sabato, Novembre 23, 2024
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“È peggio di Tangentopoli”, parola di Matteo Renzi

di Salvatore Sfrecola

È “peggio di Tangentopoli, sì, peggio di qualsiasi altro scandalo corruttivo della storia repubblicana”. Lo scrive Matteo Renzi, nel suo libro Controcorrente, da domani nelle librerie, ripreso da Maurizio Belpietro ne La Verità domenica e lunedì. Perché, scrive l’ex Presidente del Consiglio, leader di Italia Viva, nel pieno della pandemia da Covid -19, “mentre molti, troppi morivano, qualcuno faceva molti, troppi, soldi”. È accaduto sempre nelle emergenze, quando gli enti pubblici devono approvvigionarsi di beni o servizi necessari a far fronte alle difficoltà in cui si trova la gente. I beni spariscono immediatamente dal mercato e compaiono il giorno dopo a prezzi maggiorati dai soliti speculatori. E qui si sommano incapacità di governi e inettitudine di funzionari. Sì, è “peggio di Tangentopoli” perché sono venuti meno due importanti presìdi a tutela del denaro pubblico, il controllo di legittimità della Corte dei conti sulla gestione commissariale e la responsabilità erariale cioè la responsabilità per danno causato allo Stato per effetto di spese inutili o superiori a quelle necessarie per l’acquisto di determinati beni o servizi.

Per giustificare la riduzione dei controlli e l’eliminazione della responsabilità erariale, al tempo del governo giallo-rosso, Giuseppe Conte, l’“avvocato degli italiani”, quello sorretto con tanto entusiasmo da coloro che gridavano sulle piazze “onestà onestà”, si è modificato il sistema normativo, escludendo quella garanzia che da sempre accompagna la gestione del pubblico denaro cioè il controllo preventivo e successivo e l’azione di responsabilità erariale per i danni provocati allo Stato. Si è cominciato con il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, c.d. “Cura Italia”, che all’art. 122, comma 8, ha previsto uno scudo per il super commissario, Domenico Arcuri, che dovendo effettuare milioni di acquisti in gran fretta (quando mancava di tutto: mascherine, respiratori, guanti, camici…), non avrebbe potuto, chissà perché, andare troppo per il sottile, controllando con la normale diligenza i contratti sottoscritti e la qualità del materiale acquistato. Infatti: “in relazione ai contratti relativi all’acquisto dei beni di cui al comma 1, nonché per ogni altro atto negoziale conseguente alla urgente necessità di far fronte all’emergenza… tali atti sono altresì sottratti al controllo della Corte dei Conti, fatti salvi gli obblighi di rendicontazione”. E lo stesso Conte che nel decreto-legge n. 76 del 16 luglio 2020, all’art. 21, escludeva l’azione risarcitoria per i fatti commessi con colpa grave fino al 31 dicembre 2021.

Si è cercato di giustificare agli occhi dell’opinione pubblica queste misure sostenendo che, da un lato, il controllo rallenta l’attività amministrativa, e dall’altro il rischio di essere sottoposti a giudizio di responsabilità con richiesta di risarcimento del danno avrebbe indotto molti pubblici funzionari a ritrarsi dal decidere secondo quello che è stato definito il “timore della firma”. Analisi e conclusioni smentite dall’esperienza che dimostra come siano sottoposti a giudizio davanti alla Corte dei conti soprattutto incapaci e corrotti. Infatti, la responsabilità erariale è prevista in casi di dolo o colpa grave. E, a parte il dolo che è costituito dalla volontà di perseguire un effetto dannoso, si ha colpa grave, secondo un insegnamento risalente al diritto romano, quando il soggetto agisce con gravissima negligenza, trascuratezza o straordinaria noncuranza di leggi o regolamenti che disciplinano la gestione del pubblico denaro. Precisa, infatti, Ulpiano, che la colpa è grave quando il soggetto “non comprende ciò che tutti comprendono”. 

Ora l’esperienza ci dice, e lo ha confermato nei giorni scorsi il Procuratore Generale della Corte dei conti, Angelo Canale, nella sua requisitoria nel giudizio delle Sezioni Riunite della magistratura contabile sul rendiconto generale dello Stato per l’esercizio 2020, che quei timori sono infondati. A suo giudizio, infatti, “desta preoccupazione – nel momento in cui ci si appresta a tradurre il PNRR in azioni – il progressivo scadimento della capacità amministrativa del personale: la cosiddetta paura della firma, tema che ogni tanto riemerge, non credo sia il più importante fattore di criticità, ma è suggestivo e ha purtroppo l’effetto di distogliere l’attenzione da altri concreti temi, come la necessità, attraverso una formazione continua di elevare le competenze e di rafforzare l’efficienza e l’efficacia della pubblica amministrazione”. E pochi giorni prima, in occasione della presentazione del Master sulla corruzione, organizzato dall’Avvocatura Generale dello Stato e da UNITELMA-Sapienza, alla presenza dell’Avvocato Generale, Gabriella Palmieri Sandulli, del Rettore Antonello Folco Biagini, e degli organizzatori dell’evento, l’Avvocato dello Stato Paola Maria Zerman, ed il Prof. Franco Sciarretta, era stato tagliente: “sfido chiunque a dimostrare che in un caso, anche in un solo caso, la presenza della Corte dei conti ha rallentato l’azione dell’amministrazione e impedito celeri adempimenti di natura amministrativa o contrattuale”. Aggiungendo che è la stessa Unione Europea che “ci chiede” di recuperare le spese effettuate inutilmente, proprio nel regolamento n. 241 del 2021 sull’utilizzazione dei fondi messi a disposizione del PNRR.

Nonostante questa precisa indicazione, il decreto semplificazioni il n. 77 del 31 di maggio, all’art. 51, comma 1, lettera h), proroga l’esclusione della responsabilità per colpa grave al 30 giugno 2023. E se la data è di tre anni inferiore a quella (2026) che aveva suggerito il Ministro per la P.A., Renato Brunetta, quel decreto lo ha sottoscritto il Presidente del Consiglio Mario Draghi, che pure si era distinto per aver richiamato, in occasione del discorso di presentazione del governo alle Camere, il Conte di Cavour per la sua convinzione che “… le riforme compiute a tempo, invece di indebolire l’autorità, la rafforzano”. Così dimostrando di aver dimenticato l’insegnamento del grande statista dell’Unità d’Italia, secondo il quale “è assoluta necessità di concentrare il controllo preventivo e consuntivo in un magistrato inamovibile” (frase che è scolpita sul piedistallo di marmo del monumento dedicato al Conte nel cortile della sede centrale della Corte dei conti) ed ha prorogato la norma sulla esclusione della responsabilità per danno erariale!

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