di Salvatore Sfrecola
Io non sono come Michela Murgia, “opinionista” delle sinistre, la quale si è detta disturbata dalla visione di uomini in divisa militare, come ha ripetutamente fatto sapere attraverso le trasmissioni televisive nelle quali è ospite fissa, certamente pensando ai militari colpisti delle repubbliche sudamericane. A me, che vivo in un paese democratico i militari, quando sono necessari, danno certezza, garantiscono un servizio, non solo quello della sicurezza, Carabinieri, Polizia di Stato e locale, Guardia di finanza, ma anche quando sono impiegati nelle emergenze, per la naturale rapidità di intervento e l’efficacia assicurata dall’essere organizzata gerarchicamente. Non per sostituire gli ordinari interventi delle autorità preposte, ovviamente, ma per far fronte ad una esigenza di quelle che frequentemente accadono nel “Bel Paese”, che bello è certamente, ma fragile spesso per la distrazione della politica proseguita nel tempo.
Così mi aspettavo che nelle emergenze i mezzi in dotazione alle forze armate e gli specialisti intervenissero per far fronte alle situazioni non procrastinabili, sia pure per il tempo necessario, e impregiudicata restando la responsabilità politica e amministrativa di chi avrebbe dovuto intervenire e non lo ha fatto. Per passare dalla teoria alla pratica faccio due esempi che, a mio giudizio, avrebbero dovuto prevedere l’intervento immediato delle forze armate con uomini e mezzi, l’interruzione del servizio di trasporto dei bambini disabili a Roma e l’alluvione che ha colpito le province di Catania e di Reggio di Calabria in questi giorni. “Niente gasolio per gli scuolabus e 4mila bimbi disabili restano a casa”, titola La Repubblica del 26, spiegando che dopo mesi di agonia salta il servizio comunale affidato ad una società privata. Ce n’è per indignarsi, perché con la violazione del diritto allo studio, viene limitata una condizione di vita fondamentale per i giovani per i quali la frequenza della scuola è una occasione per socializzare, necessaria per tutti, fondamentale per chi soffre anche di una disabilità. Non so di chi è la colpa di un tale gravissimo disservizio, se del Comune di Roma o della società che lo gestisce. Addolora che il servizio non sia una condizione eccezionale straordinaria temporanea ma che duri da tempo, perché i dipendenti non percepiscono lo stipendio e manca il carburante. La prefettura di Roma, scrive lo stesso giornale, invita l’amministrazione comunale ad intervenire d’urgenza. Ci sarebbe voluto troppo per mettere alla guida dei mezzi autieri delle Forze Armate e riempire i serbatoi con gasolio militare per poi farsi rimborsare da chi di dovere?
Intanto il Prefetto di Catania ha sollecitato l’intervento dell’Esercito nelle aree danneggiate dall’alluvione. Forse si doveva fare lo stesso giorno, quando le strade sono state intasate dalla melma e dalle auto in panne.
Il fatto è che non c’è la cultura dell’intervento sostitutivo. Ricordo che la mattina dell’alluvione di Firenze la radio dette subito notizia che il Generale Centofanti, Comandante della piazza, aveva disposto che i mezzi dell’Esercito uscissero immediatamente a soccorrere e ad assicurare viabilità e servizi. Ci vuole tanto? Possibile che non ci sia un piano di emergenza da far scattare all’occorrenza? E immediatamente. L’Esercito, infatti, significa Genio con i suoi specialisti, con le sue attrezzature, gli scavatori, le gru e quanto occorre. Forse anche la Signora Murgia approverebbe. Certamente i cittadini.