di Salvatore Sfrecola
La Guardia Costiera non ha bisogno di difensori d’ufficio, anche se è apprezzabile senza dubbio l’atteggiamento fermo del Governo nel rimarcare la correttezza degli uomini delle Capitanerie di Porto in occasione del naufragio del barcone di migranti sulla spiaggia di Cutro. A dire del ruolo della Guardia Costiera a tutela della vita umana in mare parlano le cifre, dei soccorsi nei confronti di quanti, avventuratisi con imbarcazioni fatiscenti nelle aree marine che segnano il percorso dei migranti, sono ancora vivi perché gli uomini e le donne della Guardia Costiera, espressione organizzativa delle Capitanerie di Porto, sono stati sul posto al momento giusto, spesso facendo fronte al loro impegno in condizioni al limite dell’impossibile come intuisce facilmente chi pon mente per un attimo alle condizioni meteomarine nelle quali le motovedette si avvicinano a mezzi dalle precarie condizioni di galleggiamento che potrebbero essere involontariamente danneggiate. È un’opera silenziosa, quotidiana che ha salvato migliaia di vite di disperati trasportati da autentici delinquenti senza scrupoli con mezzi che hanno difficoltà a navigare anche con mare calmo.
Al di là del soccorso in mare, che è doveroso per qualunque marinaio, la Guardia Costiera svolge un’importante funzione di vigilanza in mare, anche per garantire una navigazione sicura a chi percorre le rotte delle vacanze e del turismo. Si sente dire che qualcuno intenderebbe sottrarre al Corpo delle Capitaneria di Porto, che – è bene ricordarlo sempre – costituisce una articolazione della Marina Militare alcune funzioni relative agli usi civili del mare e alcune attività. Lo riferisce una breve nota diffusa, nel pomeriggio del 15 marzo 2023, da Conftrasporto. Non è ancora chiaro da queste anticipazioni quali funzioni e attività s’intenderebbe togliere alle Capitanerie di porto ed a chi sarebbero attribuite.
Mi auguro che sia una ipotesi destituita da fondamento, come si usa dire, ma non è da escludere che vi sia chi cerca di rivendicare un ruolo che l’istituzione della Guardia Costiera ha frustrato. Ricordo, essendomi occupato, per incarico dell’allora Ministro della Marina Mercantile, Giovanni Prandini, di predisporre gli atti relativi alla istituzione di questo speciale reparto delle Capitanerie di Porto di quanti ostacoli venivano frapposti da alcuni corpi dello Stato in quel momento non disponibili ad individuare, come si voleva, forme di collaborazione coordinate in relazione alle varie esigenze del controllo della navigazione e delle attività lecite e illecite che si svolgono in mare, questione non di poco conto per l’Italia che ha una notevole estensione delle coste ed una rilevante attività peschereccia e di navigazione da trasporto e da diporto, considerata anche la rilevante attività turistica che vede impegnate importanti compagnie di navigazione, italiane e straniere.
Allora fummo in grado di far fronte alle opposizioni interessate e fu il decreto istitutivo contro il quale ci fu chi indusse il Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, ad esprimere dubbi sulla sua legittimità. Cosa che il Presidente, uomo di buon senso e fine giurista, superò quando gli furono spiegate le ragioni della istituzione della Guardia Costiera nel rispetto delle norme del Codice della Navigazione e della normativa convenzionale sulla navigazione e sulla salvaguardia della vita umana in mare.
Al sentore dell’intenzione di ridefinire il ruolo della Guardia Costiera Conftrasporto e le sue federazioni Assarmatori, Federagenti, Federlogistica e Fise Uniport hanno manifestato il 15 marzo al Comandante Generale del Corpo delle Capitaneria di Porto – Guardia Costiera, Ammiraglio Nicola Carlone, la loro “preoccupazione” rispetto a queste notizie durante l’assemblea pubblica di Federagenti. Il Corpo, scrivono nella nota “con la propria autonomia operativa e la professionalità delle sue donne e dei suoi uomini, ha sempre rappresentato un’eccellenza nel garantire la sicurezza in mare e il rispetto di tutte le norme internazionali e nazionali che regolano le attività marittime e portuali. Ci appelliamo dunque al Governo affinché non si modifichi l’attuale equilibrio relativo alla governance della blue economy, manifestando totale appoggio al delicato lavoro del Corpo e del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti”.