di Salvatore Sfrecola
A prescindere dal programma che Mario Draghi presenterà alle delegazioni dei partiti che comincerà a ricevere da oggi a Montecitorio c’è chi ha già manifestato contrarietà all’eventuale suo governo.
A prescindere dal medesimo programma alcuni hanno già detto che lo voteranno comunque.
Sono due posizioni sbagliate, politicamente incomprensibili, che la gente non può apprezzare. Come è possibile, infatti, manifestare assenso o dissenso rispetto ad una ipotesi di governo della quale non si sa nulla se non che il Presidente del Consiglio incaricato si chiama Mario Draghi, del quale sono note “soltanto” l’esperienza professionale maturata in alcuni prestigiosi incarichi governativi e internazionali, che non richiamo essendo a tutti noti.
La politica, che ha fatto pessima prova di sé dal 2018, è fallita. Da quando sono stati assunti in fondamentali ruoli di governo e parlamentari personaggi senza arte né parte, come si dice, con scarsa professionalità, spesso senza esperienza alcuna che potesse essere utile ai fini dell’amministrazione della res publica. E ciò nonostante hanno manifestato nessuna disponibilità ad imparare ma supponenza ed arroganza. Altri, invece, come accadeva in passato, ugualmente privi di esperienza hanno avuto la modestia di dedicarsi allo studio delle materie affidate alle loro cure e si sono circondati di collaboratori competenti e con senso dello Stato.
Il ricorso a Mario Draghi, tecnico di altissimo profilo con una visione non ragionieristica ma “politica” dell’economia e della finanza certifica l’inadeguatezza della classe politica. Con evidenti radici antiche dovute alla selezione dei ruoli dirigenziali nelle strutture di partito ed al reclutamento di persone evidentemente prive di esperienza e di professionalità, dedite più agli affari privati che all’interesse pubblico, come dimostrano le frequenti incursioni della magistratura penale che finiscono, poi, per dissuadere solamente i migliori dall’impegno politico.
Un tempo – va detto e non vorrei sembrare un laudator temporis acti – i partiti si avvalevano di scuole di formazione e coltivavano relazioni con le categorie professionali con pubblicazioni e convegni che favorivano la conoscenza delle problematiche vere, economiche e sociali, delle più diverse categorie di cittadini.
Perdute queste esperienze, sfilacciatosi il senso dello Stato, i partiti decidono “a prescindere”, dimostrando poca cultura politica e incapacità di confrontarsi.