di Antonio Fugazzotto
Da qualche settimana le cronache che si occupano di cinema, anche se spesso scadono più nel gossip che nell’informazione doverosa e necessaria per chi ama il grande schermo e lo segue con serietà, ci informano che il mitico James Bond potrebbe avere un nuovo volto. Infatti, dopo l’addio dell’attore che dal 2006 ha vestito i panni dello 007, Daniel Craig (Casino Royale e No time to die) ora la spia più famosa al mondo potrebbe diventare presto un giovane che sfodera alcune doti non trascurabili per cercare di competere in qualche modo con l’indimenticato e insuperabile Sean Connery.
Tabloid come The Sun, (quasi tre milioni di copie al giorno e otto milioni di lettori, a proposito di crisi della stampa cartacea) e non solo loro, si stanno scatenando nell’additare la scelta su un attore che, a loro dire, appunto possiede un forte magnetismo e occhi che conquistano perché compongono uno sguardo tenebroso ed ammaliante. Un Sean Connery versione nuova di zecca, più moderna e al passo coi tempi ma dalla personalità e dal carisma che, sempre secondo loro, non farebbe rimpiangere più di tanto i precedenti agenti segreti 007 e soprattutto il carismatico e seducente Sir Connery.
Si tratta di Aaron Taylor-Johnson: Attore rigorosamente britannico, classe 1990, bella presenza e sguardo magnetico. Taylor-Johnson sembrerebbe proprio avere tutte le carte in regola per interpretare l’agente 007, la spia con licenza di uccidere al servizio segreto di Sua Maestà.
Due cenni sul suo curriculum. Un nutrito carnet di film decisamente di azione ma da non protagonista, come “l’Illusionista” accanto ad uno straordinario Edward Norton, per giungere a ruoli di primo interprete come ad esempio “Nowhere man” film che definirei racconto concettuale e nostalgico, molto ben confezionato dalla regista Sam Taylor-Wood (sua moglie) e incentrato sulla storia dei fantastici Beatles.
Va detto che è un ruolo molto ambito quello di James Bond l’agente 007. I tabloid hanno già riempito diverse pagine nell’enumerarci i diversi nomi, alcuni decisamente più prestigiosi, in lizza per interpretarlo. Mi piace citarne tra i tanti solo due. Cillian Murphy, premio Oscar come attore protagonista nell’esilarante e coinvolgente film di Christopher Nolan “Oppenheimer” eRichard Madden il brillante e atletico attore scozzese interprete di Robb Stark nella famosa e fortunata serie televisiva statunitense di genere fantastico “Il trono di spade”.
Ma veniamo a me ed alla mia irrefrenabile cinefilia che mi ha impegnato non poco nel cercare di penetrarmi e di occuparmi con studio e analisi del fantasmagorico mondo della celluloide ed in particolare in quello delle spy story, magistralmente rappresentato dalla saga di James Bond Agente 007.
Devo intanto dire che da ragazzino, studentello di prima media, ignoravo che quel capolavoro di film “007 Licenza di uccidere” era stato affidato per caso a Sean Connery. Ignoravo anche che quell’attore così perfetto nella parte di James Bond era figlio di un camionista e di una cameriera, entrambi scozzesi. Non sapevo che quel bel tipo alto e robusto, fisico slanciato, atletico, ben proporzionato, elegante e pieno di fascino, con un viso ed un sorriso davvero magnetici, aveva un problema non da poco di cui molti non si accorsero da subito: già da giovanissimo era completamente calvo.
Ma anche se lo avessi saputo, tutto questo non avrebbe minimamente scalfito il magnetismo ed il carisma che seppe emanare con una interpretazione perfettamente calzante ed innovativa per quel tempo. Sean Connery ci regalava un personaggio il cui modello di fascino era frutto di nuovi ingredienti: uomo di azione ma soprattutto dotato di ironia a tutto tondo, tanto che era lui stesso il primo a non prendersi sul serio. Arriva ad interpretare Bond dopo che vengono scartati attori del calibro di Cary Grant, Rex Harrison, Gregory Peck, David Niven, Trevor Howard. Dopo “007 Licenza di uccidere” seguono altri grandi successi “007 Dalla Russia con amore”, “Missione Goldfinger”, “Thunderball”, “Si vive solo due volte”. In seguito, quasi immediatamente, ricoperto letteralmente d’oro, Sean Connery decide di lasciare. Capisce che a continuare si farebbe solo del male. Da tempo aveva compreso che la tradizionale figura tutta d’un pezzo del bellone anni cinquanta-sessanta non tirava più di fronte a nuovi modelli di fascino maschile più attenti a doti più caratterialmente in controtendenza. Si erano già fatti largo a gomitate i vari Al Pacino, Dustin Hoffman e Robert De Niro.
Ma fermiamoci qua e tralasciamo la sua imponente filmografia che seguì. Cerchiamo invece di analizzare gli elementi del portentoso successo della saga. Non possiamo non sottolineare la vivacità letteraria di un Fleming da cui nasce Bond e non possiamo non apprezzare una regia totalmente e finalmente al servizio dell’azione e quindi del ritmo. Una direzione che gira scene da brivido, corredata dalle più strabilianti soluzioni tecnologiche che già allora precorrevano i tempi in modo strabiliante. Un cinema che ti incollava alla poltrona senza dover ricorrere minimamente a trucchi o magheggi virtuali di cui ormai il cinema è letteralmente preda o schiavo. Scene di azione al cardiopalma realizzate con la pura e, se così si può dire, semplice macchina da presa. E quelle stupende donne, eleganti, sensuali ma mai volgari o sopra le righe. Un Bond che apprezza le virtù femminili, per le quali talora sembrerebbe perdere di vista lo scopo delle sue missioni, ma che sa recuperare sempre e al momento giusto il suo self control.
Un formidabile e seducente binomio sta alla base del grande successo di quel cinema: un perfetto interprete calato magistralmente nel personaggio che ha saputo conquistare un immenso pubblico ed una critica che ha dovuto inchinarsi difronte a tanta magistrale capacità realizzativa.