere una persona per bene e di spicco ad accettare di formare un governo con un Parlamento formato da parlamentari di così basso profilo e così alto tasso di rissosità?
Solo un avventuriero può tentare una simile impresa. Non una persona seria, affidabile e avveduta. E con un bagaglio di esperienza e di intelligenza di tutto rispetto come Draghi.
Vero è che la pandemia ha reso al Governo la vita più dura. Ma è anche vero che nella circostanza il Governo non ha saputo dare neanche una discreta prova di sé. Pletorici Comitati, Commissari e Supercommissari che, o sono subito spariti dalla scena (Caio) o per il loro modo di fare non hanno stabilito buon feeling con la stampa. Essenziale nella gravità dell’ora.
Hic rhodus hic salta. Ma purtroppo il Governo non ce l’ha fatta. Mentre vedevano la luce provvedimenti come LGBT e genitori 1 e 2 e sbarcavano a centinaia i poveri immigrati destinati a girovagare per le strade delle nostre città, non si è saputo mitigare lo stress psicologico dei cittadini, né quello economico dei piccoli imprenditori. Polizia agli angoli delle strade. Contravvenzioni a tutto spiano. Salvo scoprire poi che il tutto avveniva sulla base di dCPM privi di forza di legge, come hanno spiegato giudici ordinari ed amministrativi. Promesse non mantenute. Ristori in ritardo e con il contagocce. Fiducia nel Governo in vertiginoso calo. La peggior cosa che un Governo può fare è far sentire ai cittadini che lo Stato o non c’è o se c’è è contro. Cittadini e Istituzioni, tutti alla ricerca di chi fidarsi.
I cittadini non si fidano dei loro eletti. Gli eletti non si fidano tra loro. Né riescono a ispirare fiducia a chi potrebbe dar loro l’incarico di governare. E, a salire, non si fidano di questo insieme gli alleati più antichi e quelli più recenti, dagli Stati Uniti all’Unione europea.
Il premier sale al Colle mentre il Copasir indaga sulle leggerezze di comunicazione di Palazzo Chigi, ultima quella della geolocalizzazione in Tunisia del Premier là in viaggio diplomatico.
Leggerezze prevedibili se una funzione così delicata viene data in mano ad un ambizioso principiante, digiuno di Istituzioni, che si è trovato dall’oggi al domani a ricoprire una funzione così delicata.
Ma, come sempre, il difetto sta nel manico. Diceva La Rochefocauld che la grandezza dei Capi si riconosce dai collaboratori di cui si circondano. Ancora una volta una questione di fiducia. In questo caso mal riposta.
A cosa è servito dunque dare ancora fiducia a Conte?
Sono veramente indisponenti le notizie sul tentativo di riavere i voti di Renzi nella maggioranza.
L’equazione è semplicissima. Conte non porta voti. Porta sè stesso. Renzi oltre sè stesso porta i voti che servono. Dunque se Conte non serve più il prossimo potrebbe essere un Governo Renzi?
I 5Stelle, pur di stare al potere é possibile che accettino. Ma il PD?