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Stato finanziere o Stato imprenditore?

di Paolo Nizza

La penuria di risorse energetiche, di materie prime e di quelle alimentari, le crisi climatiche, le immigrazioni incontrollate alimenteranno il malumore e le discussioni tra i Paesi. E al loro interno. I più forti scaricheranno i problemi sui più deboli. È quanto già accaduto in passato e quanto puntualmente si intravvede tra i Paesi dell’UE. Inutile nasconderlo.

L’Unione d’ora in avanti avrà più problemi di quanti non ne abbia avuti fin qui. Dovrà preoccuparsi non solo di recuperare il debito contratto dai Paesi europei e i suoi interessi – già trasferito in edge found alla finanza spregiudicata d’oltre oceano – ma dovrà anche fronteggiare le nuove emergenze.

Serpeggiano i malumori. Le maggioranze che hanno sostenuto i governi tendono a ricercare nuovi equilibri nelle formazioni politiche fin qui all’opposizione. Le aziende che delocalizzano, i giovani preparati che espatriano sono i veri problemi che i Governi dovranno affrontare. Il saldo vendita/acquisto di aziende sui mercati internazionali è per l’Italia tristemente negativo.

Lo Stato dovrà scegliere. Probabilmente dovrà dismettere la divisa di finanziere e tornare a fare l’imprenditore. Quel che la finanza internazionale teme di più. Gli alleati americani da che parte staranno?

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