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Nel 150° della inaugurazione della Camera dei Deputati a Roma – Il discorso pronunciato da S.M. Vittorio Emanuele II, Re d’Italia, all’apertura della seconda sessione della Legislatura XI^ il 27 novembre 1871

Signori Senatori! Signori Deputati!

L’opera a cui consacrammo la nostra vita è compiuta (Applausi vivissimi prolungati). Dopo lunghe prove di espiazione, l’Italia è restituita a se stessa e a Roma (Applausi)

Qui, dove il nostro popolo, dopo la dispersione di molti secoli, si trova per la prima volta raccolto nella maestà dei suoi rappresentanti; qui, dove noi riconosciamo la patria dei nostri pensieri, ogni cosa ci parla di grandezza; (Applausi) ma nel tempo istesso ogni cosa ci ricorda i nostri doveri: (Benissimo!) le gioie di questi giorni non c’è li faranno dimenticare.

Noi abbiamo riconquistato il nostro posto nel mondo difendendo i diritti della nazione. (Bravissimo!) Oggi che l’unità nazionale è compiuta, e si riapre una nuova era della storia d’Italia, non falliremo ai nostri principii. (Bene!)

Risorti in nome della libertà dobbiamo cercare nella libertà e nell’ordine il segreto della forza e della conciliazione. (Benissimo!)

Noi abbiamo proclamato la separazione dello Stato dalla Chiesa, e, riconoscendo la piena indipendenza dell’autorità spirituale, dobbiamo aver fede che Roma, capitale d’Italia, possa continuare ad essere la sede pacifica e rispettata del Pontificato. (Applausi)

Così noi riusciremo a tranquillare le coscienze come, con la fermezza dei propositi uguale alla temperanza dei modi, abbiamo saputo compiere l’unità nazionale, mantenendo inalterate le amichevole relazioni colle potenze estere.

Le proposte legislative che vi saranno presentate pere regolare le condizioni degli enti ecclesiastici, informandosi allo stesso principio di libertà, non riguarderanno che le rappresentanze giuridiche e la forma dei possessi, lasciando intatte quelle istituzioni religiose che hanno parte nel governo della Chiesa universale.

Oltre questo argomento gravissimo, le quistioni economiche e finanziarie richieggono principalmente le vostre cure.

Ora che l’Italia è costituita, si deve pensare a farla prospera collo assetto delle sue finanze; e ciò non può mancare se non ci vien meno quella virtù perseverante ond’è sorta la vita della nazione. (Applausi)

Le buone finanze ci daranno i mezzi per rinforzare gli ordini militari. I miei voti più ardenti sono per la pace, e nulla ci fa temere che possa venire turbata; ma l’ordinamento dell’esercito e della Marina, la rinnovazione delle armi, le opere di difesa del territorio nazionale esigono lunghi e maturi studi, e l’avvenire potrebbe chiederci severo conto di ogni improvvido ritardo. (Vivi applausi) Voi esaminerete i provvedimenti che a tale uopo vi saranno presentati dal mio Governo.

Non mancheranno altre proposte di grave momento, come quella riguardante l’autonomia dei comuni e delle provincie, il decentramento amministrativo in quella misura che non scemi forza allo Stato, e quelle per un unico Codice penale, per riformare l’istituzione dei giurati e per crescere uniformità ed efficacia agli ordini giudiziari. Noi verremo per tal modo vantaggiando la pubblica sicurezza senza la quale volgonsi in pericolo persino i benefizi della liberta.

Signori Senatori! Signori deputati!

Un vasto campo di lavoro vi sta dinanzi; compiuta l’unità nazionale, saranno, lo spero, meno ardenti le lotte dei partiti che ormai gareggiano solo nel promuovere lo svolgimento delle forze produttive della Nazione (Bene! Benissimo!)

E mi gode l’animo allo scorgere che già si manifesta a più indizi la crescente operosità della nostra popolazione. Al risorgimento politico seguita davvicino il risorgimento economico. Si moltiplichino le istituzioni di credito, le associazioni commerciali, le mostre d’arte e d’industria, i pubblici congressi degli studiosi. Conviene che Parlamento e Governo assecondino questo fecondo moto ampliando e rafforzando lo insegnamento professionale e scientifico, aprendo nuove vie di comunicazione e nuovi sbocchi al commercio.

L’opera meravigliosa del traforo del Cenisio è compiuta; sta per essere intrapresa quella del San Gottardo. La via mondiale che, percorrendo l’Italia, riesce a Brindisi e avvicina l’Europa alle Indie troverà aperti tre varchi alla vaporiera per attraversare le Alpi. La celerità dei viaggi, l’agevolezza degli scambi accresceranno le amichevoli relazioni che già ci legano ai popoli transalpini, e ravviveranno le nobili gare del lavoro e della civiltà.

L’avvenire ci si schiude innanzi ricco di liete promesse; a noi tocca rispondere ai favori della Provvidenza col mostrarci degni di rappresentare fra le grandi Nazioni la parte gloriosa d’Italia e di Roma (Doppia Salve di fragorosi applausi e grida di Viva il Re! Dalla Camera e da tutte le tribune)

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