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Sangiuliano, ambasciatore della cultura, altro che “Ministro delle cerimonie”

di Salvatore Sfrecola

Devo dire che a me Vincenzo De Luca, Presidente della Regione Campania, è simpatico. Lo ascolto sempre con interesse. Le sue esternazioni sono pungenti e puntuali, non di rado ironiche, e dimostrano una dote, non consueta tra i politici, un’assoluta indipendenza. Nei confronti del suo partito, infatti, De Luca manifesta le sue idee apertamente, anche quando sono contrarie a quelle dell’establishment. E questo è dimostrazione della sua capacità di relazionarsi con l’opinione pubblica, con l’elettorato. La democrazia presuppone, infatti, il confronto fra la proposta di un candidato e la risposta dell’elettore. 

Detto questo, non sono d’accordo con l’intervento, che immagino abbia ritenuto improntato a sottile ironia, che il Presidente campano ha riservato al Ministro Sangiuliano, prendendo spunto da alcune disfunzioni organizzative rilevate nel corso dell’inaugurazione della linea ferroviaria Roma-Pompei finalizzata a favorire la presenza di visitatori nell’area archeologica più famosa al mondo. In quell’occasione i giornalisti ed un buon numero di invitati hanno sofferto il caldo, trattenuti per qualche tempo all’ingresso degli scavi. Ma cosa c’entri quanto è accaduto il 16 luglio a Pompei con il presunto “presenzialismo” del Ministro mi sfugge. E soprattutto ho difficoltà a ritenere che le battute di De Luca possano aver fatto sorridere qualcuno: “invito tutti quelli che devono fare un battesimo, una prima comunione o una cresima. Mandate l’invito a Sangiuliano. Lui verrà, magari con un giglio bianco in mano a prendersi la bomboniera”. Mi pare francamente un fuor d’opera.

Il Ministro che, di professione, fa il giornalista e quindi è certamente capace di comunicare, con la sua partecipazione ad eventi vari, di competenza della sua amministrazione, evidentemente risponde all’invito dei dirigenti del Ministero o di autorità locali, anche estere, in occasione di eventi, i più vari, ricorrenze, inaugurazione di mostre, presentazioni di libri, di restauri, dell’apertura di nuove sale museali. E così richiama l’attenzione dei cittadini e dei mass media, oltreché delle altre autorità del governo, sulla varietà e vastità del patrimonio artistico italiano, una realtà nella quale ovunque siamo immersi, che fa parte del nostro habitat e, pertanto, a volte è trascurata. Infatti, quando uno di noi esce di casa, se non vive in campagna o sui monti, incontra inevitabilmente un monumento che è parte della storia di quel territorio, di quella comunità. È proprio in ragione di questa abbondanza straordinaria di beni di grandissimo pregio storico-artistico che ad ognuno di noi pare scontato girare l’angolo e trovare una colonna greca, etrusca o romana, una chiesa romanica, un palazzo medievale, un castello.

Fa bene, pertanto, il Ministro Sangiuliano a valorizzare, con la sua presenza, con le sue parole, biblioteche, mostre, musei, siti archeologici, in ogni occasione richieda la presenza dell’autorità politica, chiamata a decidere sull’organizzazione dei servizi o sulla distribuzione delle risorse disponibili. Perché quella presenza potrebbe anche indurre qualche operatore economico a sponsorizzare una iniziativa che altrimenti non disporrebbe di adeguati fondi di bilancio.

Per criticare il Ministro, De Luca prende a prestito dalla Prima Repubblica l’abitudine dei politici di assicurare la loro presenza a cerimonie varie, dai battesimi alle prime comunioni, alle cresime, ai matrimoni, per essere vicini agli elettori e alle loro famiglie. In quel tempo, due personalità diverse, ma importanti a livello di partito e di governo, Giulio Andreotti e Remo Gaspari, non trascuravano mai l’occasione d’incontrare amici ed elettori, proprio per sottolineare quel rapporto che, all’epoca del voto di preferenza, era necessario mantenere e valorizzare, in particolare da leader di partito e di correnti, come lo erano nel Lazio Giulio Andreotti e in Abruzzo Remo Gaspari.

Una realtà, dunque, lontana nel tempo, diversissima. Vincenzo De Luca mi perdonerà, dunque, se dissento dalle sue considerazioni, perché vorrei che il Ministro giungesse laddove nessuna autorità governativa si è fatta vedere per stimolare l’attenzione per le realtà locali, come desidera la gente, anche la più modesta che, tuttavia, sente come propria la statua, l’arco, il pozzo, la chiesetta del paese natale. E nell’Italia dai 1000 campanili, in cui storia, cultura e politica, i comuni toscani o le città libere della Puglia, s’intrecciano lungo i secoli a straordinarie esperienze umane nella realtà dei borghi, dei paesi, delle città, non c’è insediamento, anche il più piccolo, che non abbia i suoi monumenti meritevoli di attenzione.

È giusto, dunque, che il Ministro con la sua presenza faccia conoscere agli altri italiani che non ci sono mai stati, quel borgo, quel paese, quella piccola città. Perché potrebbero essere invogliati a visitarli proprio dalla presenza del Ministro che inaugura una mostra, presenta un libro o il restauro di un quadro o di un immobile colpito dall’ingiuria del tempo o delle avverse condizioni atmosferiche, come nelle recenti alluvioni che non hanno risparmiato pezzi della nostra storia.

E poiché io sono convinto da sempre che il richiamo turistico italiano vada individuato nel nostro patrimonio storico-artistico, molto più che nel sole e nel mare che pure, insieme a laghi, fiumi, boschi, hanno reso famoso nel mondo il bel Paese, credo che la cultura costituisca un assist insostituibile per il nostro turismo e lo straordinario indotto, artigianale ed enogastronomico. Che favorisce investimenti in ogni regione d’Italia con straordinarie possibilità di lavoro che, anche quando dilagherà l’uso dell’intelligenza artificiale, continueranno ad assicurare l’impiego di molte e variegate professionalità.

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