di Salvatore Sfrecola
Questa mattina in Senato, nella sala Nassiria, sarà presentato, ad iniziativa dell’Unione degli Artisti (UNAMS) un volume contenente gli atti di un convegno che si è tenuto al Ministero degli affari esteri il 21 giugno, in occasione della Festa Europea della Musica, con il patrocinio del Ministro degli esteri, Antonio Tajani e del Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini.
Il Convegno, al quale hanno dato il loro contributo le più importanti istituzioni musicali, dal Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma al Conservatorio di Pechino, dal Mozarteum di Salisburgo al Conservatorio di Budapest ed a quello di Istanbul, per citarne solo alcuni, ha consentito un confronto tra i vari livelli di istruzione musicale, ovunque strutturati in una filiera che, dai livelli più elementari giunge alle università che rilasciano diplomi di laurea.
L’occasione ha consentito al Segretario Generale dell’Unione degli Artisti, Professoressa Dora Liguori, di rivendicare l’esigenza di dare attuazione a quanto si attende dal 1999, quando la legge n. 508 ha delegato il Governo ad emanare decreti legislativi (regolamenti) nel rispetto del principio costituzionale, contenuto nell’art. 33, comma 6, secondo il quale le Istituzione di Alta Formazione Artistica e Musicale (AFAM) “hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato”.
Con la legge n. 508 del 1999, di Riforma delle Istituzioni di Alta Formazione Musicale e Coreutica (AFAM), queste sono enti di formazione che, al pari delle Università, rilasciano titoli di primo e secondo livello, nonché diplomi di dottorato di ricerca. Pertanto, dal 1999, è compito della scuola di ogni ordine e grado preparare le future generazioni di artisti (musicisti e danzatori).
Nel luglio del 1999, pochi mesi prima dell’approvazione della legge 508, grazie all’impegno di numerosi parlamentari, è stato attuato un percorso formativo che, già sperimentale, introduce nelle scuole medie lo studio dello strumento musicale (legge 3 maggio 1999, n. 124), concepito come primo tassello di una “filiera musicale” funzionale ad assicurare una progressiva formazione degli artisti.
La Riforma Gelmini (d.P.R. 89/2010) ha introdotto un ulteriore liceo ad indirizzo musicale e coreutico. In pratica, unitamente alle materie comuni a tutti i licei è stato previsto, per la musica lo studio di uno strumento musicale e delle relative materie teoriche. Per la danza: la danza classica e la danza contemporanea e relative materie teoriche. Questo indirizzo solo oggi, dopo oltre dieci anni, inizia a produrre i suoi frutti.
Nella scuola primaria, ad oggi, manca un percorso strutturato. Unico atto normativo è il D. M. n. 8 del 2011, che introduce lo studio dello strumento musicale alle elementari. Tuttavia, questa riforma non ha avuto una grande applicazione in ragione della scarsità di personale. Altre possibilità di studio sono date da alcune norme che consentono percorsi formativi attivati in forma di progetti, anche per brevi periodi o per singole annualità scolastiche.
Permangono, però, alcune difficoltà, essenzialmente dovute a norme di legge che ancora non indirizzano verso un percorso specializzante e professionalizzante, attraverso un indirizzo curriculare finalizzato alla formazione delle future generazioni di artisti.
Infatti, nel corso di questi ultimi anni lo studio della musica e delle arti, nei percorsi scolastici (medie e superiori), è stato immaginato come funzionale alla conoscenza delle arti in termini esclusivamente culturali, trascurando che occorre garantire la sopravvivenza delle arti attraverso la preparazione professionale a tutti i livelli dei futuri artisti.
Manca, ad oggi, un percorso coreutico (danza) nella scuola secondaria di primo grado, nonché un percorso formativo musicale e coreutico nella scuola primaria (sia la musica che la danza necessitano di un apprendimento precoce). Altresì, pur esistendo la media ad indirizzo musicale, non è possibile studiare alcuni strumenti esistenti poi nei corsi liceali (ad esempio contrabbasso, viola ecc.)
Tanto premesso, sia pure sinteticamente, poiché le Istituzioni AFAM denunciano difficoltà in merito a debiti di preparazione in ingresso degli studenti, si rende necessario intervenire individuando, con chiarezza, un percorso formativo che, dalla scuola primaria in poi, possa accompagnare le future generazioni di artisti in una progressione “professionalizzante”. In assenza di esso, lo Stato cederà il passo a strutture private che sostituiranno la formazione pubblica, da sempre fiore all’occhiello del “sistema Italia”.