di Salvatore Sfrecola
È stata certamente intempestiva la mozione di sfiducia di Fratelli d’Italia nei confronti del Ministro della salute Roberto Speranza. Per due motivi: perché può sembrare presentata apposta per mettere in imbarazzo la Lega, con la quale il partito di Giorgia Meloni ha ingaggiato, nell’ambito del Centrodestra, una schermaglia dal chiaro sapore elettorale, e perché la notizia della mozione giunge quando il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, pur difendendo pubblicamente il suo ministro, di fatto lo ha sconfessato con la decisione di riaprire, dal 26 aprile, molte delle attività che a lungo sono state bloccate. Insomma, Speranza è in difficoltà e la mozione di FdI rischia di avere l’effetto contrario di quello che <Giorgia Meloni si attende, cioè quello di rafforzare la posizione del ministro.
È stata, dunque, una iniziativa intempestiva, un errore se ha come conseguenza quella di mettere in difficoltà la Matteo Salvini e dimostrare che nel centrodestra permane un significativa conflittualità, che non giova all’immagine complessiva della coalizione, anche se può, in termini di consensi immediati, far innalzare l’indice di gradimento di Fratelli d’Italia e della sua leader.
Naturalmente, poiché in politica le previsioni sono spesso azzardate, può accadere che, in realtà, la Meloni tragga dall’opposizione “dura e pura” ad un ministro assai poco popolare, un vantaggio in termini di immagine, come l’unica opposizione effettiva. E Salvini non si trovi a dover gestire, all’interno della compagne governativa, il sospetto che Giorgia Meloni abbia preso l’iniziativa per assecondare le riserve della Lega sul ministro di Liberi & Uguali.
Forse quello che ha meno gradito l’iniziativa di una mozione di sfiducia nei confronti del Ministro della salute è stato il Presidente del Consiglio che, di fatto, stava mettendo in imbarazzo Roberto Speranza ed ora è costretto a difenderlo. Indubbiamente Draghi è consapevole della necessità di riavviare l’economia per far sì che il debito, che si va accumulando con i ripetuti “scostamenti di bilancio”, cioè con i debiti che vengono decisi per far fronte alle necessità di un Paese pressocché fermo, possa trovare in tempi ragionevolmente brevi una compensazione con un incremento della produttività che significa minori costi per i ristori e maggiori entrate fiscali per stipendi e acquisto di beni. È l’unica strada possibile e si nutre della fiducia che gli italiani riprendano la vita ordinaria con le cautele imposte dalla circolazione del virus, perché la fiducia che il Governo dimostra di avere nei loro confronti si riveli ben riposta. Anche perché il tempo che abbiamo davanti è breve per una delle attività di più immediato impatto sull’economia. La stagione turistica è alle porte, preparare l’accoglienza di milioni di persone è impegnativo, come non facile è il recupero di quelle quote di mercato che ci stanno sottraendo Spagna e Grecia, oltre ai paesi del Golfo.
Il turismo è una straordinaria risorsa, nonostante si tenti sempre di minimizzare. Non è fatto solo di alberghi, ristoranti e biglietti dei musei. L’Italia è il più grande museo del mondo, in un contesto paesaggistico unico. Il turismo è anche assistito da un indotto di grandi proporzioni, riferito all’enogastronomia, alla moda, all’artigianato, diffuso ovunque nel Paese. E, come ripeto spesso, ogni turista che riporta a casa un dei tanti prodotti italiani diventa un naturale ambasciatore del made in Italy, perché, tornato a casa, potrà dire al suo fornitore abituale “perché non vendi anche tu prodotti italiani?”. Sembra ovvio, ma la politica non ha saputo tenere il passo dello sviluppo dell’economia turistica, ed i governi, centrale e locali, hanno troppo spesso trascurato di pretendere dagli operatori turistici il rispetto delle regole, quanto all’offerta dei servizi ed al loro costo, senza reprimere adeguatamente e tempestivamente atteggiamenti da rapina. Perché non va trascurato che oggi la concorrenza è spietata e molti paesi ci sottraggono clientela con servizi d’eccellenza a prezzi certamente molto competitivi.