Site icon Un sogno Italiano

Giugno 2024: il dopoelezioni dei liberali e dei monarchici

di Michele D’Elia, Presidente dell’Associazione dei liberali

La novità non è una novità: hanno vinto Fratelli d’Italia, Partito Democratico Italiano e Alleanza Verdi e Sinistra. Lega, 5 Stelle e Forza Italia, sono al palo. Altri, Italia Viva e Azione si sono autocondannate all’insignificanza politica; tanto per dire…

Elucubratori di professione, giornalisti e opinionisti di varia pezzatura si sono scatenati in analisi, controanalisi ed interpretazioni degne della Sibilla o di affermati maghi-indovini, specialmente su come e qualmente l’on. Meloni si stia accreditando come Destra moderata, che non sa o non ricorda nemmeno cosa sia né quale sia; glielo diciamo noi: è la Destra Storica, che costruì l’Italia Unita, con mille difetti e limiti; ma la costruì: fu il Regno d’Italia.

Di tale Destra non v’è traccia né in quella italiana né in quelle europee. Tutte mancano dell’afflato che viene dalle libertà, che tutte stanno o tutte cadono; per es. non vi può essere libertà di pensiero senza la libertà di manifestarlo; dalla dignità dell’Uomo e, certo, di un onesto orgoglio nazionale, nei limiti, che la civiltà occidentale impone per non cadere nell’ottuso e stupido fanatismo, che conduce dritto alla autocrazia ed alla dittatura, per quanto larvata. Tali aristotelici ed universali principii vanno difesi e salvati, se vogliamo un futuro degno di essere vissuto.

La furbissima Meloni vanta la riscossa nazionale di un’Italia, baricentro dell’Europa; e, perché no, del mondo, per mascherare lo smontaggio, pezzo per  pezzo, della Repubblica; ne sono passaggi il premierato, cioè il grande inganno, la negletta sanità pubblica, la riforma della giustizia, tramite la separazione delle carriere, l’autonomia differenziata, ovvero la frantumazione dell’Unità nazionale, l’ossequio alle banche  ed all’alta finanza, la distruzione della scuola pubblica, attuata da FI e dall’ex PCI tramite la premiata ditta di demolizioni Berlinguer-Gelmini, l’abolizione della responsabilità dei dirigenti pubblici, l’occupazione/ asservimento  della stampa e della televisione, come in passato.

Necessita la rifondazione del Partito Liberale Italiano

Della diaspora dei liberali abbiamo già scritto su “Nuove Sintesi” del febbraio 2024, ma conviene ricapitolare: quando nel 1994 alcuni capi del PLI, vedi N.S. maggio 1998, per conservare il proprio scranno, allora anche doppio, nazionale ed europeo, s’incatenarono al carro dell’ineffabile Berlusconi, calpestarono la dignità dell’Uomo liberale e ne distrussero lo strumento: il PLI. Il popolo liberale fu condannato alla diaspora, come i monarchici, anni prima, soffocati dall’abbraccio mortale di Democrazia Nazionale.

Io, monarchico e liberale, salvo la buona fede di tutti, ma non dei capi. Costoro sapevano ciò che stavano facendo mentre lo facevano. Sposando la tesi berlusconiana del partito liberale di massa, trasformarono i liberali in un gregge di pecore matte.

Decenni prima Einaudi aveva ammonito: ”L’adesione unanime al principio significa dissenso effettivo ed altrettanto unanime”. Con Forza Italia l’equivoco continua.

Il sostegno a Calenda sacrificando Uomini di tutto rispetto in un partito fondato sul nulla, come quello di Renzi, è l’ultimo esempio di ciò che non si deve fare.

Per i liberali la soluzione è una sola: ricostruire il P.L.I.

Oggi tutti possono proclamarsi liberali, senza esserlo. Questo appare legittimo, non esistendo un termine di paragone formale e sostanziale.

I Monarchici

Dei monarchici scriviamo da sempre, ma in particolare dal 1983, quando fondammo “Nuove Sintesi”, perciò non ci ripeteremo. Due note sono, però, necessarie:

  1. molti monarchici votano Fratelli d’Italia perché riporta l’ordine, combatte il comunismo -che non c’è più – “il premierato è come avere il Re…”.  È un’allucinazione! 

Sfugge a questi Amici che il premierato è la morte del Parlamento, vale a dire di quella realtà, che la Monarchia parlamentare aveva costruito e per la quale i nostri Avi avevano sacrificato la vita. Ascoltarono Giuseppe Mazzini, che nella Sua lettera a Carlo Alberto, gli aveva chiesto di assumersi la responsabilità di condurre l’Italia all’Unità. Il Re non ci riuscì in pieno, ma tracciò la strada. Non fu solo: seppe raccogliere intorno a sé quegli

“Uomini di piena lealtà” (Croce) ossatura dello Stato, sino, e anche dopo, la caduta della Monarchia.

La loro riunificazione, come quella dei liberali, è indispensabile all’Italia, per arginare la liquefazione dei partiti, nata nel seno di mani, cosiddette, pulite.

I partiti filtravano la classe politica, oggi raccogliticcia e inadeguata. Non diciamo niente di nuovo, ma è bene ripeterlo.

Altro fenomeno: Elly Schlein.  Il gran colpo è stato mandare nel Parlamento Europeo parte dei “cacicchi” e rintuzzare l’autoreferenzialità contiana.  Tutte le Sinistre insieme potrebbero battere queste destre, che non sono la mia, perché anticamera di larvate dittature; e potrebbero liberare lo spazio per quei partiti liquidati come moderati, che vuol dire addormentati.

Exit mobile version