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Sulla questione dei “manganelli” s’imbastisce un contrasto Quirinale-Palazzo Chigi che non c’è

di Salvatore Sfrecola

Non di rado la stampa cerca di creare “il caso” sul quale sviluppare polemiche, che, se coinvolgono le istituzioni, quando artificiose, non giovano alla democrazia e neppure alla parte politica che le sostiene. Ne sono un esempio alcuni titoli dei maggiori quotidiani intenti a dedurre ad ogni costo dalle parole del Presidente della Repubblica e della Presidente del Consiglio sugli incidenti di Pisa un contrasto tra le due autorità. E così sono andati alla ricerca di titoli ad effetto: La Repubblica, “Tensioni con il Quirinale, La Stampa, “Il grande freddo con il Colle”, Il Fatto Quotidiano, “La nota di FdI anti-Mattarella”, Il Dubbio, “Ora Meloni accelera sul premierato per rispondere al Colle”. 

In realtà se in Italia il dibattito politico non assumesse sempre toni di contrapposizione esasperata, in questo caso sarebbe stato necessario sottolineare innanzitutto il diverso ruolo dei protagonisti di questa “tensione” e le loro parole.

La nota del Quirinale: “il Presidente della Repubblica ha fatto presente al Ministro dell’Interno, trovandone condivisione, che l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”.

La Presidente del Consiglio, a sua volta, ha detto essenzialmente che riteneva sbagliato che le Forze dell’Ordine non avessero il sostegno delle “Istituzioni”. A qualcuno è sembrato si riferisse al Capo dello Stato, ma la Premier ha chiarito che “non c’è una distanza con il Presidente della Repubblica su questo tema” e se qualcosa “è andato storto in alcuni casi bisogna vedere le responsabilità”. Ha, poi, ricordato che “dal 7 ottobre a oggi noi abbiamo avuto oltre 1007 manifestazioni a favore della Palestina, perché questa Nazione, a differenza di quello che hanno fatto altri paesi europei, non ha vietato le manifestazioni”. Nelle quali, ha aggiunto “è meglio non utilizzare i manganelli. Dopodiché ovviamente bisogna anche capire se ci sono stati degli errori”. Ed ha aggiunto: “nell’1,5% dei casi in cui le cose vanno male si approfitta per generalizzare su tutte le Forze dell’Ordine. Segnalo che nella maggior parte dei casi le cose vanno male per le Forze dell’Ordine. È chiaro però che nessuno ha detto una parola. In questo senso penso sia pericoloso togliere il sostegno delle Istituzioni alle Forze dell’Ordine perché non è facile gestire un ordine pubblico che è molto complesso e vedersi anche insultare da parlamentari. Francamente penso che sia un gioco che obiettivamente, per persone che rischiano la loro incolumità per mettere in salvo la nostra, per garantire la nostra, sia un gioco a somma negativa”.

E qui sembra opportuna qualche considerazione sui ruoli, obiettivamente diversi del Presidente della Repubblica e del Presidente del Consiglio.

Il Capo dello Stato ai sensi dell’art. 87 della Costituzione “rappresenta l’unità nazionale”, una funzione che, come scrive Paladin, “è rappresentazione dell’opinione pubblica e dei suoi valori, pena l’inconsistenza della formula”. Sicché i Presidenti, come sottolinea Onida, hanno spesso rivendicato “la propria legittimazione a parlare in nome del paese, non per percepirne gli orientamenti, ma piuttosto per influenzarli, in contrapposizione ai partiti e alla maggioranza in carica”. Più di una volta gli interventi del Capo dello Stato, interpretando le opinioni e le sensazioni dell’opinione pubblica, hanno stemperato la polemica politica ed evitato che si arrivasse a scontri più significativi. Così Pertini, Cossiga e Napolitano.

È quel che è accaduto a proposito della dichiarazione del Quirinale sull’uso dei manganelli, che non esprime certamente “l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine”, con l’aggiunta che “con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”. Parole certamente forti che possono essere state considerate espressione di una critica al Governo. Tuttavia, la risposta di FdI, considerato che il comunicato del Colle aveva dato atto della condivisione del Ministro dell’Interno sulle preoccupazioni del Quirinale, avrebbe dovuto smorzare i toni. Invece la risposta è stata per certi versi rabbiosa, poco meditata, come, invece, vorrebbe l’autorevolezza del Governo e della sua maggioranza.

D’altra parte, se il Capo dello Stato ha ritenuto di interpretare un sentimento dell’opinione pubblica, spetta certamente al Governo, in quanto gestore dell’ordine pubblico e della forza pubblica, di difendere l’immagine delle forze di polizia, punendo eventuali comportamenti di singoli soggetti non in linea con il rispetto della legalità che le Forze dell’Ordine preposte a garantirla devono innanzitutto esercitare.

In ogni caso occorre una valutazione complessiva dei fatti perché l’uso della forza, in risposta all’azione dei manifestanti, va commisurato alla natura dell’aggressione. Perché è certo che alcuni, come ci dicono le immagini trasmesse dai telegiornali, sono stati violenti contro le Forze dell’Ordine e contro beni di proprietà privata, come nel caso della distruzione di vetrine di esercizi commerciali. È evidente, infatti, che l’autorità difende l’ordine. Ed i poliziotti ed i Carabinieri devono essere rispettati. Anche perché non sono mai loro che aggrediscono ma sono aggrediti. La reazione può consistere anche nell’uso del manganello, ove non ci siano altre possibilità.

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