sabato, Novembre 23, 2024
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Cui prodest l’azione dei violenti di sabato sera?

di Salvatore Sfrecola

Il dibattito politico e giornalistico che tiene campo da due giorni nell’analisi della manifestazione di sabato, iniziata pacificamente e culminata nella violenta aggressione alla sede della Cgil, ha approfondito soprattutto la matrice culturale e politica di coloro che hanno gestito i disordini giungendo unanimemente alla conclusione che essa sia neofascista.

È sfuggito, però, a tutti coloro che si sono giustamente allarmati per l’uso della violenza per finalità asseritamente politiche, di considerare chi ne fosse il beneficiario. Nessuno, infatti, sembra essersi posta la domanda classica di chi intende identificare le ragioni di una qualunque azione, ponendosi il classico cui prodest? per individuare chi da questa manifestazione, così come si è andata sviluppando nella fase delle violenze, abbia tratto un vantaggio o avrebbe potuto trarne un vantaggio.

La conclusione è agevole. Non certamente la destra italiana, soprattutto quella che, avendo abbandonato da tempo, dal tempo di Giorgio Almirante, Segretario del Movimento Sociale Italiano, ogni nostalgia fascistica, come ha ricordato su La Verità di questa mattina il Senatore Ignazio La Russa, è impegnata in una importante tornata elettorale molto delicata, quella dei ballottaggi. Quella destra, già Alleanza Nazionale, che a Fiuggi aveva rinunciato ad ogni nostalgismo per iniziativa di Gianfranco Fini, e pertanto “sdoganata”, come si è detto e scritto, e giunta al Governo del Paese, è oggi rappresentata da Fratelli d’Italia, un partito in buona salute ed in crescita che, a volte, i sondaggi danno prima forza politica in Italia.

Ed allora, è evidente che la degenerazione della manifestazione di sabato danneggia Fratelli d’Italia inducendo taluno a ritenere, sulla base di quel che legger sui giornali e sente dalle televisioni, che coloro i quali hanno gestito la manifestazione possano essere considerati anche solo simpatizzanti del partito. E ciò nel contesto di una impegnativa campagna elettorale per i ballottaggi, quando la ricerca della convergenza su uno dei candidati comporta un accordo che non è alle viste in nessuna realtà di quelle più importanti, né a Roma né a Torino. Ed allora il cui prodest? deve ricercarsi altrove, cioè in coloro i quali vogliono ostacolare la crescita della destra. Desiderio ovviamente legittimo delle sinistre, da perseguire nel confronto delle idee, meno approfittando di situazioni come questa, anche se è umano sfruttarla a proprio vantaggio.

Ma siccome non siamo nati ieri e abbiamo letto un po’ di storia, recente, meno recente, antica, dobbiamo dire che forse qualcuno questa manifestazione violenta l’ha organizzata allo scopo preciso di danneggiare la destra e specificamente Fratelli d’Italia. E qui, senza tanta fantasia, possiamo giungere a diverse conclusioni. Ad esempio che queste frange eversive allontanate dal partito fin dai tempi di Almirante, come ha detto La Russa e come ha sostenuto più volte Giorgia Meloni, si siano volute vendicare, abbiano voluto esprimere la loro presenza danneggiando chi li ha allontanati. E, naturalmente, c’è chi ha immediatamente capito di poterne trarne un vantaggio enfatizzando un “pericolo fascista” che obbiettivamente è difficile immaginare, considerata l’esiguità dei consensi delle formazioni violente le quali possono e debbono essere perseguite ai sensi di legge, sia come entità eventualmente da sopprimere, sia per quanto concerne le responsabilità penali dei singoli.

Da ultimo non si può non rilevare l’inadeguatezza dell’azione di prevenzione delle forze di polizia le quali hanno evidentemente sottovalutato il pericolo della degenerazione della manifestazione né assunto iniziative tempestive di protezione di delle sedi istituzionali ed, in particolare, del massimo sindacato italiano distante dal luogo dove ha preso avvio la manifestazione, tra una folla nella quale i gestori dell’ordine pubblico sono soliti allertare qualche orecchio. E questo, considerata la vigilia elettorale, è sicuramente molto grave, come hanno sottolineato sia Giorgia Meloni che Matteo Salvini, per i possibili effetti sull’opinione pubblica, con alterazione del libero convincimento degli elettori, introducendo obiettivi elementi di preoccupazione nella gente, al di là delle possibili strumentalizzazioni alle quali si è fatto cenno.

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