Il libro di Alessandro Bernasconi ricostruisce l’epopea di Tangentopoli e il rapporto tra giornalismo e magistratura. Con un occhio al voto del 12 giugno
di Salvatore Sfrecola
1992- 2022, trent’anni da un evento giudiziario che ha cambiato radicalmente la storia politica italiana. È il titolo di un libro (Mani pulite, Luni editrice, Milano, 2022, pp. 226, € 22,00) a cura di Alessandro Bernasconi, Professore ordinario di Diritto processuale penale nell’Università di Brescia. Con lui Igor Pellicciari, Zeffiro Ciuffoletti, Ugo Finetti, Stefano Zurlo, Luca Fazzo, Filippo Facci, Piero Tony, Giuliano Spazzali e Salvatore Scuto, per ricostruire, nell’ottica propria delle varie esperienze e professionalità, lo scenario di un evento straordinario attraverso la lettura critica di un’inchiesta giudiziaria mai prima vista e dell’onda lunga persistente, “per riflettere sul dominante blocco culturale – il cosiddetto mainstream dei giorni nostri -, ovvero il frutto avvelenato di quella che Indro Montanelli definì “un’infame abdicazione”: quella del giornalismo nei confronti della magistratura”. Così nell’Introduzione il Prof. Bernasconi.
Come un sasso lanciato nello stagno, il volume esce alla vigilia della giornata (il 12 giugno) nella quale i cittadini saranno chiamati ad esprimere con un SÌ o un NO il loro giudizio su referendum che riguardano aspetti vari della Giustizia. Una chiamata al voto dalla quale i partiti che l’hanno promosso, soprattutto la Lega e quanti si sono schierati, si attendono una sorta di rivoluzione. Infatti, Bernasconi si augura che in caso di vittoria il SÌ rappresenti “l’occasione storica per la classe politica di riassumere, grazie alla spinta del voto popolare, la pienezza del proprio ruolo e di decidersi a porre mano ad una costituzione (datata 1948) le cui regole formali non rispecchiano più la sostanza delle cose. Solo una riforma della Carta fondamentale potrà introdurre la discrezionalità dell’azione penale e separare le carriere di giudici e pubblici ministeri”.
I contributi che arricchiscono il volume hanno per oggetto il “prima”, il “durante” e il “dopo” dell’inchiesta milanese che ha preso avvio a febbraio del 1992 ed ha avuto come effetto pressocché immediato quello di eliminare per via giudiziaria un intero ceto politico ed ha dato avvio a quella ventata populista che si è espressa negli anni più recenti con il Movimento 5 Stelle, non a caso il più agguerrito nello schierarsi per il NO ai referendum.
Il volume affronta lo scenario geopolitico e storico-culturale del momento, il rapporto con i partiti, l’orientamento inquisitorio del pool milanese, le caratteristiche antropologiche del gruppo di cronisti che frequentava la sala stampa del palazzo di giustizia. Emerge anche una critica ragionata al sistema della giustizia penale e alla persistente alterazione dell’equilibrio tra i poteri della democrazia che si è da allora realizzato con la prevalenza del potere giudiziario, a detrimento del legislativo e dell’esecutivo, che ha determinato un’emergenza, quale metodo stabile di governo che tuttavia si è rivelata un fallimento nel contrasto alla corruzione e alla criminalità d’impresa.
(da La Verità, 2 giugno 2022, pagina 13)