di Salvatore Sfrecola
Giornate cruciali in vista delle elezioni per il Presidente della Repubblica. Tra strategia e tattica i partiti cercano di portare a casa un risultato, un Capo dello Stato che sia in qualche modo di area, che possa dare assicurazioni di una futura attenzione sull’evoluzione delle vicende governative e parlamentari. E mentre Letta, Conte e Speranza cercano di immaginare un candidato che possa convincere anche il Centrodestra a convergere su un nome “di alto profilo e sicura moralità”, come si sente ripetere, Meloni e Salvini si trovano a gestire la non facile candidatura ombra dell’eterno Silvio Berlusconi, “l’impresentabile”, secondo le Sinistre e non solo. Con buona probabilità di trovarsi spiazzati al momento della scelta, tanto da doverla subire facendo finta di gradirla. Soprattutto se lo stile Berlusconi, quello che lo ha caratterizzato in tutti questi anni, di presentare la solita “figurina” scialba dovesse prevalere.
Ovviamente siamo alle ipotesi, in un contesto nel quale può accadere di tutto, anche all’ultimo momento, ove si giungesse senza significativi candidati, sia pure di bandiera ma idonei a saggiare il terreno, alla quarta votazione, quando basterà la maggioranza assoluta del Collegio elettorale per assicurare la successione a Sergio Mattarella. In un contesto nel quale la disgregazione dei grillini e la generale ossessione dei parlamentari del Centrosinistra per elezioni anticipate con buona probabilità di perdere definitivamente il seggio, per il calo dei consensi e la riduzione del numero dei posti di deputato e senatore, potrà alimentare la pattuglia dei “franchi tiratori”, che Paolo Cirino Pomicino, con eleganza tutta democristiana e ironia partenopea, chiama “liberi pensatori”.
Muoversi un questo contesto non sarà facile per Meloni, Salvini e Tajani che rischiano di arrivare tardi a suggerire un nome, gradito anche alla parte avversa, considerato che di ipotesi non ne sono state fatte, neppure in via teorica, richiamando personalità della politica e della cultura che possano almeno “sembrare” autorevoli e dotati di quella aura che li faccia ritenere “super partes”, per cui si possa immaginare che effettivamente rappresentino adeguatamente “l’unità nazionale”, come si legge nell’articolo 87, comma 1, della Costituzione.
La lunga diatriba sulla candidatura di Silvio Berlusconi, accompagnata dalle illazioni di parte della stampa sul numero dei voti a disposizione del Cavaliere e di quelli “possibili” ma non probabili, ha fatto perdere tempo agli strateghi della destra che avrebbero dovuto mettere in campo da tempo, sia pure segnalandone solamente una qualche generica autorevolezza politica o culturale, qualche personalità da lanciare sui media e da spendere al momento delle trattative. Metodo al quale l’attuale Centrodestra sembra incapace di ricorrere, come ha dimostrato nei mesi scorsi la scelta dei candidati a Sindaco di Roma, Milano, Torino e Napoli, individuati all’ultimo momento tra sconosciuti, tra l’altro poco illustri, così ingenerando la convinzione che di nomi spendibili con possibilità di successo non ne abbiano.
Naturalmente tutto è in alto mare ed ogni ipotesi è possibile e comunque prematura, ma al tavolo delle trattative i partiti che vogliano portare a casa un risultato importante devono avere a disposizione più carte. Tutte buone. E saperle giocare. Ad evitare che l’elezione del Presidente della Repubblica si riveli per il Centrodestra, sicuramente maggioritario nel Paese, una nuova “occasione mancata”, con effetti deleteri in vista delle elezioni del 2023.