di Salvatore Sfrecola
“La musica. Il problema è gravissimo: dobbiamo vergognarci. Abbiamo la più grande e lunga storia della musica del mondo. Monteverdi, Palestrina hanno influenzato tutto e noi calpestiamo questa tradizione unica”. Così Riccardo Muti intervistato da Federico Monga per La Stampa. Per il grande musicista è “un problema di educazione. In Corea o in Giappone le sale sono piene di giovani. Hanno scoperto da decenni la bellezza della nostra musica. In Italia è quasi ignorata dalle scuole o viene insegnata male. Tutti dovrebbero esserne educati fin dalla materna”. Perfettamente in linea con le richieste dell’UNAMS (l’Unione degli Artisti) che esprime la cultura dei Conservatori e delle Accademie, l’eccellenza italiana fin qui trascurata dalla politica, dalla sinistra soprattutto, che per Muti “non ha fatto molto per la cultura diffusa”.
Al Governo presieduto da Giorgia Meloni si rivolge, dunque, l’UNAMS e per esso ai Ministri Giuseppe Valditara e Anna Maria Bernini. Infatti il settore appare interessato dai due ministeri. All’istruzione si chiede, per la musica, l’estensione dell’insegnamento a livello sia culturale che professionale (l’apprendimento della musica è precoce) fin dalle scuole elementari con criteri che inducano i giovani ad un interesse concreto per la musica, a partire dalla classica per giungere a tutte le forme musicali che la nostra tradizione conosce. Interessare i giovani significa non imporre l’uso del flauto, come avviene solitamente, ma, in primo luogo, educare all’ascolto con un docente capace di far percepire il senso delle note, l’armonia che le collega. Solo così sarà possibile avviare, chi ha specifiche attitudini, anche all’uso di uno strumento, con possibilità di far emergere fin dai primi anni le eccellenze. E le scuole italiane saranno così finalmente allineate ai programmi d’insegnamento artistico e musicale dei paesi dell’Unione europea e di quelli più evoluti nel settore ovunque nel mondo.
È, dunque, un problema di ordinamento della scuola, ma anche di disciplina delle istituzioni per le quali la Costituzione del 1948, all’art 33, ha stabilito che “Le istituzioni di Alta Cultura, università e accademie hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato”.
Tuttavia, per queste istituzioni di Alta Formazione Artistica e Musicale (A.F.A.M.) si è dovuto attendere il 1999, quando la legge n 508 ha previsto per Accademie e Conservatori, l’autonomia di cui godono le Università. Con contestuale potestà di rilasciare lauree di primo e secondo livello. Infatti, il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 389 del 23 gennaio 2013 ha chiarito che “il quadro normativo…, evidenzia la sostanziale equiparazione delle Accademie e dei Conservatori di Musica alle Università”. Dando atto, con la sentenza n. 2179 del 18 aprile 2013, de “la completa equiparazione della laurea e degli altri titoli di studio universitari ai diplomi ed ai titoli di studio rilasciati dalle Accademie e dai Conservatori di Musica” nonché “il massimo grado di formazione riconosciuto nel settore culturale: settore accomunato alle università anche sotto il profilo dell’autonomia di ordinamento”.
Purtroppo, nonostante queste autorevoli pronunce, il settore dell’AFAM è stato privato, per volontà quasi unanime delle Confederazioni sindacali, dell’apposito comparto di contrattazione previsto dalla legge 508, con grave danno per docenti e studenti, in quanto è stato impropriamente immesso nel comparto della scuola di ogni ordine e grado. Con un’anomalia, esclusivamente italiana, che vede Accademie e Conservatori sottostare a due ministeri: dell’Istruzione, per il rinnovo contrattuale, e dell’Università per la restante normativa. Una straordinaria confusione, poiché il CCNL di lavoro, andando pesantemente ad incidere sulle autonomie, risulta in palese contrasto con quanto previsto dalla Costituzione e dalla legge che ne ha attuato i principi, la n. 508.
L’UNAMS intende, pertanto, portare all’attenzione del mondo politico il grave danno che è stato, sin qui, perpetrato e chiedere, in osservanza alla conclamata parità con le Università, il diritto di accedere, come le università, alla disciplina pubblicistica nel rispetto della Costituzione. Lo fa con un Convegno sul tema “AFAM: laboratorio per l’immagine dell’Italia nel mondo”, che si svolgerà il 28 novembre alle ore 15,30 nella prestigiosa Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, messa a disposizione per iniziativa del Sen. Maurizio Gasparri, Vicepresidente del Senato.