di Salvatore Sfrecola
Ha detto bene Ferruccio de Bortoli che, richiesto di commentare le immagini degli orrori che l’esercito russo lascia dietro di sé in Ucraina, non ha avuto dubbi sulla loro autenticità, perché sono sotto gli occhi del mondo intero, in quei territori rappresentato da uno stuolo di giornalisti, nessuno dei quali ha dubitato che le stragi fossero autentiche. Anche perché l’esercito russo è noto per analoghi comportamenti in Cecenia ed in Siria.
Di più, perché è fuor di dubbio che le distruzioni che vediamo nei filmati delle televisioni, di immobili civili, sventrati, non sono dovute ad errori di mira, non si tratta di immobili in prossimità di istallazioni militari. L’esercito di Putin ha voluto distruggere, fare terra bruciata di città e villaggi. Intento degli autori di quelle distruzioni è spargere il terrore per indurre gli ucraini alla resa. E siccome i russi hanno fatto male i conti, nel senso che gli ucraini si sono rivelati più tenaci nel difendere la propria sovranità di quanto forse l’aspirante zar Putin si attendeva, lo sfregio delle città e il massacro dei civili è probabilmente anche effetto della frustrazione di un esercito che riteneva di vincere in pochi giorni.
Nel dibattito sulla guerra e sugli orrori denunciati, che sembra siano più di cinquemila, accade anche di leggere nei commenti di una parte della stampa consolidati sentimenti antiamericani, diffusi in settori dell’opinione pubblica, prevalentemente a destra. Probabilmente un residuo della Seconda Guerra Mondiale. Gli americani erano i nostri “nemici” fino all’armistizio del 1943. Un sentimento anti U.S.A. alimentato anche dal ricordo di atti, come il bombardamento di Hiroshima e Nagasaki o di Dresda o alcuni atti violenti durante la guerra nel Vietnam, che obiettivamente fanno ancora orrore, ma che non possono oggi essere portati a giustificazione di nuovi orrori.
Vorrei essere molto chiaro su questo. Quando sento dire e leggo che, “però”, qualcuno degli ucraini aveva usato violenza sui russi anni addietro, mi chiedo perché non si è risposto allora. E comunque, ogni episodio va visto nel suo contesto, e va condannato se contrario a quei sentimenti di umanità che dovrebbero guidare sempre gli stati e le persone, anche in tempo di guerra, ben prima delle regole del diritto internazionale e dei trattati.
La guerra è sempre una esperienza inumana ma va combattuta da soldati contro altri soldati, risparmiando, per quanto possibile, i civili, gli edifici non aventi scopi militari, i luoghi della cultura e dell’arte. Fa parte delle regole. E mi chiedo dov’è l’onore di un soldato che spara ad un uomo con le braccia alzate, ad una donna, ad un bambino? Dov’è l’onore di un esercito, dei suoi generali, delle autorità politiche quando accadono di queste cose e vengono tollerate? E stupisce l’insistere di alcuni organi di informazione, di alcuni politici nel cercare in qualche modo di minimizzare o addirittura di negare quegli orrori. I russi sono gli autori della strage di Katyn dove furono massacrati 10.000 ufficiali polacchi, una strage che durante la guerra fu attribuita ai tedeschi, per evitare che si incrinasse il fronte antinazista. Ragionando come ragionano quelli che evocano Hiroshima non c’è dubbio che gli eredi di Katyn sono i criminali di Bucha