di Salvatore Sfrecola
Il bivio è quello che è di fronte a Matteo Salvini che, dopo le dimissioni del Presidente del Consiglio Mario Draghi, deve affrontare questa nuova situazione, il ritorno in Parlamento del governo per ottenerne la fiducia, come ha disposto il Presidente della Repubblica. Il bivio, perché Salvini deve decidere se continuare a partecipare a questo governo o sfilarsi e provocare una crisi definitiva con scioglimento delle Camere e ricorso al voto. È una scelta non semplice anche se devo dire che probabilmente non partecipare al nuovo governo e prepararsi quindi alle elezioni a breve, ottobre – novembre, determinerebbe un vantaggio per la Lega che non sarebbe coinvolta nello sfilacciamento dell’ultima tranche del governo, soprattutto non dovrebbe condividere misure drastiche, difficili, impopolari che si annunciano per l’autunno.
Da alcune dichiarazioni, quelle prudenti di Giorgetti e quelle più decise di Molinari, sembrerebbe che la dirigenza della Lega sia pronta alle elezioni e quindi a non continuare nell’esperienza di governo, manovra non semplice perché non è un nuovo governo quello che torna dinanzi alle Camere per ottenerne la fiducia. Quindi i ministri della Lega si dovrebbero dimettere prima del voto parlamentare. È una situazione complessa, difficile ma credo che sia necessario nell’interesse della Lega perché la prosecuzione dell’esperienza Draghi assicurerebbe ulteriori consensi a Giorgia Meloni che è il concorrente più temibile della Lega.
Saranno Salvini e la classe dirigente della Lega in condizione di fare la scelta di uscire del Governo? Dai segnali che ho prima richiamato sembrerebbe di sì e questo sarebbe anche convalidato da un certo attivismo di Salvini che sta cercando di assumere relazioni e conquistare consensi in un’area di ambienti professionali, come quello di “Lettera 150” guidato da Giuseppe Valditara che è stato officiato per fornire elementi di programma e uomini per il futuro governo ove prevalesse il centrodestra.
Vedremo nei prossimi giorni quale sarà l’atteggiamento della Lega e dello stesso Draghi il quale potrebbe voler chiudere per non essere coinvolto nella decisione di misure impopolari e continuare ad essere una “riserva” nel prossimo Parlamento nell’eventualità che non si riesca ad avere una maggioranza tale da assicurare la prevalenza del Centrodestra che pur ad oggi appare sicuramente maggioritario nel Paese. D’altra parte la candidatura di Draghi al Quirinale nella fase in cui si stava ricercando il successore di Sergio Mattarella dimostra che anche lui si rendeva conto di dover affrontare un momento difficile che avrebbe forse oscurato i suoi iniziali successi che gli avevano garantito un certo apprezzamento da parte del popolo italiano, apprezzamento che, secondo gli ultimi sondaggi, è notevolmente diminuito.