di Salvatore Sfrecola
Forza Italia va a Congresso in un momento delicato della politica italiana, in vista delle elezioni regionali e di quelle europee, quando i partiti della maggioranza sono intenti in una competizione virtuale nella quale Forza Italia si trova in una posizione di sicuro vantaggio. Ciò in quanto il partito creato da Silvio Berlusconi nel 1993 si trova oggi a vivere una stagione diversa e nuova con un leader, Antonio Tajani, che ha fatto un’importante e lunga esperienza europea, che sta gestendo la politica estera italiana con grande equilibrio, una figura certamente rassicurante per l’elettorato moderato, quello che non ama a politica urlata che a tratti caratterizza Fratelli d’Italia e la Lega per motivi diversi.
Non va trascurato, infatti, che l’elettorato che potremmo definire in senso lato liberale, che eredita anche l’esperienza della Democrazia Cristiana ha bisogno di identificarsi in una guida ferma, quanto all’affermazione dei valori e dei princìpi propri di queste culture politiche, da portare avanti nel rispetto della tradizione risorgimentale e pertanto unitaria che alcuni vedono messa in discussione dalla Lega, dalla riforma dell’autonomia differenziata, mentre Fratelli d’Italia, che sicuramente è un partito che difende i valori nazionali e unitari, per alcuni è troppo spostato a destra, come dimostrano le nomine alle quali il partito è ricorso, anche in sede governativa, che riguardano prevalentemente se non esclusivamente personalità provenienti dal vecchio Movimento Sociale Italiano prima ancora che da Alleanza Nazionale. Questo fattore, che distingue molto la posizione di Giorgia Meloni rispetto a quella di Gianfranco Fini, che invece aveva aperto ad ambienti cattolici e liberali un po’ come aveva fatto in precedenza Giorgio Almirante, può avere delle ripercussioni sul voto regionale e soprattutto europeo dove l’elettore si sente un po’ più libero, anche se ovviamente vuole mantenere il rapporto con la coalizione di centrodestra.
C’è un’incognita che si percepisce nelle conversazioni, quella del possibile assenteismo. Ho sentito più volte “non voterò mai a sinistra ma alcune cose di questa maggioranza non mi convincono per cui forse non voto”. Sono persone che hanno carisma nei rispettivi ambienti. E questo può portare voti a Forza Italia magari recuperando consensi da un elettorato che nelle ultime elezioni è stato attratto dalla vivacità dell’azione politica di Giorgia Meloni e che oggi può tornare “a casa” (Forza Italia) nella convinzione che il rafforzamento del partito guidato da Antonio Tajani darebbe più solidità all’attuale maggioranza.
Le deliberazioni che il Congresso assumerà non saranno una sorpresa. I documenti che si leggono sul sito del partito esplicitano idee e programmi su tutte le tematiche politiche. Intanto c’è da segnalare una preannunciata notevole presenza di persone che ci sono iscritte a partecipare, espressione di quella democrazia liberale di cui parlavo e che non ha trovato altre sponde. Perché, ad esempio, la Destra Liberale guidata da Giuseppe Basini, che all’interno della Lega non ha avuto quella espansione che si attendeva e che certamente sarebbe stato intelligente favorire da parte di Salvini, può trovare collocazione proprio nel nuovo partito che, lungi dall’essere sul viale del tramonto come qualcuno aveva ipotizzato considerata l’uscita di scena di Berlusconi, invece ha ripreso quota anche per la buona azione politica di alcuni ministri, in particolare del ministro dell’università Annamaria Bernini, che ha dimostrato di sapersi muovere in un settore delicato che alimenta ricerca e cultura per troppo tempo monopolizzate dalle sinistre attraverso giornali, riviste e case editrici.