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I rifiuti tossici e le domande che nessuno si fa

di Salvatore Sfrecola

Giornali e televisioni si domandano in questi giorni cosa dirà Francesco Schiavone capo dei Casalesi, detto Sandokan, che avrebbe intenzione di fare rivelazioni sul suo passato di smaltitore di rifiuti tossici nella “terra dei fuochi” guadagnando cifre rilevanti. Una cosa è certa: queste domande rimarranno senza risposta. Perché la domanda che ci si dovrebbe fare è un’altra e sottolineerebbe l’inefficienza dell’autorità pubblica evidentemente incapace di disporre un adeguato tracciamento dei rifiuti tossici e di controllarlo. Anche un bambino capirebbe che non è difficile individuare, rispetto ad un ciclo produttivo la quantità dei rifiuti da smaltire. Si tratta di una contabilità che è possibile seguire con un semplice data base che, procedendo da un ciclo produttivo di beni, individui la quantità dei residui da smaltire ed il luogo del loro smaltimento.

Il dato della produzione e dei rifiuti non è, inoltre, privo di altro interesse pubblico, anche fiscale perché è agevole seguire, anche ai fini iva, la quantità di beni prodotti, di quelli venduti e di quelli che residuano in magazzino e contemporaneamente identificare la quantità dei rifiuti ed il loro smaltimento.

È evidente che questo semplice sistema appena delineato non c’è o non funziona. Altrimenti non si sentirebbe parlare di rifiuti tossici smaltiti illecitamente perché al controllo di chi li ha prodotti individuerebbe immediatamente il dato che serve. Ciò che significa che prima di fare grandi elucubrazioni sulla storia della malavita che si arricchisce sul traffico di rifiuti sarebbe il caso di capire come l’autorità pubblica non sia riuscita a mettere a regime un sistema di controllo, considerato l’interesse pubblico, da un lato a seguire le produzioni, dall’altro ad evitare contaminazioni pericolose per la salute. Ora, come diceva Giulio Andreotti, a pensar male si fa certamente peccato ma spesso s’indovina. Per cui, pur nella consapevolezza della estrema modestia della classe politica, incapace di governare fenomeni importanti, come dimostra l’imponente evasione fiscale, è evidente che qualcuno, almeno indirettamente, avrà guadagnato da questo pauroso buco nel sistema dei controlli dei rifiuti, fonte di danno per la comunità. Io mi auguro dunque che finita l’ubriacatura giornalistica della ricerca della impresa che ha smaltito, che è pure importante conoscere, l’autorità competente metta a punto un piano per il controllo dei rifiuti, in particolare di quelli tossici perché con un semplice database come ho già detto dovrebbe essere agevole controllare, a fronte di una produzione dalla quale naturalmente residua una certa quantità di rifiuti, soprattutto se tossici, l’individuazione di dove e come sono stati smaltiti.

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