di Salvatore Sfrecola
“Ogni volta, ogni volta che torno/ Non vorrei, non vorrei più partir/ Pagherei tutto l’oro del mondo/ Se potessi restarmene qui…”, cantava nei primi anni ‘60 del secolo scorso Paul Anka, canadese, considerato uno dei cantanti e compositori di maggiore successo del XX secolo.
Come non ricordare le belle parole della canzone che parla dell’amore per la propria terra, per la propria città, per la sua natura, per le persone. Tornano alla mente con un senso di dolorosa constatazione quando torno dall’estero: la mia Città, certamente unica al mondo, che conserva esempi di altissima civiltà urbanistica in un contesto nel quale, in tempi lontanissimi, le espressioni massime della convivenza venivano soddisfatte dagli acquedotti, dalla molteplicità dei percorsi stradali cittadini e di collegamento con altre aree d’Italia, per esigenze dei commerci e della mobilità delle persone. Poi, nel corso dei secoli, Roma si è arricchita di Palazzi riccamente ornati da grandi artisti, di fontane famose nel mondo, come quella “di Trevi” nella quale si lascia un “soldino” per costringere “er destino a fatte tornà”, per dirla con Renato Rascel.
Eppure, questa Città oggi soffre di una condizione difficile nella viabilità urbana, nella pulizia delle strade, delle piazze e dei marciapiedi, nell’arredo urbano alterato da orrendi cartelloni pubblicitari, nella tutela del verde, che pure la caratterizza per abbondanza e varietà tra le capitali d’Europa.
E così, tornando da un breve soggiorno a Madrid, la capitale del Regno di Spagna, il confronto, che viene sempre spontaneo quando si torna in Italia, stavolta è stato ancora più doloroso perché ho constatato come, rispetto alla capitale spagnola, il degrado di Roma sia gravissimo, assolutamente insopportabile. Ho ancora negli occhi, perché è facile constatare del turista, la condizione della viabilità, lo stato del manto stradale e dei marciapiedi. Non c’è confronto. L’altra sera a Roma pioveva a dirotto ed ho rischiato di rompere la gomma per una buca coperta d’acqua che non sono riuscito evitare.
A Madrid mi sono spostato spesso con taxi che si trovano ad ogni angolo, che puoi fermare per strada, che viaggiano con la luce verde accesa quando non hanno un cliente a bordo, pertanto visibili da lontano, che applicano tariffe molto modeste e non disdegnano percorsi brevi. Auto pulitissime, spesso profumate. Quando la radio era accesa ho sentito prevalentemente musica a basso volume. Contrariamente a quanto accade spesso a Roma quando il tassista ti impone di ascoltare le conversazioni calcistiche ad alto volume. In un’occasione una mia amica, che si era risentita per una trasmissione con espliciti riferimenti a rapporti sessuali, si sentì rispondere che a lui quella trasmissione piaceva, che non aveva alcuna intenzione di cambiare, così costringendo la persona ad abbandonare il taxi.
Ho passeggiato per la città su marciapiedi che hanno una condizione di assoluta sicurezza con una pavimentazione perfetta. E la mente corre ad alcune aree centrali di Roma, piazza Cavour ad esempio, dove, davanti al cinema Adriano, le marmette si muovono sotto i piedi, come a via Monte Zebio, intorno allo storico bar Vanni, segno che sono state messe in opera senza attenzione per le regole. Eppure qualcuno quei lavori li ha collaudati ai fini del loro pagamento. E poi i percorsi per i non vedenti che siamo abituati a constatare ovunque danneggiati. Mi fu spiegato una volta, quando da Procuratore della Corte dei conti iniziai un accertamento sulla scelta dei materiali, che le loro caratteristiche erano indicate in una normativa europea. Forse una pietosa bugia perché a Madrid questi percorsi privilegiati per persone che hanno bisogno di aiuto sono, in primo luogo, più spaziosi e tutti assolutamente in ottime condizioni. Evidentemente il materiale è più valido.
Qualche giorno fa, in un contesto di tempo molto piovoso, la mattina uscendo ho trovato gli addetti alla polizia urbana che, con un idrante, lavavano marciapiedi e strada che avevano poco da essere lavata perché la notte vi aveva provveduto “Giove Pluvio”, come diciamo a Roma, in abbondanza.
Quell’immagine mi ha fatto tornare alla mente quando, da ragazzo, nelle città spagnole, a Madrid e a Barcellona vidi per la prima volta questa usanza di lavare la sera o la mattina presto strade e marciapiedi. A Roma da ragazzo avevo visto le autobotti che spargevano acqua, ma solo d’estate. Famosa la scena in un film nel quale Totò, Comandante di una Caserma, veniva risparmiato finché, in divisa, faceva la sua passeggiata. All’indomani, pensionato e, pertanto, in borghese, era stato innaffiato ben bene.
Un ricordo di un servizio evidentemente abbandonato.
Muovendomi nella città, che conosco da anni, ho constatato come a Madrid il traffico sia stato ulteriormente agevolato da percorsi in galleria molto funzionali, illuminati, pulitissimi, spaziosi che a volte si incontrano in grandi spiazzi sotterranei regolati e disciplinati. Si dirà che a Madrid non ci sono interrati reperti archeologici prezioso lascito dell’Urbe. Una scusa basata sull’incapacità di progettare e di scegliere imprese all’altezza dell’impegno, per disponibilità di tecnologia, di maestranze e dei mezzi meccanici occorrenti.
Colpisce l’armonia dei colori dei palazzi alla base dei quali non ho notato le scritte che deturpano i nostri, spesso proprio all’indomani del rifacimento dei una facciata, quando evidentemente la pulizia della parete attira i writers. Solo vicino ad una scuola ho visto qualche scritta. Qualche scritta, non quelle orrende sovrapposizioni di colori con immagini e scritte che vediamo sulle pareti esterne delle nostre scuole.
Mi chiedo, dunque, perché a Roma cambia il sindaco e il colore del partito ma continua ad essere sporca, con strade che si allagano, ad esempio in Prati, perché le foglie che cadono dagli alberi intasano le caditoie che nessuno provvede a pulire.
Sembra nessuno a livello politico e di alta amministrazione sia capace di rendere vivibile questa Città, per gli abitanti ed i turisti. Pensate, ad esempio, alla mancanza di toilette pubbliche, locali dove sarebbe possibile anche fare una doccia, acquistare una bottiglia d’acqua o una maglietta per sostituire quella sudata d’estate. Locali che potrebbero essere fonte di guadagno e di occupazione. Ma Roma che li ha inventati, e che chiama “vespasiani” a ricordo dell’Imperatore Tito Flavio Vespasiano, regnante dal 69 al 79 d.C., che li ha fatti costruire, oggi non dispone di servizi adatti alla sua vocazione turistica. Per cui il turista, ma anche il cittadino, che abbia esigenza di una toilette, deve rivolgersi ad un bar dove trova servizi spesso inadeguati quando non funzionanti.
Cambiano i sindaci e tutto rimane come prima. Vergogna! Anche l’attuale Sindaco, il veterocomunista Roberto Gualtieri, dal tratto arrogante, già constatato in Europa e in Patria, non ha fatto nulla di visibile per migliorare la Città. Potrebbe fare una passeggiata a Madrid e magari chiedere consiglio all’Alcalde José Luis Martinez-Almeida, un giovane politico (classe 1975) del Partito Popolare dal 25 giugno 2019 alla guida della sua Città, concretamente impegnato, riuscendovi, a farne una Capitale sempre più funzionale, tra l’altro impegnato a ridurre l’inquinamento atmosferico per favorire il verde e la salute dei madrileni.
E così si spiega il titolo dal sapore calcistico: Madrid 2 a 0. Dolorosamente.