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In campo l'”esploratore” Fico alla ricerca di un Governo

di Salvatore Sfrecola

“A partire dalla maggioranza” è il “perimetro”, come oggi si usa dire, dell’esplorazione affidata al Presidente della Camera, Roberto Fico, che oggi inizia ad incontrare gli esponenti dei partiti che fin qui hanno sorretto il governo Conte 2. Insomma, come titola oggi il Corriere della Sera per un articolo di Marzio Breda, quirinalista di lungo corso, il Presidente Mattarella vuol “mettere alla prova la vecchia maggioranza”, cosa che evidentemente a lui non è riuscita, troppi essendo gli elementi di contrasto che agitano i partiti, favorendo anche al loro interno distinguo significativi, tra chi è assolutamente contrario ad una maggioranza con Italia Viva e chi, in fin dei conti, condivide le critiche al Governo formulate da Matteo Renzi che alcuni, tuttavia, definiscono “inaffidabile” e si rifiutano di aggregarlo nuovamente nella maggioranza. Come Di Battista, il quale vorrebbe tornare allo spirito originario del Movimento 5 Stelledivenuto governativo e, pertanto, disponibile al compromesso pur di fare un nuovo governo sempre con la presidenza di Giuseppe Conte. L’immagine dell’“avvocato del popolo”, tuttavia, si è appannata al di là dei sondaggi che gli assegnano ancora una buona tenuta nel borsino delle simpatie degli italiani. La risposta governativa all’emergenza sanitaria, infatti, rivela ogni giorno di più crepe significative originate da imprevidenza e improvvisazione, mentre l’economia denuncia condizioni preoccupanti e prospettive incerte, tanto che non si sa ancora come saranno spesi i fondi provenienti dall’Unione Europea. Non c’è un progetto che sia disponibile per l’opinione pubblica, che dica se i sacrifici fatti dagli italiani e quelli prevedibili potranno essere compensati da una ripresa che assicuri un nuovo miracolo economico, come i riferimenti al Piano Marshall, nelle esternazioni del premier, farebbero immaginare.

La strada di Roberto Fico è, dunque, in salita, come dimostra il diffuso malessere all’interno dei partiti della maggioranza alle prese con i numeri che impietosamente rivelano un consenso che si è notevolmente ridotto, sicché i seggi usciti dalle urne il 4 marzo 2018, e che oggi sorreggono il Governo Conte, sono inimmaginabili alla verifica elettorale anche in ragione della riduzione del numero dei deputati e dei senatori. Buona parte degli attuali inquilini di Palazzo Madama e di Palazzo Montecitorio, infatti, vedono in prospettiva un traguardo senza vittoria e un triste ritorno alla precedente occupazione, per chi ne aveva una.

Riuscirà, dunque, l’esploratore Fico a delineare una soluzione della crisi da portare al Presidente della Repubblica con buone possibilità che si formi un nuovo governo con probabilità che duri il resto della legislatura? Il timore delle elezioni può essere un argomento decisivo. Anche Renzi potrebbe accontentarsi di qualche rifinitura in un programma di governo che interpreti alcune sue richieste. Con quale Presidente del Consiglio? Un Conte 3 condizionato da quale innesto nella compagine governativa? Per andare avanti comunque sia o per risolvere i tanti problemi del Paese? Con un nuovo ministro dell’economia, come Draghi, magari vicepresidente del Consiglio, o Cottarelli, certamente più capaci di dialogare con l’Europa e di far funzionare la macchina dello Stato. Da cambiare anche il Ministro della Giustizia, che ha scontentato magistrati ed avvocati, e con un Ministro dell’interno che dia agli italiani quella sensazione di sicurezza che è mancata in questo periodo, nonostante l’impegno delle Forze dell’Ordine che hanno inferto qualche significativo colpo alla malavita organizzata, quella che nella crisi economica ha trovato difficoltà ma anche tante occasioni, soprattutto laddove la presenza dello Stato si rivela da troppi anni inadeguata.

Tanti, dunque, i problemi sulla strada di Fico. Il quale, taluno sospetta, potrebbe anche essere indotto a lavorare in proprio. Un governo senza Conte ma presieduto da un esponente di spicco del M5Spotrebbe infatti consentire di superare le non poche difficoltà, di programma e personali, e ricompattare le schiere, tenendo dentro Di Maio, Di Battista e Morra.

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