di Salvatore Sfrecola
Ho conosciuto Franco Frattini nei primi anni ’90, quando ricopriva i suoi primi incarichi di consulente ministeriale. Avvocato dello Stato a 27 anni, poi magistrato del Tar Piemonte, nel 1986 era diventato Consigliere di Stato a seguito di pubblico concorso. È in quegli anni che Frattini diventa Consigliere giuridico del Ministro del Tesoro, poi del Vicepresidente del Consiglio Claudio Martelli nel sesto governo Andreotti.
Avemmo occasione di scambi di idee nella mia veste di magistrato della Corte dei conti addetto al controllo del Ministero del Tesoro, poi di Consigliere giuridico del Ministro della sanità, Raffaele Costa, nel primo Governo Berlusconi, quando Franco Frattini ricopriva il ruolo di Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri. Mi colpì, in quella veste, l’assistenza che aveva prestato ad un Gruppo di lavoro promosso dal Sottosegretario alla Presidenza Gianni Letta per discutere della riforma delle pensioni di invalidità. Vi facevano parte il Ministro del tesoro, Lamberto Dini, quelli dell’interno, Roberto Maroni, accompagnato dal Sottosegretario Maurizio Gasparri, del lavoro, Clemente Mastella. Io avevo accompagnato il Ministro Costa. Frattini, che redigeva diligentemente il verbale della riunione, interveniva a chiarire aspetti giuridici che emergevano in tono problematico nella discussione. Sempre misurato, sicuro di sé, esponeva con chiarezza le sue argomentazioni nell’assoluto rispetto del ruolo dei ministri.
Apprezzato da Silvio Berlusconi per la sua conoscenza del diritto e per la sicurezza con la quale interveniva nelle discussioni a Palazzo Chigi, Frattini lascia momentaneamente la toga di magistrato amministrativo per la politica attiva alla Camera. È qui che continuano i nostri rapporti, soprattutto nel mio ruolo di Presidente dell’Associazione Magistrati della Corte dei conti. Frattini vanta molti amici a viale Mazzini e insieme cerchiamo di far fronte all’assalto di quanti vorrebbero limitare le funzioni del Giudice contabile. Presenta, su mio suggerimento, una proposta di legge che disciplina, come per il Consiglio di Stato, la nomina del Presidente della Corte dei conti in modo da limitare il potere del Consiglio dei ministri, che non potrà più scegliere un estraneo alla magistratura della Corte dei conti. Così, dopo Giuseppe Carbone, un Consigliere di Stato che Francesco Cossiga aveva spedito alla Corte dal Quirinale, dove era stato Consigliere giuridico di Sandro Pertini, diventa Presidente della Corte dei conti Francesco Sernia, il primo del ruolo, come mi aveva anticipato, pochi istanti prima che iniziasse il Consiglio dei ministri che l’avrebbe nominato, Sergio Mattarella, Vicepresidente del Consiglio che quella nomina “interna” aveva preso a cuore.
Con il Governo Dini, nel gennaio 1995, Frattini diventa Ministro per la funzione pubblica e per gli affari regionali. Dal 1996 al 2001 è Presidente del Comitato parlamentare di vigilanza sui servizi segreti. Nel frattempo, dal novembre 1997 all’agosto 2000, eletto Consigliere comunale a Roma fa sentire la sua voce in Campidoglio.
Nel 1996 è ancora vicino alla Corte dei conti. Il Governo adotta un decreto legge che limita la responsabilità amministrativa alle condotte caratterizzate da colpa grave (lo avrebbe voluto Cavour già nel 1852, ma la Camera subalpina aveva optato per la colpa lieve). Chiesi a Frattini di presidiare alla Camera quella normativa. Mi disse “abbiamo corso il rischio che passasse una mozione che limitava l’azione risarcitoria delle Procure della Corte ai fatti dolosi”. Un segnale della politica che molti alla Corte dei conti non hanno saputo cogliere.
Dal giugno del 2001 entra a far parte del Governo Berlusconi-Fini (Berlusconi II) come Ministro per la funzione pubblica. In questa veste organizza il primo, ed unico, Congresso Nazionale della Dirigenza Pubblica. Apre i lavori in un Palazzo dei Congressi affollatissimo. La sua introduzione dà conto dell’approfondita conoscenza dei meccanismi dell’Amministrazione pubblica che lo contraddistingue. Cede la parola al Vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini. La sua relazione ha un successo strepitoso. Ricordo un alto dirigente ministeriale che mi disse “finalmente abbiamo un riferimento”. Fini era stato brillante nell’esporre, con la sua consueta chiarezza, le sue idee sulla delicatissima questione, irta di aspetti tecnici, della riforma della dirigenza. Aveva utilizzato un’ampia bozza dell’intervento che avevo predisposto come suo Capo di Gabinetto.
Nel novembre 2002, subentra all’Ambasciatore Renato Ruggiero come Ministro degli Affari esteri. Anche questo ruolo sembra ritagliato apposta per lui, che con la consueta calma espone agli ambasciatori ed in televisione la politica internazionale dell’Italia, che porta in tutte le sedi, sempre apprezzato per quella sicurezza che caratterizza la sua profonda conoscenza dei dossiersulle vicende che interessano le relazioni internazionali.
Frattini nel 2004 lascia a Fini il Ministero degli esteri per ricoprire l’incarico di Commissario europeo per la Giustizia e la sicurezza interna.
È ancora Commissario europeo quando viene delegato dal Presidente del Consiglio al coordinamento degli interventi del governo per lo svolgimento delle Olimpiadi Invernali di Torino 2006. Pochi sanno che Frattini ha il titolo di Maestro di sci.
Nel 2008, in aspettativa dall’incarico di Commissario europeo, si candida alle elezioni italiane, restando poi in aspettativa fino alla formazione del nuovo governo Berlusconi IV in modo da evitare che la nomina del suo successore a Bruxelles potesse essere definita dal dimissionario governo Prodi. Formato il nuovo governo dà le dimissioni da Commissario, il secondo commissario europeo di nazionalità italiana a fare questa scelta di “priorità nazionale” sugli incarichi europei dopo Franco Maria Malfatti, Presidente della Commissione, dimissionario nel 1972.
Dal 2008 al 2011 Frattini torna alla Farnesina nel Governo Berlusconi IV. Dal settembre 2009 è promosso Presidente di Sezione del Consiglio di Stato, e nel 2012, rientrato a Palazzo Spada, è assegnato alla Sezione consultiva per gli Atti normativi.
Dal 2011 al 2013 è anche Presidente della Fondazione Alcide De Gasperi. Alle successive elezioni politiche del 2013, Frattini sostiene l’”Agenda Monti” del premier uscente e il suo movimento Scelta Civica. L’anno dopo torna Presidente di Sezione del Consiglio di Stato e sempre nel 2014 è componente dell’Alta corte di giustizia sportiva del CONI, organo giurisdizionale di ultima istanza dell’ordinamento sportivo italiano. Nel settembre 2014 viene nominato presidente del Collegio di Garanzia del CONI, carica mantenuta fino a gennaio 2022. Nel 2018, in occasione della presidenza italiana dell’OSCE, il ministro degli esteri Angelino Alfano lo nomina “Rappresentante speciale della presidenza OSCE per il processo di risoluzione del conflitto in Transnistria”.
Il 21 aprile 2021 viene nominato dal Consiglio dei ministri, Presidente Mario Draghi, Presidente Aggiunto del Consiglio di Stato. Il 14 gennaio 2022 il Consiglio di Presidenza della giustizia amministrativa lo designa all’unanimità Presidente del Consiglio di Stato, così subentrando a Filippo Patroni Griffi, eletto giudice della Corte costituzionale.
Ricordo che, quando discutevamo della nomina del Presidente della Corte dei conti che il Governo, prima della sua riforma, effettuava con ampia discrezionalità, mi disse “io so giorno, mese ed anno nel quale sarò Presidente del Consiglio di Stato”. È, infatti, consuetudine che il Consiglio di Giustizia Amministrativa, il Consiglio Superiore dei Giudici di Palazzo Spada e dei Tribunali Amministrativi Regionali, indichi al Governo un nome per il vertice della magistratura amministrativa, così assumendo il carattere della “designazione” quello che, secondo la lettera della legge, è un parere sulla richiesta del Consiglio dei ministri.
Lo scorso gennaio, nelle giornate concitate nelle quali si discuteva del possibile successore di Mattarella, viene fatto il suo nome quale candidato del Centrodestra per il Qurinale.
È morto alla vigilia di Natale a 65 anni a seguito di una grave malattia.
Unanime il cordoglio nel mondo politico, nelle magistrature, nelle amministrazioni. “Franco Frattini non è più con noi. Il Paese perde un grand’uomo, un grand commis di Stato, un uomo che ha servito le istituzioni con capacità, professionalità ed onore”. Così Forza Italia. E Berlusconi: “Franco Frattini è stato un vero servitore dello Stato: in Italia e all’estero dove si è fatto apprezzare da tutti per la competenza con la quale ha svolto il ruolo di Commissario europeo e poi di ministro degli Esteri. Di lui ricorderò sempre la grande capacità di affrontare col sorriso problemi complessi, di trovarsi a suo agio in ogni ruolo e la stima che ha seminato. Mancherà a me come a tutte le persone che hanno avuto la fortuna di poter collaborare con lui. Un abbraccio ai familiari”.
Il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, rende omaggio via Twitter a Franco Frattini. “Addio Franco. Ci lasci nella notte più speciale e straordinaria dell’anno, forse perché sei sempre stato una persona speciale e straordinaria”.
Anche Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, esprime il “Cordoglio per la scomparsa di Franco Frattini, uomo per bene, politico acuto e leale servitore dello Stato. Sincera vicinanza alla sua famiglia e ai suoi cari tutti in questo momento di dolore”.
“Grande mestizia” esprime Enrico Letta in un tweet.
Per Giorgia Meloni, che ne ha scritto sui social, Franco Frattini “era mio amico. Rivolgo a nome del Governo sentite condoglianze a famiglia e amici”. E lo ha definito “uomo garbato e intelligente”, nonché “servitore delle istituzioni”. “Saremo fieri di portare a termine la riforma del codice degli appalti alla quale aveva lavorato con dedizione”.
Per Roberto Calderoli, Ministro per gli affari regionali e le autonomie, “Perdiamo un uomo che per decenni ha servito bene le nostre istituzioni, dando il massimo impegno, con passione e serietà, mettendoci il cuore e mettendo la sua preziosa competenza da giurista al servizio del Paese”.
Giancarlo Giorgetti, Ministro dell’economia, lo ricorda ”con affetto e rispetto, grato dei suoi consigli, insieme abbiamo combattuto tante battaglie. Sempre misurato e preparato, si è sempre distinto per dignità e grande educazione”.