di Salvatore Sfrecola
In occasione della “Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità”, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non ha trascurato di far sentire la sua voce. Ed ha ricordato che “a distanza di 17 anni dalla approvazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, ancora numerosi sono gli ostacoli all’esercizio di diritti fondamentali in ambito sociale, politico, lavorativo ed economico”.
Significativo, nelle parole del Capo dello Stato, il riconoscimento del ruolo fondamentale delle famiglie nell’assistenza materiale ed economica ai disabili. “Nel nostro Paese – ha detto il Presidente nel suo messaggio – le famiglie rappresentano, da sempre, il principale sostegno per le persone con disabilità, impegnate in sfibranti battaglie per cercare di sopperire alle carenze assistenziali e sociali a cui i loro cari sono esposti. Abbiamo il dovere di riconoscere l’enorme valore di coloro che si prendono cura dei propri cari, trovandosi spesso a dover rinunciare al lavoro, alle proprie aspirazioni”.
È la cruda realtà che il Capo dello Stato ha voluto segnalare alle forze politiche e di governo. È vero! Chi ha in casa un disabile spesso deve limitare il proprio impegno lavorativo e mettere a disposizione risorse per garantire la necessaria assistenza alla persona che ne ha bisogno. Tutto questo lo Stato gravemente trascura. Anzi il sistema tributario aggrava le condizioni economiche della persona con disabilità e la sua famiglia in nessun modo alleviando gli oneri destinati ad assicurare una vita dignitosa al disabile. Infatti, è assolutamente inadeguata la deduzione dal reddito imponibile del costo sostenuto per i badanti, a titolo di paga e di contributi, neppure nel caso di un disabile totale. Che se dispone di qualche reddito, perché i genitori con personale sacrificio gli hanno assegnato dei beni proprio per garantirgli nel tempo la necessaria assistenza, subisce dal fisco quello che può essere definito un vero e proprio accanimento. Fuor di metafora, un esempio concreto può chiarire a chi fa finta di non capire. Parliamo di un disabile totale che ha bisogno di assistenza h 24, che quindi comporta due badanti, di cui uno presente la domenica e i giorni festivi e una mezza giornata la settimana. Il costo è di circa 2.000 euro al mese, al quale si aggiungono i contributi che sono di oltre 800 euro a trimestre. Nel caso preso in esame la persona gode di una pensione di riversibilità e dell’indennità di accompagnamento intorno a 2.000 euro, certamente buona se non dovesse pagare i badanti. Ha, altresì, una ulteriore entrata per l’affitto di due appartamenti ad un canone di 1000 euro ciascuno. Messe insieme queste entrate la persona ha pagato a novembre un modello F24 di oltre 2500 euro. A dicembre, entro il 18, dovrà pagare il saldo dell’IMU per quegli immobili, altre 2487 euro. A queste “uscite” vanno aggiunto il vitto, il costo delle utenze, il condominio. È evidente che i conti non tornano. Anche un bambino comprenderebbe, non lo Stato, non il Governo, che questa persona è destinata ad una continua erosione dei pochi risparmi che la famiglia ha messo a sua disposizione. Questa persona, assistita in famiglia, anche con l’aiuto dei badanti, non costa allo Stato come se fosse ricoverata in un istituto pubblico, dove certamente avrebbe difficoltà ad essere assistita stante quel reddito che dobbiamo definire figurativo, considerato che il saldo è costantemente di segno negativo.
È la dimostrazione che senza ombra di dubbio il sistema tributario è improntato a regole assurde e si accanisce contro chi ha bisogno. E se poi, come nel caso, ad aver bisogno è una persona della classe media, con qualche disponibilità, questa storia è parte dell’aggressione al ceto borghese che la politica di sinistra tenta da sempre di distruggere. C’è al governo il centrodestra? Non cambia niente.