Lettera aperta al Dirigente scolastico della Scuola media statale “Dante Alighieri” di Roma
di Salvatore Sfrecola
Signor Dirigente scolastico,
all’esterno dell’Istituto che Lei dirige, in via Gabriele Camozzi, a Roma, nel quartiere Prati, sulla facciata, stracciata, sporca, irriconoscibile nei colori, è un residuo di tessuto che un tempo è stato la bandiera nazionale, il “tricolore italiano”, come si esprime l’art. 12 della Costituzione. In uguali, tristissime condizioni è la bandiera dell’Unione Europea.
Lei consente, dunque, questo gravissimo scempio, evidentemente indifferente, come pubblico funzionario e come cittadino. Entra dal portone d’ingresso del Suo Istituto e non alza mai lo sguardo. Perché se così non fosse, e rimanesse indifferente rispetto alle condizioni delle bandiere sarebbe ancora più grave per essere tenuto, in ragione del Suo ruolo istituzionale, al rispetto della normativa sull’uso della bandiera, ciò che rivela anche un disinteresse personale per quel simbolo della Patria, della storia nazionale ed unitaria.
Nel 2021 ricordiamo i settecento anni dalla morte di Dante Alighieri, il Poeta al quale è intestata la Sua scuola, Padre della lingua italiana e della Patria, “il bel paese dove il sì sona”. Ebbene quella Patria, di cultura e di civiltà che da Roma ha irradiato l’Occidente tutto, ha sede soprattutto negli istituti di istruzione dove i giovani sono messi a confronto non con semplici nozioni ma con “saperi” ai quali si accostano, per il tramite dei loro docenti, per far propri quei valori di libertà, uguaglianza e pari dignità che lo Stato tutela, valori ai quali si sono alimentati generazioni di italiani e che è compito specifico della scuola trasmettere, in piena libertà, alle nuove generazioni, compresi i giovani provenienti da altri paesi, che diciamo di voler integrare. Quale rispetto potranno avere quei ragazzi e quelle ragazze, provenienti da altri contesti culturali, e che vorrebbero divenire cittadini italiani, anche per il fascino universale di Dante, nel constatare che, in una istituzione “dello Stato”, la bandiera nazionale, cioè “dello Stato”, è vilipesa, “tenuta a vile”, come diciamo noi giuristi, oggetto di una evidente manifestazione di disprezzo per i valori che la bandiera esprime.
Quella bandiera, Signor Dirigente scolastico, simboleggia ed identifica la storia della nostra Nazione, per essa generazioni di uomini e donne di pensiero e di azione si sono impegnati, spesso con personale sacrificio, non di rado della stessa vita, per affermare altissimi valori di civiltà e per essere di esempio all’interno della comunità, nazionale e locale. E pertanto con la legge 5 febbraio 1998, n. 22, è stato disciplinato l’uso della bandiera italiana e di quella dell’Unione Europea prevedendo all’art. 2, che le due bandiere vengono esposte all’esterno degli edifici dove hanno sede le scuole e le università statali. Con una successiva norma regolamentare (il d.P.R. 7 Aprile 2000, n. 121) sono stati stabiliti i criteri per la esposizione delle bandiere che per le scuole, precisa l’ art. 4, comma 3, sono esposte “nei giorni di lezioni ed esami”. Ne consegue che le bandiere devono essere esposte solo di giorno e quando si tengono lezioni ed esami, mai di notte e durante il periodo estivo. La conseguenza è che quasi ovunque le bandiere, a causa dell’incuria di chi dovrebbe essere responsabile della loro manutenzione, degradano rapidamente, complici gli agenti atmosferici.
Il regolamento prevede che ogni ente “designa i responsabili alla verifica della esposizione corretta delle bandiere all’esterno e all’interno” (art. 10).
Se sulla facciata dell’Istituto Dante Alighieri compare un residuo di bandiera italiana e europea significa che nessun “responsabile” si occupa delle bandiere e ugualmente trascura il rispetto delle norme il Dirigente scolastico. Non so se la bandiera viene fornita dal Ministero, dal Provveditorato o è compito dello stesso istituto. Faccio notare che le bandiere costano pochi euro.
Le bandiere sono simboli visibili di valori civili, ovunque onorati nel mondo, ma soprattutto devono esserlo negli istituti di istruzione laddove si impara anche a divenire cittadini, consapevoli, con orgoglio, dei diritti e dei doveri che sono scritti nella Costituzione, la tavola dei valori della Nazione. Ricorda l’orgoglio di dirsi civis romanus sum?
Sicché nell’entrare nella sua scuola lo studente quale senso di appartenenza deve dedurre dalle condizioni nelle quali l’istituto espone la bandiera della Patria? E come valuterà i suoi insegnanti che trascurano il valore della bandiera e prima di tutto il Direttore didattico? Docenti e Direttore hanno un dovere che fa parte della loro missione, quello dell’esempio. E, pertanto, desta scandalo il modo con il quale consentono il degrado delle bandiere.
Ora questo atteggiamento, certamente censurabile sul piano disciplinare, ha anche una indubbia rilevanza penale in quanto integra gli estremi del reato di vilipendio o danneggiamento alla bandiera previsto dall’art. 292, comma 2, del codice penale secondo il quale “Chiunque pubblicamente e intenzionalmente distrugge, disperde, deteriora, rende inservibile o imbratta la bandiera nazionale o altro emblema dello Stato è punito con la reclusione fino a due anni”.
Al di là del rilievo penale, che richiamo da giurista, come cittadino sono indignato dello scempio di una bandiera che è “mia”, che appartiene alla storia della Patria. Immagino che nella Sua scuola non si insegni neppure chi sia stato Gabriele Camozzi, patriota e politico, combattente per la libertà della sua Bergamo occupata dagli austriaci, parlamentare per tre legislature. Un esempio per i giovani di impegno civile. Per curiosità, magari, per quella curiosità che è alla base dell’apprendimento e che i docenti trasmettono ai loro allievi come base del progresso nella conoscenza.
Mi avrebbe fatto piacere, Signor Dirigente scolastico, lodarla per come onora la bandiera. Purtroppo devo segnalare che viene meno al Suo dovere.