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Tra pranzi e incontri si definisce la nuova Forza Italia su input degli eredi Berlusconi

di Salvatore Sfrecola

Marina e Piersilvio Berlusconi lo hanno capito bene. Non hanno esigenza di entrare personalmente in politica ma non intendono disperdere il patrimonio politico creato dal padre dal 1993, anche se sono convinti dell’esigenza che il partito debba essere ammodernato. Ciò che significa, nel linguaggio della politica, un ricambio di uomini e di idee, che, accanto a coloro che oggi siedono in Parlamento, a cominciare dal Segretario Nazionale, Antonio Tajani, vanno inseriti nuovi personaggi che abbiano una capacità di guardare al centro prendendo le dovute distanze dalla destra di Fratelli d’Italia che si sta rivelando chiusa agli apporti della componente liberale della destra.
Laddove Almirante e Fini erano giunti, favorendo l’ingresso di personalità del mondo cattolico e liberale, Giorgia Meloni appare ostinatamente chiusa nel cerchio, che definire magico sarebbe del tutto inappropriato, degli ex missini, certamente fedelissimi ma molti dei quali abituati, più ad una azione di protesta, tipica di chi è all’opposizione, che di governo. Purtroppo per chi ha desiderato il successo del Centrodestra grande è la delusione perché, come ho scritto in altre occasioni, vincere le elezioni è relativamente facile, soprattutto avendo una sinistra disomogenea, fortemente ideologizzata alla ricerca dell’ultimo voto dell’elettore “originale”, governare è difficile. Perché significa avere le idee chiare e averle maturate nel periodo in cui si è stati all’opposizione, cosa che evidentemente non è accaduta come ha dimostrato il fatto che, all’indomani della formazione del governo, nel 2022, tutti i personaggi dei partiti di centrodestra si sono spesi nel dire che non sapevano del bilancio, che non avevano contezza di quello che stava succedendo, che quindi si trovavano in difficoltà a decidere. Questo non accade in una democrazia compiuta perché il partito o i partiti di opposizione, quando arrivano al governo, sono già pronti con gli uomini e con le idee. E questo purtroppo, insisto a dirlo, non è avvenuto e non è neanche in prospettiva, perché non si comprende bene quale sia la struttura organizzativa dei partiti di governo. Abbiamo avuto l’esempio eclatante uno schiaffo, si potrebbe dire, dalla democrazia inglese quando, all’indomani della chiusura delle urne, già si sapeva chi sarebbe stato il Primo Ministro, ma soprattutto si sapeva che il entrando a Downing Street aveva già uno staff, quel famoso “governo ombra” che in Italia non è stato mai realizzato se non dal Partito Comunista Italiano che aveva personaggi deputati a seguire i problemi della politica estera, della politica finanziaria, dell’ordine pubblico, della difesa, della scuola e così via. Quindi ad Antonio Tajani, che certamente ne ha l’attitudine e anche l’equilibrio, Marina e Piersilvio Berlusconi hanno fatto presente che c’è bisogno di un rinnovamento altrimenti Forza Italia, che pure si è consolidata nelle elezioni europee quando tutti pensavano che sarebbe sparita con il suo fondatore, non può assumere quel ruolo di centralità che invece è importante per chiunque ha a cuore questo Paese che ha bisogno di una gestione che corrisponda a valori condivisi che oggi non c’è, come dimostra la paurosa carenza di elettori che fa sì che quelle famose percentuali che i partiti rivendicano riferite ai votanti, se rapportate agli aventi diritto al voto, sono una sparuta minoranza.
Naturalmente immagino che gli eredi Berlusconi desiderino un radicale aggiornamento che il partito non resti ancorato solamente alle idee del padre, soprattutto in tema di giustizia, che è un settore sul quale un governo si può bruciare, perché gli italiani non capiscono per quale motivo si vogliono aiutare coloro i quali commettono reati, illeciti amministrativi e danni erariali, spesso ingenti, cioè spreco di risorse pubbliche in un Paese che non ne ha tante a disposizione. Sprechi che da sempre indignano i cittadini tartassati da un sistema fiscale obiettivamente pesante e ingiusto.
Forza Italia dovrà evitare le lusinghe dei vari Renzi e Calenda, l’uno, assolutamente incapace di costruire qualcosa, passerà la storia per una serie di iniziative tutte sbagliate e adeguatamente punite dagli elettori, l’altro inadatto alla politica come ha dimostrato quando, avendo avuto un grosso successo alle elezioni comunali di Roma con una prospettiva vagamente liberale, invece di valorizzare quel patrimonio lo ha consegnato nelle mani di Roberto Gualtieri, così mettendo fine alla sua carriera politica.
Quindi Antonio Tajani ha un grosso compito, quello di ricercare nella società civile, che è ampiamente, come dimostrato, di centrodestra liberale ma nel vero senso della parola, personalità giovani le quali abbiano una capacità di dialogare con la gente. E qui credo che si debba innovare rispetto all’esperienza di Silvio Berlusconi che arruolava belle ragazze e giovani di buona famiglia, le une e gli altri assolutamente incapaci di svolgere un ruolo politico senza idee e senza esperienza. Così non si va da nessuna parte, anche perché è importante che Forza Italia assuma una sua dimensione quantitativamente rilevante e politicamente suffragata da idee perché la premier sta conducendo un’azione che probabilmente la danneggerà. Rimanere fuori della maggioranza in Europa e in Italia in polemica con la stampa che non ne condivide le scelte sono errori che ricordano quelli di personaggi che in passato hanno pensato di imporsi facendo la guerra a destra e a manca, strillando urlando cercando così di imporre la loro volontà. Non è la strada giusta. La politica richiede idee chiare, energia, distinzione rispetto a chi ha altre idee ma la forza dei nervi calmi, si direbbe evocando un famoso sloga pubblicitario, consente di governare sempre che si conoscano i meccanismi amministrativi. Perché è inutile occupare le caselle del potere se si piazzano qua e là personaggi che quel potere non sono in condizioni di esercitarlo.

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