di Salvatore Sfrecola
Si legge tutto d’un fiato. Quante volte l’ho scritto recensendo un volume che mi è piaciuto. È così anche per questo libro di Luca Maurelli, “La forza dell’amore, storia di una mamma che combatte senza fare la guerra”, con una introduzione del Cardinale Giovanni Battista Re e la Prefazione di Pippo Corigliano (Guida Editori, Napoli 2021, pp 117, € 10,00). Interessantissimo, una storia di vita autentica. Un romanzo in cui l’amore è protagonista pagina dopo pagina. L’amore di una mamma nei confronti dei figli, per noi che crediamo nella Famiglia, è scontato, non fa notizia. Eppure, a volte quella dedizione naturale, assume le forme che ci soffermiamo a considerare, ad ammirare, che qualifichiamo eroiche perché vanno al di là del consueto. Le ammiriamo e le raccontiamo come un esempio che in qualche modo ci affascina. Soprattutto quando, come in questo caso, l’impegno che la madre mette in campo per aiutare un figlio gravemente infermo trascina l’intera famiglia “incomparabilmente unita e solidale, con grande spirito di squadra, salda nei valori e sostenuta da una fede incrollabile”, come scrive il Cardinale Re. Confermato, da questa lettura, “nella convinzione che la famiglia è la risorsa più preziosa dell’umanità, oltre che l’istituzione fondamentale per una vita serena e umanamente equilibrata dei suoi membri, per una sana formazione delle generazioni, ma anche per affrontare le prove a volte terribilmente pesanti”.
E di prove pesanti questa famiglia ne ha dovute affrontare tante da quando si scopre che un figlio è malato, gravemente, a pochi mesi dalla nascita, al punto da aver bisogno di tutto, perché non può stare non solo in piedi ma neppure seduto. È disteso a pancia sotto. Ed è in questo momento che si mobilita l’intera famiglia, il padre, dirigente di banca avviato anche ad una brillante esperienza politica e parlamentare, economista, scrittore, Presidente del Comitato Tecnico Scientifico dell’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti (U.C.I.D.), la mamma, ovviamente, della quale il libro segnala non soltanto l’amore ma la capacità di organizzare accanto al figlio il supporto necessario che attua e dirige in proprio come motore dell’intera famiglia. Trae forza dall’amore materno che si alimenta di una cultura antica di quella “umanità forte e leale”, tipica del Sud, scrive nella prefazione Pippo Corigliano, “dove l’amore è vissuto con solidità, dove non si piange”.
Annamaria, così si chiama la nostra mamma, ha anche un ulteriore vantaggio. Quella cultura, quella umanità propria della sua terra, è irrobustita dal senso “dell’identità e della religione”, come scrive Maurelli che attarda a delineare le caratteristiche di questa donna “guerriera pacifica” che “vuole convincerlo, il destino, anche quando è cattivo e avanza verso di lei minaccioso e la segue in ogni angolo riservandole sorprese nascoste dietro angoli di felicità”.
È il romanzo di una donna, di una mamma, che è stata anche una insegnante amata dai suoi studenti, che la rimpiangono adesso che ha dovuto lasciarli. Ma è anche il romanzo di una famiglia nella quale l’armonia nasce dalla fede e dalla condivisione del ruolo, di padre, di figlio e fratello. Perché Roberto, come si chiama il figlio infermo, percepisce presenze che non sono solamente espressione di cristiana pietà, ma dell’affetto naturale che si deve ad ogni membro di quella straordinaria comunità che si chiama famiglia.
Il romanzo di Annamaria coinvolge naturalmente tutti, il marito Riccardo ed i fratelli visti nei loro impegni di studio e professionali che coltivano senza far mancare nulla alle incombenze loro proprie e alla famiglia e in particolare a Roberto.
Riccardo e Annamaria s’impegnano nella ricerca di quanto possa alleviare le condizioni del figlio con determinazione, consultando i medici ovunque emergesse la disponibilità della scienza ad esplorare nuove possibilità. Non sfuggono a qualche delusione ma poi riescono ad individuare chi può migliorare la condizione di vita di Roberto che, infatti, potrà stare non più steso ma seduto, una svolta significativa. Che dà fiducia ad una vita accettata con serena consapevolezza, tanto che è Roberto che in tante occasioni anima gli incontri in famiglia e con gli amici. E il romanzo della mamma, di mamma Annamaria diventa anche il romanzo della Famiglia, di papà Riccardo e dei fratelli.
Si legge tutto d’un fiato e si è indotti a tornare su qualche passaggio che è rimasto nella mente, che induce a riflettere, che, senza retorica, fa capire il valore permanente di quella “società naturale”, come la Costituzione qualifica la Famiglia specificando che la “riconosce” perché preeesiste anche allo Stato in quanto costitutiva delle aggregazioni umane, da sempre. Rigenerata dalla Fede religiosa e dai valori civili delle nostre comunità.