di Salvatore Sfrecola
Leggo su “La Verità” di oggi un articolo di Massimo Gandolfini, a proposito di alcuni interventi polemici con i quali è stata censurata dai soliti noti una affermazione di Pino Morandini – magistrato, assessore alle politiche sociali del Trentino Alto Adige negli anni ‘90 e autore di numerose leggi a favore della famiglia con un’attenzione particolare a quelle numerose – che la settimana scorsa ha scritto su Facebook, in veste di nonno: “cari nipoti, avete diritto a una mamma e a un papà, e a sapere di chi siete figli. E a essere educati alla verità, la sola che vi farà uomini e donne veramente liberi”.
Il post, di assoluta ovvietà, ha irritato alcuni. Inutile ricordare, come fa Gandolfini, che si tratta di un’affermazione che conferma “da una parte i diritti del fanciullo (Società delle Nazioni, Ginevra, 1924; Onu. Convenzione sui diritti dell’infanzia, novembre 1989) e dall’altra (esprime) l’augurio che possano crescere liberi da ogni ideologia che mistifica la verità. Come non essere d’accordo? Come trovarvi qualcos’altro che non sia un afflato di enorme rispetto dei bambini, figli e nipoti?”
Ma il “politicamente corretto” è intollerante. Così sono comparse su Facebook post che denunciano il “clima d’odio” che quell’affermazione determinerebbe nei confronti delle famiglie “omogenitoriali”, sulla base della consueta affermazione che il bambino avrebbe bisogno “solamente” di amore e non di una mamma e di un papà. Fino ad arrivare a “sparatevi!” che, riferisce Gandolfini, avrebbe postato “una sedicente psicologa, che – se così fosse – di competenza psicologica dimostra di averne molta poca”.
Siamo all’assurdo, peraltro ricorrente, secondo il quale sostenere che la presenza della mamma e del papà costituisce l’ambiente migliore per lo sviluppo armonico della personalità di un bambino sarebbe un discorso di odio, mentre, ricorda Gandolfini, “fino a prova contraria la totalità degli studi sull’età dello sviluppo – in particolare da 0 a 3 anni – a partire da Sigmund Freud, e oggi i più recenti studi neurobiologici acquisiti con le neuroscienze, hanno confermato e confermano che il “meglio” per il bimbo è che si compia, correttamente totalmente quel processo di “strutturazione” della personalità, identificativo e diversificativo, che è reso possibile dal confronto costante del bimbo con il genitore dello stesso sesso e con quello di sesso differente. L’assenza di una delle due figure, o l’uguaglianza delle stesse, non è “il migliore interesse” nei confronti del bimbo. L’amore è certamente molto importante, ma non lo sono meno – sempre trattandosi del “migliore interesse del bimbo” – la presenza delle due figure genitoriali”.
Non c’è bisogno di ricorrere agli studi delle neuroscienze, la natura ci dice che un bimbo nasce da una mamma che tale è perché è intervenuto a monte un papà e che i due si sono incontrati in un atto d’amore. È la natura e non c’è ideologia che possa negarla, come non è possibile negare il ruolo che un bimbo riconosce nel papà e nella mamma diversamente modulato in relazione al sesso del piccolo. Lo vediamo da sempre e ovunque.
I bimbi meritano rispetto. Rispetto merita la natura e direi anche il buon senso. L’una e l’altro non vanno piegati a scelte ideologiche che possono solamente aumentare il grado di confusione che già caratterizza i ruoli delle persone nei contesti sociali. La società e lo Stato hanno bisogno di famiglie capaci di essere elemento attivo e propulsivo dello sviluppo culturale ed economico. Un tempo lo favorivano le istituzioni pubbliche e quelle religiose, dalle parrocchie alla scuola, ruoli oggi trascurati con gravi conseguenze sulla formazione dei giovani che troppo spesso non cercano coetanei e maestri per formarsi a valori civili e spirituali e per immaginare il loro futuro. Il loro mondo rimane troppo spesso limitato ai videogiochi ed agli altri programmi dai quali poco si apprende nella prospettiva di essere uomini e donne proiettati verso un futuro di libertà, un valore che rafforza gli animi e le idee.