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A chi fa paura l’Ignoto Militi ?

del Prof. Cristiano Turriziani

In occasione del centenario della trasposizione della salma di un milite ignoto, figlio di quella generazione andata via con la Grande Guerra, il 4 novembre – giorno dedicato alla festa delle Forze Armate nonché alla memoria dello stesso – “mamma RAI” ha trasmesso il film di Miccichè “La scelta di Maria”.

Un docu-film si è proposto di ricreare l’ambientazione di quei giorni che videro da parte del governo un interessamento finalizzato per altro a chiedere una ben più vivace approvazione.

Correva infatti il quinto mandato dell’instabile governo Giolitti con le fabbriche in rivolta e le Camicie nere pronte a marciare su Roma per rivendicare la stessa “vittoria mutilata” cantata dall’oramai canuto cigno D’Annunzio.

Nello spirito di Unità che ancora era tarda a venire nella fattispecie sociale e antropologica, un tentativo di affratellare quegli Italiani che davvero uniti nello spirito e negli intenti assieme ardirono contro l’occupante austriaco in un qualcosa che di rado è possibile ricordare nel tessuto della nostra storia di Regni e comuni.

Un po’ per obbligo, un po’ per paura della propria pelle ma molto per onore della bandiera e per quei valori secolari che il giorno d’oggi sembra aver dimenticato oltre che rigettato, combatterono davvero da eroi e si guadagnarono – come reciterebbe un colossal di nostra generazione- la libertà.

Queste parole che oggi sembrano scendere dalla lama della retorica tanto ripudiata dal mainstream di nuova (de)generazione, in realtà erano spirito di quel tempo che vide tanto nella belle epoque quanto nell’autonomia ed autodeterminazione dei popoli sovrani qualcosa che la memoria di oggi ha tentato e tenta quotidianamente di cancellare.

La “scelta di Maria”, infatti, pur essendo un contributo notevole alla causa storica pecca proprio di questo; della paura più “nera” di affondare le radici in una sorta di celebrazione che avrebbe fatto comodo al nascente fascismo e di conseguenza visti i giorni di oggi al mai morente stesso e nello stesso tempo la paura per il ricordo e la celebrazione di “tutte le guerre” che possono coesistere solo nella asserzione democratica di “operazioni di pace”, seppur belliche, intendiamoci!

Varie sono le frasi evidenziate nel film dall’attore interpretante il ministro Bonomi che tiene a precisare che non deve essere una commemorazione finalizzata assolutamente a quel fascismo che inesorabilmente avanzava ma, per par condicio – nemmeno ostaggio di quel comunismo che ripudiava la guerra (pur avendola poi materialmente fatta e appoggiata) e che occupava le fabbriche e andava alla ricerca del più sottile cavillo per fare a botte con l’altra parte.

Insomma, in tutto questo pendant di intenti la “scelta di Maria” storia rivisitata di Maria Maddalena Blasizza di Gradisca di Isonzo, madre di Italia e del Milite ignoto, sembrano aver creato un bel paiolo di intenti che –a spasso con i tempi e con la nostra ragione “politicamente corretta” contemporanea – alla fine non ne hanno che potuto dare una idea distorta di quel che fu il progetto politico iniziale.

Sbagliata anche la scelta delle musiche; ci saremmo aspettati di sentire al di la del “Piave” le alpine “la Tradotta”, “sul ponte de’ Perati” visto che se non erro, c’è stato un pallido accenno a “Monte Nero”.

Invece, si è preferita una colonna sonora cupa che fosse in linea con le note più gotiche della modernità snaturando anche l’idea della canzone patriottica intenta a narrare e non sicuramente solo le gesta epiche dell’uno o dell’altro esercito, ma il sacrificio di quei poveri soldati corrosi dal fronte mangiati dal freddo e dai topi che imperversavano nelle trincee tra lo scoppio di una shrapnel e la creazione – scavando anche con le unghie –di un tunnel sotterraneo poi lasciato esplodere da quintali di gelatina.

Tutto questo il film non ce lo ha raccontato a parte qualche breve intermezzo crudo ripreso a pie’ pari dai documentari dell’Istituto Luce e della Commissione preposta al rinvenimento delle salme di militi ignoti che si inginocchiano davanti ai ricordi dell’altopiano di Asiago.

Sarebbe stato troppo chiedere anche un breve fotogramma del Grappa e dell’Isonzo o di una delle più tragiche battaglie della Prima Guerra Mondiale da parte italiana, quella sul Col di Lana nelle dolomiti Bellunesi sacrificio del 59° e 60° fanteria Calabria; sarebbe stato forse un azzardo non in linea con ciò che oggi c’è di più politicamente corretto chiedere anche menzione della “Taurinense” o degli “Arditi Fiumani” utilizzati tanto “alla festa della rivoluzione” quanto su le alte cime del Monte Cauriol; tutto sarebbe stato un azzardo e allora per modernizzare ed addolcire la vulgata, per far sì che[SS1]  il Milite Ignoto potesse essere anche nel 2021 di tutti e non di “una o un’altra falange” tutto si è commemorato e rispettato tranne quest’ultimo risucchiato nella tv del nostro democratico regime e ridato – come la stessa bandiera Sabauda – con il qr code arcobaleno e l’hastag “not in my name”.

Condannare la guerra come già abbondantemente fa e bene la nostra Costituzione Repubblicana è sicuramente un dovere di ogni cittadino civile ma addolcirne i contenuti per evitarne la retorica “di quello o altro partito” è semplicemente una scelta –a nostro modesto avviso –criminale.

Dipingere quelle persone attraverso l’inventiva del cinema più che la recitazione di quel che furono davvero è un imperdonabile errore storiografico di cui non potremmo chiedere i danni a nessuno perché seppur nel DNA, non siamo di certo avvocati di quei figli della Patria; ma se non siamo avvocati la coscienza più intima dovrebbe limitare il nostro modus operandi a esserne tanto meno giudici e condanne politically correct a parte dovremmo stare semplicemente in preghiera se crediamo o in silenzio se non abbiamo neppure un barlume di fede.


 [SS1]

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