di Mario Tassone
Non meraviglia la posizione dell’on. Meloni che è coerente con la sua esperienza , ma fanno senso i commenti di tanti come se si trattasse di una semplice modifica della Costituzione e non di un disegno che sostanzialmente la cancella.
Non più una Repubblica parlamentare ma al centro il “premier” eletto direttamente dal corpo elettorale.
L’Ungheria, la Polonia, per restare in Europa, sono modelli seguiti.
Gli USA hanno un Parlamento forte che bilancia i poteri del presidente invece la ‘“riforma” Meloni lascia un Parlamento esangue con un esecutivo che diviene il motore della produzione legislativa.
L’equilibrio della tripartizione dei poteri svanisce.
Concordo con quanti hanno sollevato importanti questioni.
Il tema vero è la volontà di sovvertire le fondamenta della nostra democrazia in un ritorno a un passato dell’uomo forte, che sacrifica la centralità delle istituzioni di democrazia rappresentativa.
L’on. Meloni parla di stabilità e di fine sostanziale degli “inciuci dei partiti”.
Analoghe la motivazione alla base della riforma elettorale del 1994, che non ha garantito le auspicate stabilità e semplificazione della politica anzi …
I governi della cosiddetta prima repubblica duravano poco ma le direttrici di fondo non cambiavano.
Il provvedimento in discussione è un obbrobrio giuridico-istituzionale.
Elezione diretta del premier, figura che ha una legittimazione maggiore rispetto al presidente della Repubblica, il quale conserva prerogative ridotte.
Non più lo scioglimento delle Camere che è affidato al parlamentare che sostituirebbe il presidente del Consiglio dimissionario se a sua volta rinuncia a formare il governo. Un imbroglio.
La posta in gioco, quindi, è la democrazia rappresentativa e partecipata.
Le opposizioni hanno una voce debole.
I 5 Stelle e il PD furono artefici della umiliazione del Parlamento.
Una mobilitazione deve nascere nella coscienza del Paese.
Questa è la madre delle battaglia per salvare valori di riferimento di una grande storia umana.
La destra destra ha assorbito Forza Italia, cadono le speranze del moderatismo di un partito che ha una guida mesta.
La Lega ha contrattato l’autonomia differenziata (una contraddizione su cui la presidente del consiglio sorvola, contravvenendo ad uno dei valori fondanti del suo partito).
Pensavamo che dopo la sospensione della democrazia e della politica seguìta al golpe di alcune procure e di una certa sinistra negli anni ‘92-93, il Paese potesse ritrovare l’agibilità democratica e non la sua definitiva negazione, che bisogna scongiurare.
Sono convinto che il Paese ,quando sarà chiamato, con il referendum, a scegliere non disperderà il patrimonio di civiltà conquistato con immani sacrifici.
Mi auguro che tanti che provengono dalla esperienza cristiana e democratica trovino la forza e l’orgoglio per sottrarsi dalla morsa del potere per fare una battaglia per la libertà questa si sarà ….la loro !