di Salvatore Sfrecola
L’Italia è il Paese che letteralmente “ha inventato” la musica e l’Arte. Una lunga tradizione che nei secoli, con il concorso di tutte le aree del Paese e delle culture locali, ha creato scuole straordinarie, sempre rinnovatesi, alle quali si sono formati artisti che hanno onorato l’arte italiana, sicché oggi noi possediamo i migliori docenti del mondo, come dimostra il fatto che da ogni paese, anche dai più lontani che hanno una cultura molto diversa dalla nostra, in molti vengono a studiare o a perfezionarsi nelle nostre scuole. La musica è anche una straordinaria attrattiva turistica per gli italiani e gli stranieri che vengono a visitare l’Italia. Tuttavia, siamo l’unico Paese che, sottovalutando questa realtà storica e questo patrimonio artistico, continua a trascurare l’ordinamento di queste istituzioni. Infatti, mentre in tutta Europa e nel mondo, l’Alta Formazione artistica e musicale (AFAM) ha un ordinamento universitario, e universitario è lo stato giuridico dei docenti, i nostri insegnanti, che pure rilasciano un diploma di laurea, sono nel comparto della scuola secondaria, da quando nel 2016 i sindacati confederati hanno firmato con l’ARAN un Contratto Collettivo Nazionale Quadro (CCNQ) che ha previsto la chiusura del comparto specifico degli artisti (circa 6.000) immessi, insieme alla scuola secondaria (1.200.000 addetti) nel comparto “istruzione e ricerca”. Un vero paradosso se si pensa che i laureati stranieri, riconoscendo il valore dei nostri studi e dei nostri docenti, vengono a perfezionarsi in Italia presso Istituzioni che, però, non sono Università.
Un po’ di storia ci dice dell’attenzione che lo Stato ha dimostrato inizialmente per l’insegnamento della musica, artefice Giuseppe Verdi, per la sua notorietà mondiale un riferimento particolarmente autorevole, anche politico (era Senatore del Regno), per il settore musicale. Le sue indicazioni rimangono a lungo all’attenzione dei governi che 1918, Presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando, con il decreto Luogotenenziale n. 1852 del 5 maggio (Regolamento Generale sugli Istituti di belle arti, di musica e d’arte drammatica) definisce “il governo delle Accademie e degli Istituti di belle arti”. Il Regolamento stabilisce l’ordinamento degli studi, i corsi, le materie d’insegnamento, il reclutamento del personale docente e di supporto, i viaggi d’istruzione, le tasse d’iscrizione, le agevolazioni per i meno abbienti. Una disciplina completa ed organica che esalta il ruolo degli istituti e la professionalità dei docenti.
Passiamo direttamente al 1948, quando la Costituzione italiana, all’art. 33, comma 6, stabilisce che “Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato”. Espressione che ricomprende i Conservatori di musica, come ribadito dalla Corte costituzionale e dal Consiglio di Stato.
Tuttavia, la politica stenta a seguire l’indicazione costituzionale. Ciò perché, fra gli anni 60-70, in ragione della spartizione politica tra D.C. e P.C.I., il partito dei cattolici trascura la cultura, definita dal Ministro Scelba “culturame”, lasciando mano libera al Partito Comunista che occupa con suoi uomini, o con chi comprende che non sarebbe possibile far carriera altrimenti, le cattedre nei licei e nelle università, conquista spazi nei giornali e nelle case editrici, nelle compagnie teatrali e musicali.
In questo contesto, nel 1971 prendono forma all’interno di alcune facoltà universitarie, partendo dalla Facoltà di lettere e filosofia di Bologna, per iniziativa del grecista Benedetto Marzullo, i Corsi di laurea in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo (DAMS) che rilasciano un diploma di laurea in musica e arti visive al termine di un corso di studi che, dal punto di vista dell’addestramento all’uso di uno strumento musicale, non raggiunge l’eccellenza dei Conservatori. È la risposta del P.C.I. (non a caso l’iniziativa nasce nella “rossa” Bologna) alla scarsa penetrazione politica, soprattutto nei Conservatori di Musica, della sinistra.
In questa visione, come già si è detto, i Conservatori vengono relegati nel comparto della scuola secondaria (“secondarizzati”, secondo il linguaggio sindacale). Lo confermano nel 1974 i “Decreti Delegati” (riforma della scuola secondaria) che inglobano Accademie e Conservatori e, nel 1977, un disegno di legge, palesemente incostituzionale, nel quale si legge … omissis… L’“indirizzo musicale della scuola secondaria si attua nei conservatori di musica”.
Il Conservatorio di Roma reagisce. Ricorre ai giudici e vince i primi ricorsi. Con a capo la Professoressa Adriana Pannella a Santa Cecilia prende corpo un movimento che diventa presto un Sindacato, l’Unione degli Artisti (UNAMS). Lo dirigono il Maestro Claudio Scimone e la Professoressa Dora Liguori.
L’azione dell’UNAMS è incisiva, tanto che i giornali parlano del “fenomeno UNAMS”. Intervengono due fondamentali pronunce della Corte Costituzionale (30/5/91) e del Consiglio di Stato (23/6/92) che convincono il Ministro della Funzione Pubblica, Sabino Cassese (coadiuvato dall’On. Rodolfo Carelli), a far approvare, all’interno della finanziaria del 93, una norma attuativa dell’Art. 33 della Costituzione: “….omissis… le istituzioni di alta cultura di cui all’Art. 33 della Costituzione ed in particolare le Accademie di belle arti, le Accademie nazionali di arte drammatica e di danza e i Conservatori di musica hanno personalità giuridica e sono dotati di autonomia organizzativa, finanziaria, didattica, di ricerca e sviluppo, nei limiti con la gradualità e con le procedure previsti dal presente articolo”.
Negli anni 95-96, Presidente della Commissione Cultura della Camera, l’On. Vittorio Sgarbi, e l’On. Maria Burani presenta il primo D.d.L. di Riforma per Accademie e Conservatori, relatore un esponente moderato dell’opposizione, l’On. Luciana Sbarbati. Il disegno di legge, essendo Ministro della pubblica istruzione l’on. Giancarlo Lombardi, viene approvato alla Camera. È il Governo Dini.
È con i governi Prodi e D’Alema che il Ministro della pubblica istruzione, l’On. Luigi Berlinguer, frena l’iter del disegno di legge. Anche da Ministro dell’università la sua opposizione alla riforma è ispirata dalla sinistra comunista. Gli succede l’On. Ortensio Zecchino, storico del diritto medievale, il quale, coadiuvato ancora una volta dall’On. Carelli, appoggia il disegno di legge che, relatore il Sen. Franco Asciutti, viene approvato all’unanimità. È la legge 21 dicembre 1999, n. 508, di “Riforma delle Accademie di belle arti, dell’Accademia nazionale di danza, dell’Accademia nazionale di arte drammatica, degli Istituti superiori per le industrie artistiche, dei Conservatori di musica e degli Istituti musicali pareggiati”.
Un grande successo, indubbiamente. Tuttavia, non prevede, come da tutti richiesto, l’estensione ai docenti di Accademie e Conservatori del “sistema pubblicistico”, quello che, per le università, prevede la definizione per legge dello stato giuridico e del trattamento economico dei docenti, ma un autonomo comparto di contrattazione.
Si tratta di una “legge delega”, la cui attuazione richiede l’adozione di decreti legislativi. Negli anni 2000-08 l’attuazione della riforma è stata in gran parte bloccata. Il previsto comparto autonomo è stato aperto solo nel 2005. Dei regolamenti attuativi di cui all’art. 2, comma 7, della legge 508 ne sono adottati solamente 2 sui 9 previsti, per l’impegno del Consiglio Nazionale per l’Alta Formazione artistica e Musicale (CNAM) e all’intervento diretto del Parlamento. I diplomi accademici di 1° e 2° livello, previsti dalla legge, vengono attuati dall’Amministrazione soltanto “a livello sperimentale”.
È il 2009, quando, dopo aspre battaglie condotte dall’UNAMS, il Ministro della pubblica istruzione, Mariastella Gelmini, con il D.M. 30/9/09 attua l’ordinamento dei corsi triennali (laurea breve). Bisognerà attendere il 2013, per l’istituzione del biennio (laurea magistrale) grazie all’iniziativa dei Senatori Franco Asciutti (F.I.) e Vincenzo Vita (D.S.).
Nel 2016 viene riavviato il processo di secondarizzazione con il peggiore dei danni: ai sensi del D.Lgs. n. 165/2001 tutte le Confederazioni sindacali, tranne la Confederazione Gilda UNAMS, come abbiamo ricordato iniziando, siglano con l’Aran un CCNQ che prevede la chiusura dell’autonomo comparto di contrattazione AFAM e la contestuale immissione del settore nel comparto “Istruzione e Ricerca, in coabitazione, quindi, con la scuola di ogni ordine e grado, in spregio alla Costituzione e alle leggi seguenti.
Nel 2018, come prevedibile, e nonostante le garanzie di salvaguardia per i comparti soppressi, contenute nell’art. 8 del citato Contratto collettivo, Accademie e Conservatori vengono schiacciati dalle regole e dalle esigenze dei 1.200,000 addetti della scuola secondaria. Neppure una parola per l’AFAM, ed essendo il contratto unico, tutte le regole previste si applicano anche ad Accademie e Conservatori di Musica. Il contratto è, per vari aspetti, inattuabile e viene fatto oggetto di innumerevoli ricorsi, con soddisfazione di numerosi avvocati!
Giungiamo a gennaio di quest’anno quando l’ARAN, restringe a solo due persone per sindacato la partecipazione, in presenza, alla trattativa per il nuovo contratto collettivo. Come ovvio trattano i rappresentanti della scuola dei 1.200.000 addetti. All’AFAM viene preclusa anche la da remoto. Solo l’intervento, sollecitato dall’UNAMS, del Ministro della Funzione Pubblica, Sen. Paolo Zangrillo, e l’intervento di alcuni giornali, tra cuiLa Verità, riescono a bloccare quello che è un vero attentato alle libertà sindacali e alla democrazia.
Questo essendo lo stato delle vicende che dal 1918 alla data odierna hanno interessato Accademie e Conservatori, l’UNAMS sollecita il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ed i Ministri dell’istruzione, Giuseppe Valditara, e dell’università, Anna Maria Bernini, per quanto nella competenza di ognuno, perché le Accademie ed i Conservatori italiani siano equiparati alle analoghe istituzioni estere con un provvedimento legislativo che riconosca ai docenti AFAM il diritto ad uno stato giuridico disciplinato per legge, come per i docenti universitari che, al pari di loro, rilasciano diplomi di laurea. Anche per dare attuazione alla legge 508 del 1999 che ha riformato, come detto, il settore dell’Alta Formazione Artistica e Musicale, come ricorda sempre la Prof.ssa Dora Liguori, Segretario Generale dell’UNAMS, segnalando che in ogni caso il rispetto della Costituzione deve guidare il Governo nella fase attuale.