e spera di godersi un riposo che ritiene meritato, senza dover scrivere di politica e di economia per qualche giorno. E neppure di storia per l’inclita e il volgo. Rinvia, quindi, alla prossima settimana note e commenti sui fatti che nel frattempo dovessero interessare gli italiani, alle prese con i problemi di sempre che la politica si è incaricata di risolvere, sia pure gradualmente, nei limiti delle disponibilità di bilancio, purtroppo scarse, per le vicende che comportano spese, ed in relazione alla capacità di gestire la cosa pubblica, per quanto riguarda il funzionamento degli apparati.
Il governo, nel quale predomina una forza politica da anni all’opposizione, appare, in alcune sue componenti, non avere una conoscenza dell’amministrazione adeguata, e, pertanto, a volte impacciato, circondato da grand commis, Capi di Gabinetto, Capi degli Uffici legislativi e Consiglieri quasi tutti tratti dai precedenti governi, in particolare vicini al Partito Democratico, un tema sul quale ho già scritto invitando altri a riflettere.
Ho guardato con fiducia fin dall’inizio all’impegno del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e credo che non sarò deluso, anche se la squadra di governo è, a mio giudizio, per alcuni aspetti carente della inventiva necessaria per innovare, semplificando la vita degli italiani, anche a legislazione vigente.
Sono, infatti, da sempre convinto che molto si possa fare senza ricercare nuove regole ma facendo funzionare quelle esistenti o correggendole. E valga per tutti l’esempio del richiamo al dovere scolastico nell’area della scuola dell’obbligo che già era sanzionata all’inizio del ‘900 e prima ancora, quando, come abbiamo letto nelle cronache del Regno d’Italia, i Carabinieri si recavano a casa dei ragazzi non iscritti a scuola per prelevarli e portarli negli istituti dove avrebbero dovuto formarsi. Oggi si stabiliscono nuove sanzioni a carico dei genitori. Forse sarebbe stato sufficiente applicare le vecchie norme che i partiti dei governi precedenti hanno trascurato creando una vasta area di giovani impreparati, incolti, incapaci di rispondere alle richieste delle imprese, facilmente preda della malavita, come nelle aree che l’on. Meloni si è impegnata a bonificare.
Io vorrei, in sostanza, che il governo, oltre a presentarsi agli italiani con richiami al proprio programma e alle promesse elettorali fosse più attento alla semplificazione della vita degli italiani, per tutti un vantaggio di gran lunga superiore a quello della distribuzione di un po’ di risorse, come è stato fatto in precedenza con le mancette di Matteo Renzi e del Movimento 5 stelle. Far funzionare l’apparato pubblico significa agevolare l’apertura di nuove attività imprenditoriali, oggi impedite dalla molteplicità delle autorizzazioni richieste, sovente occasione di corruzione, facilitare i commerci magari con qualche ritocco all’iva, imposta a volte platealmente evasa, per favorire i consumi che, non va mai dimenticato, sono al centro dello sviluppo dell’economia, perché dai consumi derivano le produzioni di beni e servizi e da esse l’occupazione che, a sua volta, attraverso le retribuzioni degli addetti, determina disponibilità di risorse da spendere sul mercato dei beni di prima necessità o anche di quelli voluttuari, ma comunque in modo da agevolare il mercato.
Rinvio al mio ritorno più puntuali e più specifiche riflessioni che vogliono essere in ogni caso di supporto a chi governa perché l’arte del “buon governo”, come ha insegnato Luigi Einaudi, è fondamentale nella vita democratica di un paese.