di Salvatore Sfrecola
Questa mattina alle 08:53 è partito da Roma Termini il primo convoglio delle Ferrovie dello Stato diretto a Pompei. Partirà ogni terza settimana del mese per portare visitatori in uno dei comprensori archeologici più famosi al mondo, grande esempio della storia e della cultura romana. Il treno rientrerà a Roma nel pomeriggio. Nel corso del viaggio saranno messe a disposizione dei passeggeri clip che illustrano quel che potranno ammirare tra le strade, le case e le piazze dell’antica città. È probabile ed è possibile che il treno possa raggiungere in futuro altre località prestigiose, come Paestum per rimanere nell’area campana, straordinaria esperienza di architettura greca in Italia.
L’iniziativa è stata del Ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, ed ha trovato pronta accoglienza in RFI-Ferrovie dello Stato. Al viaggio inaugurale è stata presente anche il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ha sottolineato l’importanza della cultura nello sviluppo economico e sociale del Paese. Chi diceva che “con la cultura non si mangia” è clamorosamente smentito.
Attento alla storia, devo dire che l’idea di Sangiuliano l’aveva già avuta Camillo Benso di Cavour che il 1° maggio 1846, commentando una voluminosa opera di Ilarione Petitti di Roreto, pubblicata nel 1845, sulle ferrovie del Regno di Sardegna, aveva esaltato il ruolo del nuovo mezzo di trasporto, che aveva ammirato in Inghilterra, per lo sviluppo dell’economia dell’intera Italia. Non solo. Il giovane (era nato nel 1810), che sarebbe diventato un grande statista, attribuisce alle ferrovie una funzione “un potente strumento di progresso materiale”, con una visione dell’intera Italia che “può nutrire grandi speranze nelle ferrovie. Rendendo pronte, economiche e sicure le vie di comunicazione interna, facendo sparire in qualche modo la barriera delle Alpi che la separano dal resto dell’Europa e che sono così difficili da valicare per una parte dell’anno, nessun dubbio che l’afflusso di stranieri che vengono ogni anno per visitare l’Italia aumenterà in maniera prodigiosa. Quando il viaggio da Torino, Milano, a Firenze, Roma e Napoli richiederà meno tempo e minor fatica di un giro di un lago svizzero, è difficile calcolare il numero di persone che verranno a cercare in queste contrade, piene di attrattive, un’aria più salubre e più pura per la loro salute malferma, ricordi per la loro intelligenza o anche solo semplici distrazioni dalla noia che sviluppano le brume del Nord. I profitti che l’Italia trae dal proprio sole, dal suo cielo privo di nubi, dalle sue ricchezze artistiche, dai ricordi che il passato le ha lasciato, cresceranno certamente in una proporzione considerevole”.
Evidente il riferimento al patrimonio culturale come attrattiva degli stranieri richiamati nel bel Paese non solamente dal clima ma anche dalle “ricchezze artistiche”. Sicché, concludendo sul punto, osserva come “la presenza di una gran massa di stranieri in mezzo a noi rappresenta a colpo sicuro una fonte di profitto”. Persone “ricche e oziose” che contribuiscono alla nostra economia con valuta pregiata. Cavour, che ha fatto di tutto alla guida del governo, dimostra che avrebbe potuto fare non solamente il ministro delle finanze, come è stato, ma anche quello della cultura e del turismo, che non c’erano ancora