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Manca prevenzione e si vede (una bella immagine a confronto)

di Salvatore Sfrecola

Ad ogni catastrofe, siano incendi o l’esondazione dei fiumi, leggiamo sui giornali e sentiamo ripetere in televisione che è mancata la prevenzione. E, fatti due conti, sappiamo che il bilancio pubblico dovrà sostenere spese, per assistere le persone, per ricostruire quanto distrutto, per ristorare le imprese, molto superiori a quelle che avrebbe comportato la prevenzione. Lo dicono i tecnici, lo ripetono i politici, aggiungendo “mai più”. Inutilmente, perché l’esperienza ci dice che accadrà di nuovo. Si sente dire che la prevenzione non paga, che è un’attività silenziosa, che i nostri governanti privilegiano quella che è stata chiamata la “politica del taglio del nastro”, cioè l’attività che comporta una manifestazione pubblica con tanto di televisione, richiamata dai giornali. Chi ha memoria sa che alcune opere pubbliche sono state “inaugurate” più volte, proprio a dimostrazione di questa attitudine della politica all’apparenza. Eppure, anche la prevenzione ha la sua visibilità, perché comporta un rilevante impegno finanziario, che coinvolge imprese, che assicura posti di lavoro, che mette in evidenza località interessate alla tutela del territorio. Nel “bel Paese” il turismo si sviluppa anche nelle località meno note al grande pubblico ma spesso interessate da percorsi che lungo i fiumi e nelle valli portano alla scoperta di borghi antichi e pittoreschi, luoghi di produzioni artigianali ed enogastronomiche, alle quali danno visibilità le sagre paesane.

Oggi parliamo di incendi. E sentiamo ripetere la classica “scoperta dell’acqua calda” secondo la quale è mancata la prevenzione, la tutela del territorio attraverso il controllo del sottobosco nel quale, nel corso della primavera si accumulano rami e fogliame secco, l’ideale per gli incendiari (ma qualche Procura della Repubblica ha pensato di mettere sotto osservazione gli interessi del rimboschimento, un tempo assicurato dai vivai del Corpo forestale dello Stato?). Perché sappiamo che l’autocombustione è un caso raro e comunque è conseguenza dell’abbandono di alcune aree boschive. Eppure, e si sente dire in questi giorni, è trascurato il controllo delle aree a rischio che oggi è possibile, più facilmente che un tempo, utilizzando gli strumenti che mette a disposizione la tecnologia, dai droni alle telecamere di videosorveglianza, che, infatti, in alcuni casi hanno consentito di riprendere i piromani all’opera, ma anche sensori della temperatura e dei fumi che possono tempestivamente allertare le autorità.

Eppure non mancherebbe personale da utilizzare. Ad esempio coloro i quali ricevono il reddito di cittadinanza e non fanno niente o fanno un lavoro nero, perché non vengono utilizzati per la sorveglianza del territorio? Sarebbe anche un modo dignitoso di considerare il compenso che lo Stato assicura loro. Una spesa utile. Si dirà che occorre un’assicurazione. Ebbene tra i tanti decreti che vengono sfornati da Palazzo Chigi a ritmo sfrenato ce ne potrebbe essere uno che prevede questa giusta tutela.

Manca la prevenzione negli incendi, ma manca anche la prevenzione nelle alluvioni troppo spesso addebitate ad eventi imprevedibili, quando sono assolutamente prevedibili, come quando i fiumi non sono regolamentati a dovere e l’esondazione è conseguenza dell’accumulo di alberi e rami secchi trascinati per chilometri per fermarsi nelle anse o sotto i ponti. Come si vede a Roma d’inverno.

Altra emergenza è quella dell’acqua che manca d’estate nelle città e nelle campagne. E sappiamo che in un Paese ricco di acqua gli acquedotti perdono oltre il 50% della loro portata. E l’acqua che in alcune regioni e in alcune stagioni abbonda non viene conservata con invasi, cisterne e quanto altro ci hanno insegnato i secoli precedenti, da Roma in poi che con i suoi acquedotti ha portato l’acqua, cioè la civiltà, ovunque. C’è poco da sfottere il candidato Sindaco di Roma, Michetti, che quella storia straordinaria ama ripetere.

Allora, se d’estate i boschi vengono incendiati, se manca l’acqua, se d’inverno e nelle stagioni intermedie contiamo i danni delle alluvioni e delle esondazioni dei fiumi vuol dire che la cultura della prevenzione non appartiene alla classe politica che ci governa, vuol dire che quella ordinaria amministrazione che è la regola di ogni buon governo da noi è assolutamente ignorata.

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