di Salvatore Sfrecola
Avevo appena scritto di un amico, gran cultore del Risorgimento nazionale, quello conclusosi con l’acquisizione al Regno d’Italia di Trento e Trieste nel 1918, che del Trentino apprendo cose che non avrei voluto sentire, l’uccisione dell’orsa Kj1, madre di tre cuccioli che vengono quindi abbandonati a sé stessi in una fase nella quale non sono ancora autonomi. Leggo sui giornali e sento sui social, in particolare su Tik Tok le proteste di coloro che sono genericamente chiamati “animalisti” e le flebili difese di quanti giustificano l’uccisione dell’orsa perché preoccupati della incolumità loro e dei familiari in quanto qualche volta l’orsa esce dal bosco suo elemento naturale.
Molti hanno ricordato che negli anni passati, quando l’estinzione degli orsi faceva temere ai trentini che l’appeal della provincia fosse ridotto proprio per la mancanza della fauna selvatica, furono importati esemplari dalla Slovenia destinati al ripopolamento.
Comprendo ovviamente il timore di chi, vivendo ai margini del bosco, immagina un incontro non piacevole con l’orsa che, disturbata o timorosa della sorte dei cuccioli, potrebbe riservare una zampata all’incauto esploratore. Ma credo che in un paese civile la convivenza dell’uomo con gli animali, che costituiscono una preziosa presenza nell’assetto del territorio, debba essere regolata attraverso una intelligente gestione degli spazi riservati agli animali.
Per esempio, mi viene in mente che l’orsa, se fosse stata veramente un pericolo, poteva essere sedata e portata in un’area protetta e delimitata. Non si è fatto perché la mentalità rozza dell’uomo e delle autorità non ha fatto intravedere soluzioni alternative all’abbattimento. E così il Fugatti, che è il Presidente della provincia autonoma, non ha trovato nulla di meglio che emanare un’ordinanza con ordine di uccisione dell’orsa, sembra nottetempo per impedire a chi in precedenza aveva impugnato analoghe deliberazioni di ricorrere al Tribunale Amministrativo. E questo dà la misura di un atteggiamento crudele che, infatti, non è stato apprezzato se non da coloro ai quali piace il sangue, come se la paura o i danni fisici subiti da un incursore nell’area del bosco dovesse essere in qualche modo punita con la pena di morte.
Ricordo che in altri paesi la convivenza con gli animali selvatici è regolata e resa compatibile con la presenza dell’uomo attraverso una attenta gestione degli spazi, anche delimitando l’area di pertinenza della fauna. E voglio anche ricordare che in una regione civilissima, l’Abruzzo, l’orso marsicano passeggia tranquillamente per le strade con i suoi cuccioli, le persone si fermano, le auto sostano in attesa che la famigliola attraversi la strada. Di immagini di questo genere ne abbiamo viste in ogni parte del mondo. Anche lo stesso turista francese che ha avuto l’incontro con l’orsa si è detto pentito di questa sua segnalazione perché consapevole di essere stato causa dell’uccisione dell’animale.
Credo anche che in alcuni, che si dicono civili, persista un primordiale desiderio di uccidere, a volte mascherato dalla caccia, che neppure la religione è riuscita a stemperare, nella convinzione di molti che gli animali siano inferiori all’uomo. Lo sono certamente, ma essendo parte del creato credo che quanti manifestano sentimenti religiosi dovrebbero avere il rispetto della natura, della fauna come della flora, tenendo presente che oggi è possibile in qualche modo salvaguardare la sicurezza degli uomini e la vita degli animali selvatici.
Naturalmente nella polemica c’è chi invita a non andare in Trentino in vacanza. Devo dire che anch’io sono stato tentato di pensarlo. Ma siccome sono fondamentalmente ottimista voglio immaginare che il buon senso prevalga e che a quel rozzo Presidente della Provincia sia fatto capire che deve trovare un’altra strada per mantenere la presenza degli orsi, preziosi per l’immagine turistica del Trentino, e garantire la sicurezza dei cittadini.