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Gli italiani e il mare. La realtà e le prospettive del fronte sud d’Europa

di Salvatore Sfrecola

Gli italiani hanno da sempre un rapporto controverso con il mare. È vero che le spiagge, da nord a sud, sono il luogo preferito per le vacanze estive e che al mare si va, in tutte le stagioni, anche per gustare del buon pescato. Dalle località di mare provengono gli uomini che hanno fatto la storia della marineria militare e mercantile. Oggi anche le donne.
Tuttavia, non si va più in là. Il mare sul quale il Paese è disteso è pur sempre il luogo dal quale, nel corso dei secoli, sono giunti i pericoli, le scorrerie dei pirati Barbareschi, gli invasori ed oggi gli immigrati irregolari.
Amore e timore, dunque. Lo aveva compreso bene un grande ministro dell’allora Marina mercantile il senatore Giovanni Prandini. Bresciano, nato lontano dal mare, ne aveva compreso il ruolo fondamentale per l’economia italiana come altri prima di lui, in particolare Camillo di Cavour che scriveva nel 1846: “l’Italia sarà chiamata a nuovi e alti desini commerciali. La sua posizione al centro del Mediterraneo, o, come un immenso promontorio sembra destinata a collegare l’Europa all’Africa la trasformerà incontestabilmente …(sarà) il cammino più breve e più comodo dall’Oriente all’Occidente”. In altra occasione il grande statista scriveva “se non siamo mare non siamo Italia”, per dire di una vocazione marittima che riteneva naturale. E Federico Chabod, il grande storico aostano, quindi nato lontano dal mare, affermava che l’Italia unificata “doveva necessariamente nutrire aspirazioni mediterranee”, come ricorda “Limes”, la rivista di geopolitica in uno straordinario numero monografico (n. 10/2020) intitolato “L’Italia è il mare”.
Prandini, che merita di essere ricordato per l’istituzione della “Guardia Costiera” e per aver messo allo studio la trasformazione del ministero, che sarebbe diventato “del mare”, un’idea ripresa nella scorsa legislatura dal senatore Adolfo Urso, si segnalò anche per una speciale iniziativa: un premio “Amare il mare” al quale avrebbero potuto partecipare gli studenti delle scuole superiori. Con scritti, disegni, filmati ed ogni altro strumento di riflessione e di proposta avrebbero potuto dire del loro rapporto con il mare anche sotto il profilo della storia politica, economica e sociale del nostro Paese.
Nell’occasione, insieme alla dottoressa Alessandra Oddi Baglioni, consulente del ministro, mi recai in varie scuole soprattutto al Nord, a Torino e a Milano, per spiegare il senso dell’iniziativa ed invogliare i giovani a riflettere sul ruolo del mare per l’Italia, fronte sud di un’Europa che non sempre ha compreso che la frontiera meridionale del Continente, che si affaccia sul Mediterraneo, è presidiata storicamente soprattutto dal nostro Paese cui la geografia e la storia hanno attribuito un ruolo speciale nel difficile rapporto con le popolazioni rivierasche dell’Asia e dell’Africa. Del resto, basta visitare la Tunisia o la Libia e la siriana Palmira per constatare come la presenza di Roma nello sviluppo di quelle realtà territoriali sia stata particolarmente curata dai nostri progenitori, non con la costruzione di fortezze, qua e là dove arrivavano le sue legioni, ma con strade, acquedotti, terme ed anfiteatri nella convinzione che fosse necessario contribuire allo sviluppo dei commerci con le vie di comunicazione terrestri e marittime e portare ovunque le esperienze positive che nell’Urbe garantivano la socialità e lo svago.
Si sente dire oggi di un Commissario europeo per il Mediterraneo e già se ne minimizza il ruolo. Un grave errore. Come sempre il successo di una funzione dipende dalla personalità di chi le esercita. Se assegnata all’Italia potrebbe essere una straordinaria occasione perché l’Europa valorizzasse la frontiera mediterranea sotto il profilo economico senza trascurare il ruolo politico che può svolgere in favore della pace in un’area controversa per gli appetiti di potenze, quali la Russia e la Cina, che non nascondono il loro desiderio di trarre vantaggi da quelle terre.
L’Italia potrebbe svolgere un ruolo importante, per la sua storia che la lega a molte di quelle realtà culturali sicché è bene accolta in ragione delle ricordate, antiche presenze che dimostrano un rapporto non caratterizzato, come per altri paesi europei, da un capitalismo spesso predatorio, incapace di intrattenere relazioni rispettose delle culture locali.

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