di Salvatore Sfrecola
Immagino che dietro la strenua difesa del presente da parte di alcune forze politiche ci sia un semplice calcolo elettorale. Infatti, si sente ripetere di “imprese di famiglia” nella gestione dei servizi di balneazione, che sarebbero danneggiate dall’applicazione della direttiva Bolkestein, la quale impone gli affidamenti degli arenili a seguito di gara pubblica a tutela della concorrenza.
La preoccupazione degli attuali gestori degli stabilimenti balneari sugli arenili ha certamente del fondamento, ma solo perché non sono disponibili ad entrare in competizione con la possibilità di dover corrispondere allo Stato, proprietario dell’area sulla quale operano, un canone più ragionevole.
Si dice, anche, che, aprendo alle gare, gli attuali gestori si troverebbero a confrontarsi con gruppi economici potenti, italiani ed anche stranieri, dimenticando che questa è la regola dell’economia liberale ed è un interesse dello Stato ad ottenere, dallo sfruttamento di aree demaniali, quanto è possibile secondo l’andamento dei prezzi di mercato. Ma, poi, la politica che conta i voti dei gestori e delle loro famiglie dovrebbe anche contare quelli degli utenti, che sono molti di più e che sovente hanno motivi di lamentare servizi spesso inadeguati, il più delle volte estremamente costosi.
La concorrenza, sotto la vigilanza dell’autorità pubblica, può assicurare servizi migliori e probabilmente a minor costo. Forse lo Stato potrebbe recuperare al bilancio, non solo somme ingenti dall’adeguamento dei canoni, ma, anche se questa è certamente una malignità, un po’ di quella evasione fiscale della quale si è tanto spesso parlato a proposito dei servizi di ristorazione e bar presenti in tutti gli stabilimenti balneari. O forse si è trattato solo dei casi che hanno interessato alcuni accertamenti della Guardia di Finanza?
In materia assume particolare rilievo l’iniziativa assunta dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il quale, in occasione della promulgazione della legge di conversione del decreto-legge del 29 dicembre 2022 n. 198, recante “Disposizioni urgenti in materia di termini legislativi”, ha inviato ai Presidenti del Senato, Ignazio La Russa, della Camera, Lorenzo Fontana, ed al Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, una lettera nella quale ha manifestato “specifiche e rilevanti perplessità”, in particolare con riferimento alle “le norme inserite, in sede di conversione parlamentare, in materia di proroghe delle concessioni demaniali e dei rapporti di gestione per finalità turistico-ricreative e sportive”. Ed ha fatto presente che “le predette disposizioni… sono difformi dal diritto dell’Unione europea, anche in considerazione degli impegni in termini di apertura al mercato assunti dall’Italia nel contesto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”. Per cui si “rendono indispensabili, a breve, ulteriori iniziative di Governo e Parlamento. Sarà infatti necessario assicurare l’applicazione delle regole della concorrenza e la tutela dei diritti di tutti gli imprenditori coinvolti, in conformità con il diritto dell’Unione, nonché garantire la certezza del diritto e l’uniforme applicazione della legge nei confronti dei soggetti pubblici e privati che operano in tale ambito”.
Non è, tuttavia, un problema formale seppure importante, quello dell’adeguamento alla normativa europea. Perché un po’ di buon senso e l’esperienza ci dicono che attraverso la concorrenza si ha una migliore resa del servizio. Ne abbiamo un esempio sotto gli occhi di tutti con il servizio ferroviario, Da quando c’è Italo, da utenti abbiamo potuto apprezzare un netto miglioramento dei servizi.