di Salvatore Sfrecola
È stato l’indiscusso protagonista di un bel servizio televisivo andato in onda ieri alle 23.30 e questa mattina alle 10.10, su “Italia unita – l’impresa di 160 anni fa – TG2 Dossier il Risorgimento in presa diretta”, curato da Adriano Monti Buzzetti, giornalista colto e garbato conversatore che si segnala per la capacità di trattare, con sintesi efficace e gli opportuni approfondimenti, temi culturali complessi e delicati, come nel caso di questo ampio servizio sul Risorgimento nel 160° della fondazione del Regno d’Italia (17 marzo 1861), lo Stato nazionale che finalmente ha realizzato l’unità della Nazione come nelle aspettative degli uomini di pensiero, da Dante a Manzoni, che, nel corso dei secoli, si sono ribellati a quella condizione di “calpesti, derisi/ perché non siam popolo/ perché siam divisi” che ancora oggi risuona come una maledizione nell’inno nazionale. Monti Buzzetti ha voluto ripercorrere alcuni dei più significativi momenti della storia risorgimentale, a partire dai moti del 1820-1821 fino alla presa di Roma e nella prospettiva della liberazione di Trento e Trieste a conclusione della Grande Guerra. Un affresco delle vicende risorgimentali, un album di famiglia, della famiglia degli italiani, come l’ha definito l’Autore, con immagini e filmati commentati da Silvia Cavicchioli, Pierangelo Gentile, Silvano Montaldo, Carmine Pinto, Andrea Ungari, esperti militari come Alberto Leoni e Sergio Valzania, ma soprattutto grazie all’eccezionale contributo di testimonial “genealogici” dell’epopea risorgimentale quali Costanza Ravizza Garibaldi, Giuseppe Garibaldi jr e Francesco Garibaldi Hibbert, discendenti di Giuseppe e Anita Garibaldi; Anna Maria Menotti, pronipote del patriota Ciro Menotti; Guido Palamenghi Crispi, discendente di Francesco Crispi; Ernesto Pisacane, pronipote di Carlo Pisacane; Nicolò San Martino d’Agliè di San Germano, parente ed erede di Camillo Benso di Cavour.
Aimone di Savoia è stato il protagonista pasrticolarmente bruillante ed efficace della narrazione, come era naturale che fosse in quanto discendente diretto di Vittorio Emanuele II. Il ramo Aosta della Famiglia Savoia, com’è noto, prende avvio da Amedeo di Savoia, figlio di Vittorio Emanuele II, Re di Spagna e, appunto, Duca di Aosta. Protagonista Aimone, che porta il nome del nonno che fu Ammiraglio di Squadra e, sulla carta, Re di Croazia con il nome di Tamislavo II.
Con fare misurato, Aimone è intervenuto a commento di alcuni passaggi importanti della storia nazionale, a cominciare da quello della conservazione dello Statuto Albertino, la costituzione liberale del Regno di Sardegna che diventerà poi la Costituzione del Regno d’Italia, impegno di Vittorio Emanuele II, promessa fatta al padre Carlo Alberto. Una promessa mantenuta nell’ora difficile della sconfitta dell’esercito Sardo Piemontese a Novara di fronte alle preponderanti forze austriache, respingendo non solamente la sollecitazione delle autorità imperiali a restaurare il governo autocratico, imposto dal Congresso di Vienna nel 1815 agli stati che avevano vissuto l’epopea napoleonica, ma anche le pressioni degli ambienti reazionari presenti nella Corte e nella società torinese che volevano approfittare della sconfitta militare per saldare i conti con il moto liberale le cui iniziative avevano subito, a cominciare, appunto, dallo Statuto. È così che il giovane Re, appena ventinovenne, subentrato al padre sconfitto e partito per l’esilio, che si conquista l’appellativo di “Re galantuomo” attribuitogli da Massimo d’Azeglio. Un apprezzamento che la Regina Vittoria del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda gli riserverà nel suo diario, scrivendo che “questo Paese ha per lui la massima simpatia, e giustamente, perché … nonostante tutte le provocazioni dell’Austria atte a irritarlo e a fargli ritirare lo Statuto, egli è rimasto saldo, ha mantenuto fede alla sua parola, ed è l’unico Re che sia rimasto fedele alle promesse fatte nel 1848”.
Ma il principe Aimone accompagna la narrazione di Adriano Monti Buzzetti in altri passaggi significativi della storia della Casa di Savoia, a partire dalla sua vocazione italiana che, almeno dal 1500, con il Duca Emanuele Filiberto, detto “testa di ferro”, il generale che alla testa delle armate ispano-savoiarde fu vittorioso sui francesi a San Quintino (10 agosto 1557), è attestata dal trasferimento della capitale del Ducato da Chambery a Torino e, poi, confermata dalla cessione di Nizza e della Savoia alla Francia che nel 1859 con Napoleone III aveva affiancato l’Esercito sardo-piemontese nella seconda guerra d’indipendenza. Il Principe Aimone sottolinea l’intuito politico del Re Vittorio Emanuele II, da tutti riconosciuto, e la sua capacità di capire gli uomini e di avvalersene per svolgere la sua funzione di sovrano con acume politico ed autorevolezza anche presso le corti europee. Ricorda, in proposito, la pagina del diario della Regina Vittoria d’Inghilterra nella quale la futura Imperatrice d’India si dice affascinata dalla personalità e dal coraggio del re sabaudo suo ospite a Londra dal 30 novembre al 6 dicembre 1855, tanto che, alla notizia della morte di Re Vittorio il 9 gennaio 1878, dirà che “quando lo si conosce bene non si può fare a meno di amarlo”. E, ancora, lo straordinario rapporto del Re con Giuseppe Garibaldi, due uomini che tanto si somigliavano, bravi e coraggiosi soldati, accomunati da entusiasmo e impegno per la costruzione della Patria.
Una bella figura questo Principe, consapevole del suo ruolo per il cognome che porta, orgoglioso della storia della sua famiglia e animato da sincero amor patrio, come quando sottolinea che gli italiani sono eredi di un coacervo di storie localistiche preziose eppure animati da un medesimo sentimento nazionale. Un Principe moderno, che ha frequentato i corsi del liceo classico presso l’Istituto Navale Morosini di Venezia e poi l’Accademia navale di Livorno. Da Guardiamarina ha prestato servizio in alcune crociere di addestramento NATO nel Mediterraneo e in Atlantico. In seguito, a bordo della fregata Maestrale ha partecipato alla Guerra del Golfo. Ha ricevuto la Medaglia commemorativa per la liberazione del Kuwait, concessa dal Sovrano Saudita e la Medaglia commemorativa per la liberazione del Kuwait concessa dal Principe del Kuwai.
Aimone di Savoia-Aosta (Aimone Umberto Emanuele Filiberto Luigi Amedeo Elena Maria Fiorenzo) nasce a Firenze il 13 ottobre 1967, unico figlio maschio di Amedeo di Savoia Aosta e di Claudia d’Orleans. Alla nascita, secondo l’uso del ramo Savoia Aosta, ricevette il titolo di duca delle Puglie. Battezzato con l’acqua dei fiumi Giordano e Piave, ebbe per padrini di battesimo l’allora principe Juan Carlos di Borbone, futuro re di Spagna, e Costantino II di Grecia.
Nel 1982, quando era ancora minorenne, Umberto II gli conferì, avvenimento unico per l’età, il Collare dell’Ordine Supremo della Santissima Annunziata.
Lasciato il servizio in Marina, con la sua laurea in economia alla Bocconi di Milano, ha svolto un periodo di specializzazione presso la J.P. Morgan & Co e lavorato nel settore marketing del gruppo Rinascente e del Gruppo Merloni. Nel 1994 Aimone di Savoia, che parla inglese, francese, spagnolo e russo, si trasferisce a Mosca, per lavorare con la Tripcovich Trading Company. Direttore generale della Pirelli per la Russia ed i paesi dell’ex Unione Sovietica dal 1º luglio 2012 è amministratore delegato della Pirelli Tyre Nordic, responsabile per i mercati dei paesi scandinavi. Il suo contributo a sostegno dei rapporti economici bilaterali italo-russi è apprezzato e riconosciuto dalle autorità dei due Paesi. Ha patrocinato o collaborato ad attività di diffusione della cultura e della storia italiana nei paesi dell’Est Europa.
Nel 2008 ha sposato Olga di Grecia dalla quale ha avuto tre figli, tutti nati a Parigi, Umberto (7 marzo 2009), Principe di Piemonte, Amedeo (24 maggio 2011), Duca degli Abruzzi, e Isabella (14 dicembre 2012).
Insignito dell’Ordine dell’amicizia dal Presidente Vladimir Putin, dall’ottobre 2019 Aimone di Savoia è Ambasciatore del Sovrano Militare Ordine di Malta presso la Federazione Russa. Il ruolo della missione diplomatica dell’Ordine in Russia consiste nella promozione dei rapporti tra Cristianità orientale e Chiesa cattolica nel sostegno alle opere caritative verso i bisognosi e nella promozione di iniziative culturali, ruolo per il quale l’Ordine è fortemente apprezzato dalle autorità civili ed ecclesiastiche russe.
Si è detto di una profezia di San Pio da Pietrelcina che avrebbe previsto la fine del Regno d’Italia, l’estinzione del ramo principale dei Savoia Carignano, iniziato con Carlo Alberto dopo la morte del Re Carlo Felice, e il successivo ritorno della monarchia con il ramo collaterale Savoia-Aosta, profezia rappresentata in un bassorilievo nella cripta dove riposano i resti mortali del santo frate francescano. Il bassorilievo, commissionato nel 1968 da Gian Paolo Quinto e modellato dallo scultore Cesarino Vincenti, quando Aimone aveva appena un anno, è intitolato Maestà e Bellezza ti stanno intorno e raffigura la Sacra Famiglia attorniata da un gruppo di persone. Fra loro è visibile un adulto che sarebbe Aimone di Savoia Aosta con il Collare della Santissima Annunziata fra le mani.